Viaggio in Brianza/26: alla scoperta di Villa del Bono a Cremella

Nella tappa di questa domenica, il nostro Viaggio in Brianza continua a Cremella dove sorge una dimora unica nello stile sul nostro amato territorio: Villa del Bono.
La mattinata che abbiamo trascorso qui è stata resa speciale dalla possibilità di confrontarci con il proprietario, il Conte Pietro del Bono, alla presenza del dottor Lorenzo Colombo, giovane storico dell'arte che ha svolto degli approfonditi studi sull'edificio residenziale cremellese.

LA VILLA: DAI SESSA AI DEL BONO
Lo in stile neorinascimentale si può riconosce a prima vista dalla presenza sulle pareti esterne del bugnato grezzo che ricopre le pareti esterne del piano terra, ma che si sviluppa in bugnato liscio al primo piano e diviene di solo intonaco nella parte più alta in cui un tempo trovavano posto le camere della servitù.
Si può riconoscere una loggetta in stile veneziano decorato con degli archi polilobati, posta sul lato destro della facciata principale, uno stile tipico del tardo gotico, al limite con il periodo rinascimentale che stona, ma non troppo, con il resto della casa in stile più fiorentino.
Rodolfo Sessa la costruì tra la fine dell'Ottocento e la prima decade del Novecento. La famiglia dei Sessa era divenuta importante con la propria attività di setificio dalla metà del Diciannovesimo secolo, acquistando tutta la collina su cui oggi sorge la chiesa di San Sisino, Martirio e Alessandro. Lo stesso convento in cui oggi è stata ricavata questa chiesa era in origine la villa di Francesco Sessa, fratello di Rodolfo; sull'altra riva della collina, simmetricamente a villa Del Bono rispetto a via Luigi Cadorna, si può trovare l'originaria casa di famiglia, divenuta di proprietà del terzo fratello dei Sessa, Giuseppe, dopo la morte del padre comune.

Il motivo per cui Rodolfo costruì questa villa è per distaccarsi dal resto della famiglia; infatti, dopo essersi sposato con Anna Fumagalli era rimasto a vivere nella casa paterna sino a quando decise di costruire una villa dove vivere con lei, pur sempre non andandosene da Cremella.
Per l'edificazione della struttura fu necessario sbancare la collina su cui oggi trova posto da cui si può godere di una meravigliosa vista sulla vicina vallata ma, nelle giornate più limpide, anche delle vette del Cervino e del Monte Rosa. Rodolfo acquistò anche i terreni circostanti con l'opzione di inedificabilità, creando una zona di rispetto che dividesse la propria villa dal futuro sviluppo urbanistico che probabilmente si aspettava.
Il pensiero con cui fu costruita questa villa era diretto in due direzioni opposte: all'indietro, verso il rinascimento fiorentino, per quanto riguarda il gusto architettonico, ma molto in avanti per quanto riguarda la tecnologia presente nell'edificio: questo era l'unico edificio con l'impianto elettrico di tutta la zona perché i Sessa avevano trovato il modo per connettere la villa di Rodolfo con la rete elettrica di Merate, a circa tredici chilometri di distanza. Ma l'avanguardia tecnica si può osservare nella presenza di un riscaldamento centralizzato, oppure in alcune manopole poste a fianco di ogni finestra della casa: con queste è possibile aprire e chiude le imposte dall'interno, senza che sia necessario aprire la finestra.

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È comunque da sottolineare che questa, come tante altre analoghe strutture, erano dimore che venivano vissute nel periodo di villeggiatura, ovvero tra maggio ed ottobre, mentre il resto dell'anno la famiglia Sessa lo trascorreva nel palazzo milanese in piazza Cavour.
Nel 1912 Rodolfo muore in villa, ma la moglie continua a vivere la villeggiatura a Cremella sino alla sua dipartita nel 1932. La villa passa in eredità alle nipoti femmine di Rodolfo sino all'attuale proprietario.
Il titolo di conti viene riconosciuto alla famiglia cremellese nel 1720, ma in realtà l'appartenenza alla nobiltà cittadina risale al 1300.
"Lo stemma di famiglia conferma questo fatto: con il trascorrere dei secoli l'araldica divenne molto complessa e ricca per potersi distinguere da tutti gli altri. Sul nostro si può riconoscere una montagna al cui culmine si trova la luna. Con questi due simboli di vuole indicare il desiderio di puntare alla luna, ovvero alla perfezione" ci ha spiegato Pietro del Bono.

Quando la villa passò di proprietà all'attuale dinastia vi erano già degli elementi tecnologici che in case di fine ottocento non erano inlcusi come il già citato riscaldamento centralizzato, ma anche due bagli; inoltre vi era già il riscaldamento centralizzato anche se questa villa venne vissuta ancora come villa di villeggiatura, quindi solo nei mesi più caldi dell'anno.
Durante gli anni della guerra la villa divenne un luogo sicuro per tutta la famiglia, permettendo anche di nascondere il padre di Pietro del Bono dalla leva militare nella Decima Mas a cui era destinato: "Si rifiutò perché non gli piaceva, quindi si nascose qui e si accorse che il fatto che tutta la casa fosse affrescata la rendeva davvero pesante, quindi decise di imbiancarla. Oggi si possono ancora trovare alcuni affreschi vicino alle finestre, ma l'unica camera rimasta completamente affrescata è quella che poi divenne sua e di mia madre quando si sposarono" ci ha raccontato Pietro del Bono.

