Viaggio in Brianza/20: Cascina Ceregallo di Sirtori, dove si respira una storia antica

In questa tappa del nostro Viaggio in Brianza ci rechiamo a Sirtori, precisamente a Cascina Ceregallo. Questo complesso rurale si trova su un'area di alto interesse archeologico che viene confermato dai vari reperti di cui vi parleremo in questo articolo grazie all'aiuto dell'esperta di storia locale Mariateresa Spreafico.

LE ORIGINI DELLA CASCINA CEREGALLO
È molto complessa e dibattuta l'origine del nome di cascina Ceregallo, ma grazie ad una approfondita ricerca svolta da Alessia Galbusera nella sua tesi in Scienze dei Beni Culturali, abbiamo potuto conoscere le possibili ipotesi.
Il primo ad utilizzare questo nome fu Dante Olivieri nel suo Dizionario di Toponomastica Lombarda inserendolo tra altri toponimi Lombardi contenenti una radice simile, che furono in seguito confrontati con un altro gruppo di toponimi appartenenti alla valle dell'Arno; l'interpretazione fu ripresa dal ricercatore Silvio Pieri che aveva approfondito i suoi studi sui toponimi toscani. Fu proprio quest'ultimo che da Ceregallo estrasse il termine latino cerrus, traducibile con "Cerro", una specie di quercia molto diffusa sulla collina Sirtorese. È infatti cosa nota che al tempo della conquista romana della Lombardia la Pianura Padana settentrionale fosse interamente coperta da querceti.
Lo storico brianzolo Virginio Riva propose ulteriori tre interpretazioni dell'origine del nome Ceregallo. Fece riferimento al termine "cere" che significa "altura" dal latino; in questo caso lo studioso prese come riferimento per l'origine del nome di questa località, la morfologia elevata di Sirtori.

La seconda ipotesi portata avanti dal Riva si basa invece sulla deformazione linguistica, avvenuta nell'arco dei secoli, di agger gallicus, ovvero di fortificazione o terrapieno in territorio dei Galli; sono deboli però le motivazioni a sostegno di questa seconda tesi, poiché così facendo vi si leggerebbe la fondazione della località in questione su un precedente insediamento dei Galli, di cui però, non si ha traccia.
L'ultima ipotesi sostenuta dallo studioso Virginio Riva suppone che il nome Ceregallo potesse derivare dalla presenza in quel luogo di un tempio dedicato a Cerere, dea delle messi, eretto in un luogo che in passato si presume fosse assoggettato ai Galli. A sostegno di questa tesi lo so brianzolo rimandò alla lettura di un'epigrafe rinvenuta nella località di Beolco (frazione di Olgiate Molgora, a cinque chilometri da Ceregallo) nel Diciassettesimo secolo; questa pietra recherebbe una dedica proprio alla dea Cerere. La presenza di questa invocazione alla dea delle messi in un territorio a forte connotazione agricola non lascia perplessi, così come non sorprende l'idea che venissero praticati dei culti in suo onore. Tuttavia, il ritrovamento di una sola epigrafe non implica necessariamente l'esistenza di un tempio nelle sue vicinanze.

Le prime date certe riferite a questa cascina risalgono al 1757 quandotutto il complesso della cascina Ceregallo, comprendente anche la chiesa, venne acquistato da Nicola Nava che affittò gli appartamenti in cascina a più di trenta famiglie di contadini. La chiesa si presentava con pavimento in cotto e altare ligneo con pala di S. Andrea. Successivamente, nel 1788, le proprietà vennero ereditate dai figli tra cui Francesco Nava, cavaliere dell'Ordine di Malta. Purtroppo le notizie a riguardo di questa cascina sono scarse e gli anziani che avrebbero potuto tramandarci la storia di questo luogo sono purtroppo scomparsi. Sarà nostra cura informarvi tempestivamente di eventuali nuove scoperte relative a questa meravigliosa cascina.

ORATORIO DI SANT'ANDREA
Ci sono molte ipotesi sul luogo dove ora sorge la chiesina di Sant'Andrea alcune risalgono ancora prima del periodo romano. A sostegno dell'ultima tesi dello studioso Riva di cui abbiamo appena parlato, si riporta che nella zona di Ceregallo, Bornò e Aringò si sono ritrovati parecchi reperti archeologici, antecedenti all'epoca romana. Lo stesso portale che riporta l'iscrizione "LAVS DEO 1625" posto all'ingresso della chiesina, è probabile che sia stato frutto di un riutilizzo con ritocco di una lapide dell'antico tempio dedicato probabilmente alla dea pagana Cerere.
Le prime notizie certe le si possono trovare nel 1280 e nel 1567; nella "Storia della parrocchia di Sirtori" leggiamo gli scritti di padre Leonetto, inviato da San Carlo Borromeo, che annota con biasimo che la chiesina è cadente, aperta e abbandonata. Questo oratorio ha seguito nel tempo le vicende storiche di Sirtori, dai più gloriosi ai più tenebrosi.

