Viaggio in Brianza/23: in località Carzaniga di Merate sorge Villa Greppi Ponti

In questa tappa del nostro Viaggio in Brianza torniamo a Merate per visitare Villa Ponti Bellini Greppi e l'antica località di Carzaniga. Non è stato facile reperire informazioni approfondite e puntuali sulla dimora, così come sulla frazione cittadina; servirebbe una ricerca più approfondita, consultando archivi che al momento siamo impossibilitati a ''spulciare''. Ci limitiamo dunque a riferirvi le informazioni che siamo riusciti a reperire attraverso le pagine dei libri e le colonne degli articoli, dopo naturalmente aver contattato l'attuale proprietà della villa.

LA FRAZIONE DI CARZANIGA
Il piccolo abitato di Carzaniga sorge lungo la statale e può vantare una storica tradizione artigianale, ben documentata negli archivi del Comune di Merate. Ciò che ha favorito lo sviluppo dell'artigianato in questa zona del comune lecchese sono state sia la presenza di ville e palazzi, ma anche la posizione stessa del borgo lungo una importante direttrice di transito. Infatti nella frazione meratese vi era una stazione di posta con locanda, dove le diligenze e i forestieri potevano trovare riparo per sé ed i propri cavalli.

Le botteghe aperte in questa zona erano di fabbri, falegnami, tappezzieri, vetrai, sarti ed altri artigiani, che si occupavano della realizzazione di tutto il necessario per le ville di delizia della zona del meratese. A testimonianza di questa fervente attività artigianale vi riportiamo un racconto tratto da "Uomini e fatti di casa nostra" scritto da Momolo Bonfanti nel 1951: "Era la rinomata epoca dell'artigianato della Brianza orientale, dove i falegnami, i fabbri, avevano raggiunto una grande perfezione nell'eseguire lavori di stile barocco ad imitazione di tutto quanto costituiva l'arredamento delle ville patrizie del meratese. La fama raggiunta in tale ramo dell'artigianato, a Merate dei fratelli Mario ed Labino Turati, da Gino Spada a Robbiate dalla famiglia Salvioni, ed a Cernusco dai Consonni per i lavori in legno, e dai fratelli Casalini di Carzaniga per quelli in ferro, varcò i confini della Brianza, ed eguagliò la fama che ai giorni nostri gode l'artigianato della zona di Cantù per l'arredamento della casa''.

L'IMPERATORE A CARZANIGA
La stazione di posta vide anche il passaggio di un'importante autorità come l'Imperatore Giuseppe d'Asburgo-Lorena II nel 1875. A testimonianza del suo passaggio si è ritrovato nell'Archivio Comunale di Merate il documento che segue: "La deputazione quindi propone che a festeggio del sospirato passaggio della S. M. I. R. A. (Sua Maestà Imperiale Reale Apostolica) debbasi in fatto prima disporre un dignitoso apparato nella stazione di Carzaniga, ove la S.M. col seguito avrà a cambiare i cavalli; si accordi una banda pel suono dell'inno nazionale; poi debbano distribuirsi due doti di lire 50 per cadauna a quelle fra le più povere figlie del comune che per prime incontreranno matrimonio dopo il fausto passaggio di Sua Maestà, infine che nella stazione stessa di Carzaniga si ponga una lapide con iscrizione allusiva a tanto avvenimento, e tramandi ai posteri i pubblici voti per esso. E che si interessi ufficiosamente la Nobile Famiglia Bellini ad accordare nel giorno del faustissimo passaggio l'uso del suo palazzo e di quanto potesse occorrere tanto nel caso di qualche evenibile bisogno della Sacra Sua Maestà e del suo seguito quanto per rendere più dignitosa (la presenza) delle Pubbliche Autorità e del Clero onde ossequiare l'Augusto Monarca".
L'Imperatore Giuseppe II sostò una notte in una delle ville della frazione di Carzaniga, precisamente quella che ora è chiamata Villa Bellini Ponti Greppi.

