La luce, il bel tempo sollecitano a rimuovere dalla mente il virus, ma lui c’è e perciò è più ingannevole. Non è ancora tempo di festa

Il dottor Enrico Magni
Sono giornate all'insegna del sole che anticipano la primavera, invogliano uscire per strada e nelle piazze, camminare tra sentieri pianeggianti e di altura, bagnare gli scarponi nella neve fresca e in alcuni luoghi ancora vergine oppure svelata soltanto da qualche impronta di piccoli unghiati saltellanti; alcuni con il panino in mano si fermano in spiaggia a consumare la colazione e gustare la brezza del mare, altri camminano ai bordi del bagnasciuga, altri percorrono le rive del fiume, altri svolazzano.
C'è nell'aria un brivido di primavera che invoglia a sfidare il virus maledetto che si nasconde tra il pulviscolo e nella saliva dell'uno e dell'altro, tra un palmo di una mano, tra un bicchiere di un amico, tra le labbra degli amanti, tra il silenzio della distanza si dimenticano del virus accanto mostrando la loro onnipotenza evitando di riparare la loro saliva forse infettante e si sentono autorizzati a mostrarsi superiori.
Nel frattempo le autoambulanze suonano, nei reparti ospedalieri i macchinari biomedici disegnano sui monitor diagrammi, cilindri trasparenti gonfi di ossigeno avvolgono il volto affaticato e smarrito di una persona, parenti aspettano da lontano il segno della speranza; altri sono rinchiusi nelle loro case in attesa che la positività passi, contano le ore, i giorni misurandosi la febbre, l'ossigeno pregando che tutto resti sotto controllo: gli stomaci si stringono, i pensieri scappano dalla finestra. C'è chi prega, chi spera. Nelle case di riposo gli anziani sono reclusi, separati dal mondo e dagli affetti; i medici, gli infermieri e tutti i sanitari sono impegnati a combattere una partita impari.
Ma, c'è il sole. Le giornate sono luminose.
Domani bisognerà sottostare a nuove misure. Il Dpcm pronto per essere applicato è diventato un mantra che saltella sulle labbra di tutti, ognuno ne dà una sua interpretazione, è l'oggetto dominante del giorno. Sono passati mesi.
La dinamica è stata di chiusura apertura, semichiusura/semiapertura, questo modo di operare sta creando delle reazioni sociali ad ampio spettro. La reazione è quella di un meccanismo viscerale psicofisiologico di attacco/fuga (chiusura come attacco al virus, apertura come fuga dal virus), è un processo che causa stress e sollecita reazioni di aggressività agita o repressa: ci sarebbe molto da dire, da raccontare a livello psicologico.
Una cosa balza agli occhi nel vedere la gente così abbondante nelle strade, sui monti, c'è un desiderio di vita che travalica i divieti, le costrizioni, la luce, il bel tempo sollecitano il bios a manifestarsi, a mettere da parte l'oscurità, il brutto tempo e a rimuovere dalla mente il virus.
Ma il virus c'è, per questo è maggiormente ingannevole. C'è la tendenza a abbassare la guardia, dimenticando che la prima cosa da fare è di governare il proprio comportamento. Non è ancora tempo di festa. La festa si farà. Bisogna spostare in avanti questa voglia.
Per certi versi, i Dpcm al posto di essere proposti come delle protesi mentali di aiuto per prevenire il contagio (scopo), stanno diventando dei vasi di Pandora e questo non va bene.
In particolare, in questa fase, che s'intravede una soluzione con la vaccinazione di massa, è forse opportuno proporre soluzioni rigorose che tengano in considerazione anche altri fattori. E' necessario evitare di sollecitare comportamenti di rifiuto dell'esistenza del virus e di scivolare in una logica "proibizionistica".
Dr.Enrico Magni
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