Nel Liber Notitiae Sanctorum Mediolanum troviamo dei documenti dell'inizio del Quindicesimo secolo che parlano ampiamente di Ceregallo e della sua chiesa ben ristrutturata e curata; viene anche annotato che regolarmente si sarebbe celebrata la messa per i numerosi abitanti della cascina. L'edificio viene interamente ricostruito nel 1626 su disegno dell'arch. Alessandro Mazenta, per volontà di Luigi Marliani, allora proprietario della vicina cascina di Ceregallo. Successivamente la chiesina divenne di proprietà del sacro ordine di Malta che la donò alla parrocchia di Sirtori nel 2006 scorso.
All'interno della chiesina troviamo alcune lapidi che ricordano le virtù di alcuni componenti della famiglia Nava, i nobili proprietari del cascinale che vi hanno abitato dal 1700 fino agli inizi del secolo scorso. Durante i lavori di restauro svolti all'inizio del 2009, si è scoperto che nel piano sottostante la pavimentazione della chiesa era stata ricavata una cripta raggiungibile attraverso una scala in pietra accessibile dall'esterno della facciata ovest (poi murata, anche se non si sa quando). Nella tradizione orale degli abitanti si è sempre tramandato il sospetto che la chiesina nascondesse nel suo interno qualche segreto, ma era rimasto solo un dubbio che aveva alimentato nel tempo la fantasia di uomini e ragazzi. Si supponeva che vi potessero essere celate delle tombe ma, non essendoci alcuna botola visibile all'interno, si abbandonò questa ipotesi.

Il restauratore che ha rivenuto l'accesso al piano sottostante, discendendo le scale, ha fatto un grande scoperta: una cripta con un soffitto a volta alto circa due metri e il pavimento in cotto, asciutto e perfettamente conservato, come lo erano i resti dei defunti ritrovati nei tre sarcofagi. L'identità di questi antenati degli abitanti del Ceregallo si può riconoscere grazie alla traduzione delle lapidi che arredano le pareti della chiesetta. La prima si trova sul lato ovest dell'oratorio ed è la più curata delle lapidi, poiché si tratta di una lastra di marmo blu con un'incisione dorata che fa da cornice al testo scalfito nella pietra riportante queste parole: "Qui riposa in dolce pace Federico Nava figlio di Nicola, milanese di Patrizia nobiltà, canonico del tempo metropolitano per diritto di patronato elevato dall'ordine di Gerusalemme uomo di antica virtù ragguardevole per ingegno la dottrina della pietà e religione, il quale avendo esercitato santamente parecchie cariche ed uffici ecclesiastici con signorilità, modestia, serietà, saggezza e liberalità, superando ogni lode, di 83 anni il giorno 30 giugno dell'anno 1847 [...]".

Sul lato est della chiesina possiamo trovare un'altra lapide, molto più semplice della prima, sulla quale è riportato il necrologio dedicato a Francesco Nava morto la notte di Natale del 1807. La terza ed ultima lapide, si trova sul lato sud e nonostante l'umidità ne abbia compromesso l'integrità, è ancora possibile leggere chiaramente: "Qui è sepolta Maria Nava, figlia di Nicola, di patrizia nobiltà, moglie di Pietro Francesco Luranio; madre di memorabile esempio, la quale fu fautrice di virtù, benigna verso i poveri, prudenti, modesta, religiosa, benevola; che si portò con l'animo spezzato per un quinquennio la violenza di una terribile malattia; Si addormentò placidamente nel Signore il 13 ottobre dell'anno 1832 all'età di 49 anni [...]".

Ma non solo queste lapidi sono gli elementi di interesse dell'interno di questa chiesina. Di ammirevole fattura sono gli arredi, ovvero l'altare e le panche che sono state costruiti da due sirtoresi con il legno delle querce di Travecchia, una collina ad un paio di chilometri dalla cascina; si può riconoscere una grossa radice riutilizzata come sostegno per il piano dell'altare. Ulteriore e predominante elemento di pregio, è la grande tela raffigurante il martirio di Sant'Andrea posta dietro all'altare attribuita al pittore bergamasco Marcantonio Cesareo. È stata restaurata in concomitanza con i restauri avvenuti nel 2009 grazie al supporto economico della famiglia Beretta di Barzanò.
I lavori di restauro dell'oratorio dedicato a Sant'Andrea vennero però conclusi solo durante il 2013; infatti il ritrovamento della cripta ipogea aveva impedito il completarsi dei lavori. La loro ultimazione ha portato alla realizzazione di uno scannafosso perimetrale, ovvero un'intercapedine interrata (ricoperta oggi da un marciapiede di ciottoli) che permette di arieggiare le murature e d'impedire la risalita per capillarità dell'umidità.