GLI SPAZI DELLA VILLA
L'ingresso è molto importante, addirittura imponente. Gli elementi neorinascimentali sono ovunque: dal soffitto a cassettoni, alle porte di legno, sino ai sovrapporte in marmo: "Nella casa sono sparse tante iscrizioni, alcune serie altre delle vere e proprie prese per i fondelli: ‘non vanitate sed studio', ovvero ‘Non per vanità ma per passione' sopra la porta della biblioteca; di fronte ad essa ‘frons prima decipit multos', ‘la prima porta ingannò molti', perché si pensa che ci sia il salotto, invece cela il bagno".

BIBLIOTECA
I mobili che si possono trovare in villa sono in parte originali, in parte provenienti dalle altre residenze di famiglia, ma i lampadari sono originali,i elettrici e oggi ancora funzionanti. Questa biblioteca chiusa è una caratteristica rinascimentale, con le porte che riprendono le ante degli scaffali, creando nella sala con le porte chiuse, una grande uniformità di stile. Nella biblioteca si può trovare un camino finto su cui è posto lo stemma della famiglia.

SALOTTINO ROSSO
Questa piccola camera ospita il soffitto a cassettoni più bello di tutta la casa. Originariamente era tappezzata di rosso, ma oggi di questa decorazione rimane solo una fascia più alto. Sul resto delle pareti il rivestimento si era logorato, quindi il proprietario ha deciso di sostituirla con una nuova che ne riprende il disegno originale con vasi di rose.

SALA MUSICA
Il nome di questa sala non deriva dal fatto che si suonasse della musica qui, ma dalle decorazioni sul soffitto: due angeli che cantano ed un pentagramma. Questa sala ospita busto che assomiglia al bisnonno di Pietro, ammiraglio che rivestì il ruolo di ministro della marina alla fine della Prima Guerra mondiale: venne acquistato dal padre di Pietro proprio perché assomigliava al bisnonno.

SALA DELLE COLONNE
Il salone principale della villa arredato finemente e con un grande camino finto sopra al quale si può riconoscerelo stemma dei Sessa scolpito nella pietra serena. Rodolfo era erede di una famiglia di setaioli che vollero riportare nel loro emblema gli elementi del filo e del fuso, ma è uno stemma inventato dato che non avevano alcuna nobile origine. La stessa invenzione venne fatta anche per la moglie di Rodolfo, Anna Fumagalli, il cui araldo si può trovare sopra la porta del refettorio: uno stemma con un castello sopra cui è posto un gallo che canta.

SALA DA PRANZO O DEGLI ANTENATI
Questa sala è posta a fianco delle cucine, ma viene anche chiamata degli antenati perché si hanno vari ritratti di probabili antenati.
Sulla decorazione in legno posta su tutte le pareti della sala, si ha una decorazione che riporta un'ode al cibo in latino scritta da Orazio. Questo scritto è stato analizzato da uno degli avi dell'attuale proprietario, il quale ha posto una bruciante critica a colui che decise di redarla in quel modo: "Questa iscrizione non è troppo felice, né chiara. Il latino non è ottimo giacché è tolto dalla seconda satira di Orazio Flacco, ma a pezzettini presi un po' qua un po' là [...] Talché nell'iscrizione perdono in parte il significato che hanno nella satira. Latino assai difficile".

Nella sala da pranzo, aguzzando la vista si può trovare una porta nascosta che conduce alla scala di servizio. che permette di raggiungere tutti i piani della villa e che, al piano rialzato a cui ci troviamo, permette di giungere alla cucina. La cucina è stata realizzata negli anni Sessanta dal padre di Pietro del Bono dato che quelle originali trovavano posto nel piano seminterrato: "Ai tempi dei Sessa, in quella che oggi è la cucina giungevano solo i piatti con un montacarichi e, attraverso un passapiatti, le pietanze raggiungevano la sala da pranzo ed i commensali grazie all'opera di eleganti camerieri in livrea" ci ha spiegato il proprietario. Ovviamente tutto questo nel dopoguerra non era più necessario, qui di venne realizzato questa cucina con un soppalco su cui si trovavano delle camere di servizio.
"Da sottolineare è il fatto che gli arredi che si hanno in questa cucina anni Sessanta e nei bagni degli anni Trenta, sono di pregevole fattura, cosa che si può riconoscere dalle piastrelle di ceramica Bisazza, oppure le lampade nei bagni di Venini: quindi gli ammodernamenti che si sono fatti hanno comunque uno stile comunque ricercato, come è sempre stato per la storia di questa villa" ha voluto precisare il dottor Colombo.