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CENNI DI STORIA DELLA VILLA
Sulla strada statale alla diramazione della via per Vizzago, si trova Villa Bellini Greppi Ponti affiancata dalle cascine di Carzaniga di proprietà, un tempo, della famiglia Ghezzi, cui subentrarono nel primo Seicento i Ghilio. Questi delinearono la loro dimora a quadrilatero intorno ad una corte chiusa da un lato dall'oratorio di San Francesco.
Alla fine del XVII secolo, tutta la proprietà fu rilevata dalla famiglia del Marchese Giovan Battista Bellini che grazie ad un'importante ristrutturazione, trasformò l'immobile in una villa in stile Barocco Lombardo com'è ancora oggi. Nel 1627 furono costruite due ali laterali al nucleo centrale, unitamente alla cappella intitolata a San Francesco. La villa ebbe così la tipica disposizione a ferro di cavallo a cui si accede tuttora dalla strada principale attraverso una bella cancellata in ferro battuto. Nel giardino retrostante all'edificio, opposto all'ingresso, si sviluppava un cannocchiale prospettico al fondo del quale vi era posta una statua raffigurante un satiro gigante, oggi ancora visibile nel giardino.

Da sottolineare in questo ambiente la maestosità di alcune piante che sono ad oggi tutelate dai beni ambientali poiché uniche nel loro genere e risalenti addirittura a prima della costruzione della dimora. Si racconta anche che nella ristrutturazione iniziale, nell'ala sinistra della casa ci fosse una stazione di posta con il cambio di cavalli e le scuderie per poter affrontare poi con maggiore velocità e sicurezza i percorsi impegnativi, per le salite sulle strade montane e perigliosi perché infestati da briganti.

Costruendo le due ali laterali emersero resti dell'antico cortile, oggi visibile in parte. Nel 1699 venne poi formato quello che ancora oggi è un giardino all'italiana con balaustre ornate da diverse statue, ninfee e una fontana dedicata a Nettuno, tutt'oggi visibile. Nello stesso periodo fu restaurato l'edificio centrale della dimora con l'aggiunta di un portico a sei luci rialzato, tipico dell'epoca. Tra i diversi interventi, è da sottolineare la ristrutturazione della cappella dedicata a San Francesco e poi all'Addolorata, decorata da Federico Ferrario nel 1765.

Nel 1875 la villa passò poi per eredità nelle mani del Conte Paolo Greppi, che impresse un carattere spiccato di barocchetto per opera dell'architetto Fausto Bagatti Valsecchi. Il corpo centrale venne dotato di una gronda, le finestrature furono invece adornate di mazzette scolpite, rendendole molto più simmetriche e adorne. Le testate della villa visibili dalla strada statale sono sormontate da finestre ovoidali e mistilinee. La ristrutturazione esterna fu seguita poi da una revisione degli spazi interni ancora oggi visibile: i saloni dei ricevimenti ornati di dipinti e sovrastati da soffitti a tempere su tela o a cassettoni di legno, con prospettive barocche e vedute di paesaggi. Importanti e prestigiosi sono i lampadari, tutti in cristallo di Murano di notevole bellezza. Al primo piano troviamo poi la biblioteca e la galleria sopra il portico che ospita antiche tele di re spagnoli. Tutti interventi questi che combinano armoniosamente elementi antichi con elementi di epoche più recenti. Ulteriori abbellimenti sono dovuti al senatore Emanuele Greppi, con l'apporto di opere e dipinti provenienti dalla Villa Belgioioso di Senago. Il parco invece venne definitivamente disegnato - così come è arrivato a noi oggi - dal Conte Rezzonico.

Laura Caspani, importante collaboratrice del Consorzio Brianteo Villa Greppi e studiosa della figura di Alessandro Greppi, ci ha raccontato che quest'ultimo vi si recava spesso a fare delle passeggiate e l'ha anche rappresentata in uno dei suoi schizzi con cui era solito rappresentare la vita di villeggiatura ottocentesca.
L'ultima erede della famiglia Greppi fu Beatrice Barbiano di Belgioioso D'Este. Alla sua dipartita i beni di famiglia, di cui probabilmente faceva parte anche Villa Bellini Greppi di Merate, passarono nelle mani di Fabio Ponti.

Questa breve puntata del nostro Viaggio in Brianza ci ha ricordato l'importanza della ricerca e della divulgazione della storia che ci circonda. Dietro ad ogni cancello, ad ogni portone vi è sempre un passato che è giusto ricordare, cercare e condividere.
Ringraziamo la Biblioteca Civica di Merate che ci ha aiutati a trovare le informazioni grazie al libro "Il medio corso dell'Adda: Sacralizzazioni strutture della memoria" edito da Cattaneo Editore per l'assessorato alla cultura della Provincia di Lecco.

Rubrica a cura di Giovanni Pennati e Alessandro Vergani
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