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LA CAPPELLETTA DI SANT'ANDREA
Seguendo una mulattiera sul lato sinistro della cascina Ceregallo, si raggiungono dei rigogliosi campi coltivati che d'estate imbiondivano di spighe di grano; oggi in parte sono divenuti vigneti, in parte terreni coltivati ad orto. Ma qualcosa rimasto immutato tra i campi di cascina Ceregallo e cascina Bornò: la Cappelletta di Sant'Andrea. Posta ai limiti di un bosco di castagni e acacia, si incontra un'umile cappelletta dedicata allo stesso martire della chiesetta di Ceregallo.
Nei documenti si ha traccia di questa piccola cappella all'inizio del Sedicesimo secolo, quando si presume essere stata costruita per ricordare i numerosi morti dovuti alla peste di manzoniana memoria. Molti appestati venivano inviati a Sirtori perché il paese era conosciuto per l'aria salubre che faceva sperare nella guarigione. Per ospitare questi malati venne anche costruita una casa d'accoglienza (demolita nel 1943) nella quale, secondo la tradizione orale, erano gli stessi sirtoresi a prendersene cura provvedendo a portaviveri e acqua.

Per comprendere la scelta della posizione di questa piccola edicola ed il motivo per cui è stata costruita, è d'obbligo fare un breve accenno storico. Le colline di Sirtori al tempo dei romani erano spesso dei luoghi di solo passaggio attraversate dalle grandi direttrici che connettevano i centri cittadini più sviluppati, da Milano verso il Lario. Le località di Pozzo Freddo, Crippa e Ceregallo erano posti lungo la via Emilia che conduceva a Como e poi fino al confine con la Svizzera.
Secondo le informazioni tramandate oralmente dalla famiglia Fumagalli, nel 1833, il contadino Francesco Fumagalli, della cascina Borgonovo Inferiore, stava svolgendo delle operazioni di scavo, quando trovò una lunga tomba di epoca romana (I-II secolo dopo Cristo) costruita da lastroni di serizio e di beolo tagliati a scalpello. All'interno del sarcofago riposavano tre feretri, due adulti ed un bambino, oltre ai resti di quello che doveva essere un corredo funebre, composto da un cucchiaio e una forchetta di bronzo. Sui due lastroni che chiudevano il loculo di sepoltura vi erano poste delle incisioni in latino, che risulterebbero essere di epoca romana, che tradotta dice: "Quintio Messio la consacrò a Diana, agli altri dei e alle dee con pubblica spesa e curò personalmente la realizzazione dell'opera" Oggi queste due lastre in pietra si possono osservare sui lati della cappelletta, a copertura dei due muretti laterali. Probabilmente gli scheletri ritrovati appartengono a dei viaggiatori che, per qualche misterioso motivo, hanno perso la vita durante il loro viaggio e sono stati sepolti lungo la strada.

Questo luogo di sofferenza e di speranza, è sempre stato meta di grande devozione soprattutto da parte degli abitanti delle vicine cascine: "Oggi non è più come una volta che si andava a Sant'Andrea a chiedere aiuto e protezione per i bisogni spirituali e quotidiani della vita; ora ci si lascia condurre dal sentiero che ci porta lì ad ascoltare il silenzio: è bello vedere che c'è ancora chi ama questo luogo , lo difende dall'invasione dei rovi e vi semina fiori" ci ha confidato la nostra guida Mariateresa Spreafico.

TORRE DEL BELVEDERE
Ma Ceregallo non ha ancora finito di stupirci. La parte più spettacolare l'abbiamo lasciata alla fine. Com'è noto, da qui si domina la vista sulla vallata brianzola, fino a Lecco e le Prealpi, quale luogo migliore per godere di un meraviglioso panorama?
Circa duecento metri a sinistra dalla cappelletta di Sant'Andrea si possono trovare i resti della cosiddetta "Torre Belvedere". Costruita in luogo elevato sulla piana sottostante, si suppone che sia di epoca alto-medievale per la tecnica muraria utilizzata per edificarla. Il motivo per cui venne qui eretta è da ricercare nella necessità di controllare il territorio ai piedi della collina di Sirtori.

La torre sorge su un'area occupata da costruzioni preesistenti che si suppone facessero parte di un più esteso sistema di fortificazioni costruite dai Romani per contrastare l'opposizione dei Galli e degli Insubri del Terzo secolo avanti Cristo. In tempi più recenti, i contadini hanno testimoniato che su questa torre fu posizionato un cannone con una funzione molto particolare: le detonazioni dell'artiglieria avrebbero dovuto servire per evitare il pericolo dovuto alle forti grandinate.
Con questo breve viaggio abbiamo ritrovato alcuni tratti comuni della vita brianzola di un tempo. Un tuffo nel passato e in quella realtà contadina che ci pare così lontano da noi, ma che tutt'oggi viene sempre più apprezzata per il contatto con la natura che la contraddistingue. Per chi volesse visitare l'oratorio di Sant'Andrea, il 30 novembre di ogni anno viene aperta per celebrare la messa in onore del martire a cui è dedicata.

Vogliamo ancora ringraziare la signora Mariateresa Spreafico per averci guidato nella storia di questi piccoli tesori, ma un ringraziamento speciale è anche dovuto alla signora Bambina Colombo, custode della chiesina di Sant'Andrea, che ci ha gentilmente permesso di visitarla.
Come al solito, vi invitiamo a dare un'occhiata al nostro profilo Instagram dove potrete trovare altre informazioni e foto su questo meraviglioso convento: https://www.instagram.com/viaggioinbrianza/?hl=it

Rubrica a cura di Giovanni Pennati e Alessandro Vergani
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