Cremella, presunta estorsione di denaro a una donna: una condanna e un'assoluzione

La pubblica accusa, rappresentata all'udienza dello scorso settembre dal sostituto procuratore Chiara Di Francesco, aveva chiesto la condanna dell'uomo in riferimento ad uno solo dei due capi d'imputazione, riqualificando nel reato di "esercizio arbitrario delle proprio ragioni" la tentata estorsione originariamente in contestazione. Un anno e due mesi di reclusione, il "conto" presentato dunque dalla pubblica accusa.

Una conclusione che - nel complesso - si discosta di poco dalla pena effettivamente irrogata quest'oggi in capo a A.A., classe 1977, salernitano con casa a Costa Masnaga, pur essendo attualmente domiciliato in provincia di Lecce. Il collegio giudicante del tribunale di Lecco - presidente Nora Lisa Passoni, a latere i colleghi Giulia Barazzetta e Gianluca Piantadosi - ha condannato l'imputato a un anno, un mese e 10 giorni di reclusione, oltre al pagamento di una multa, in relazione però ad entrambi gli episodi di tentata estorsione a lui ascritti. Concesse la sospensione condizionale della pena e la non menzione al casellario. Assolto invece "perché il fatto non sussiste" F.M. - soggetto già noto alle cronache avendo rimediato nel 2020 una condanna a oltre sei anni di carcere, in abbreviato, per una rapina ad una casa slot del territorio - tacciato di aver fatto da spalla a A.A. quando in un'occasione si sarebbe presentato a casa della persona offesa pretendendo del denaro.
Al centro del processo, infatti i rapporti "dare-avere" tra il salernitano e una donna residente a Cremella, di cui lo stesso, nel 2017, si era invaghito, trasferendosi da lei salvo poi scoprire che la stessa esercitava "il mestiere più vecchio al mondo".
A detta dell'imputato - sentito all'ultima udienza - la signora lo avrebbe "usato", spillandogli circa 10-11.000 euro. A detta di lei, invece, lui le avrebbe donato soltanto 1.000 euro salvo poi però esercitare nei suoi confronti pressioni e minacce per avere indietro una cifra superiore.
Nel rassegnare le proprie conclusioni, la PM epurando la narrazione dagli aspetti "coloriti" emersi durante l'istruttoria, aveva ritenuto che il prestito fosse reale, tacciando A.A. di aver trasceso nelle modalità adottate per ottenere la restituzione dello stesso. L'avvocato Elena Ammannato, anche attraverso una memoria difensiva, aveva insistito per l'assoluzione di entrambi i suoi assistiti, concessa quest'oggi solo a F.M.; condannato invece il masnaghese.
A.M.
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