SCALONE
Lo scalone è il fulcro della casa che vuole richiamare lo stile rinascimentale fiorentino, motivo per cui questa dimora è soprannominata "La Fiorentina".
"Da fuori la villa richiama palazzo Strozzi, un grande esempio di architettura rinascimentale fiorentina; mentre lo scalone vuole si ispira chiaramente allo scalone del Bargello: questo di evince dai tanti stemmi murati sulle pareti e dalla fontana che si trova alla base delle scale, elemento immancabile nei cortili fiorentini del rinascimento. Sulle pareti dello scalone di hanno elementi veri e finti, che vanno dagli stemmi di varie famiglie, ad elementi portati per richiamare infelicemente gli stilemi fiorentini, ma incastonando un leone di San Marco oppure un sovrapporta della biblioteca di Sant'Agostino di Bergamo" ha puntualizzato il dottor Colombo.
Giungendo al primo piano si trova una finta balaustra che riprende lo stile del rinascimentale. Poco sopra, poggiata sui merli, si poggiava un tempo la vetrata che oggi si trova due piani più in alto su cui si riconosce lo stemma dei Sessa che si alterna ai Gigli di Firenze. Il motivo per cui venne spostata ce lo spiega il conte stesso: "Negli anni '60 mio padre volle ricavare varie camere da letto con bagno in cui dormivano i figli e gli ospiti e lui voleva in un certo senso poterli controllare dal piano nobile, per evitare scorribande notturne".

CAMERA PADRONALE
Si può comprendere che si tratta della camera padronale sia dalle dimensione del letto, sia dell'affresco posto dietro di esso.
Letto in stile rinascimentale sulla cui testiera si riprende uno dei due soggetti dell'affresco lombardo strappato di fine Quattrocento appeso sopra di esso: l'annunciazione; tra l'arcangelo Gabriele e la Madonna, posti agli estremi della rappresentazione, si trova una Maestà. La presenza ripetuta della figura dell'annunciazione vuole probabilmente sottolinea la ricerca di una progenie da parte di Rodolfo e Anna che ebbero una unica figlia che morì prima dei genitori nel 1902. Questo segnò molto la coppia.
La tecnologia ritorna in questa camera nel letto matrimoniale che permette di dividere in due singoli il grande letto, per rendere più semplice rifarlo alle cameriere.

BAGNO PADRONALE
In stile anni 30 ha un meraviglioso arredo in marmo con una vasca da bagno. Tutto è ancora funzionante, ma il materiale non è un buon conduttore di calore, quindi per farsi un bagno rilassante è necessario porre un asciugamano sul fondo per non poggiarsi si una superficie fredda.

IL GIARDINO
Il giardino si estende su sessanta mila metri quadrati in cui vige la più grande quiete. Sono ospitati svariati esemplari secolari che contrappongono la loro grande storia alla più recente piscina costruita negli anni Sessanta dall'architetto Antonio Clerici. Un trucco che venne utilizzato dai Sessa fu quello di piantumare svariati alberi sui confini della proprietà, facendo quindi confondere il giardino con il resto della vegetazione intorno, dando l'impressione che fosse più grande.
Dal giardino si possono osservare anche un'iscrizione sul lato ovest: "FAMILIAE AMICISQUE DICATA ET LUDIS IVCVNDIS". In questo modo la villa viene dedicata alla famiglia agli amici e agli svaghi:, riconoscendo nella Brianza il luogo dell'otium e Milano è il luogo del negotium.
Sul lato opposto si può invece leggere una iscrizione con cui si dichiara la fonazione della villa: "RODOLPHVS SESSA UXORE ANNA AVSPICANTE CAECILI ARPESANI MEDIOL- ARCHITECTI ORDINE CONDIDIT A.D. MDCCCXC", ovvero "Rodolfo Sessa e la moglie Anna, con Cecilio Artesiani architetto di Milano, fondò nel 1890.
Questo avvenne con una grande cerimonia per sottolineare l'importanza della realizzazione di una casa in stile rinascimentale in Brianza: "I Sessa erano una famiglia divenuta benestante da relativamente poco tempo, grazie alle opere imprenditrici del padre, ma per consacrarsi al proprio nuovo status sociale realizzarono la villa nello stile che si stava affermando dopo l'unità d'Italia" ha spiegato il dottor Colombo.

"Le dimore storiche sono vive, cambiano con il trascorrere del tempo. Quindi come si fecero e rifecero i bagni, come si realizzò la cucina negli anni Sessanta, tale è in tutte le case dell'epoca. Fissarle in un momento significa ucciderle: mantenerle immobili non avrebbe senso....le renderebbe difficili da vivere" ha detto Pietro del Bono, presidente della sezione lombarda dell'Associazione Dimore Storiche Italiane.
Un'esperienza a tutto campo in quello che si può considerare un grandioso esempio di architettura rinascimentale fiorentina sul nostro territorio, unico nel suo genere. Un grande ringraziamento lo rivolgiamo a Pietro del Bono per la grande disponibilità e anche al dottor Lorenzo Colombo che ci ha fatto apprezzare la bellezza di ogni singolo dettaglio riconoscibile in questa dimora.

Rubrica a cura di Giovanni Pennati e Alessandro Vergani
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