Viaggio in Brianza/40: la storia dell'antico borgo di Campsirago, fra cultura e teatro

In questa nuova tappa del nostro Viaggio in Brianza vi portiamo alla scoperta di una delle frazioni più suggestive del nostro territorio per scoprirne l’evoluzione e la sua grandiosa trasformazione. Stiamo parlando di Campsirago di Colle Brianza.

CAMPSIRAGO ED IL SAN GENESIO: CUSTODI DELLA STORIA
Nel suggestivo paesaggio del Monte di Brianza si vive una pace d’altri tempi. Il culto delle acque, nato nell’età del ferro, prosegue fino ad oggi con il particolare ruolo che ancora adesso viene attribuito all’acqua sorgiva della Madonna del Sasso, fonte di molteplici miracoli. Il sentiero delle sorgenti, poco a valle, e la sorgente del Molgora, presso Campsirago, rendono evidente lo splendido connubio tra natura e storia che rendono unico questo paesaggio.
Ai tempi dei romani, il monte era dedicato a Giano, il dio degli inizi materiali e immateriali, la divinità dei passaggi e dell'inizio di una nuova impresa, il dio bifronte capace di guardare sia al passato che al futuro: un doppio sguardo capace di leggere la memoria storica ed il futuro di questa piccola frazione del Comune di Colle Brianza. Nei secoli cambiano le divinità e dove sorgeva con molta probabilità il tempio consacrato a Giano, venne eretto nell’alto medioevo un monastero dedicato a san Genesio, attore romano divenuto con il cristianesimo protettore degli artisti e teatranti da cui oggi il monte prende il nome.



IL BORGO DI CAMPSIRAGO
Campsirago è un antico borgo a seicentosettanta metri di altezza che rappresenta un raro esempio di edilizia rurale la cui fondazione risale al Medioevo. Questo borgo è immerso nella natura incontaminata dei boschi di castagni, gelsi e robinie e all'incrocio di percorsi antichissimi fra Mondonico e San Genesio e fra Cagliano e Aizzurro. Campsirago conserva ancora oggi tracce ed elementi architettonici di quella comunità agricola che lo ha abitato. In particolare, sono ancora conservati l’antico lavatoio nella piazza dove la comunità si radunava per eleggere tre reggenti, il forno comunitario per la panificazione, la ghiacciaia (anticamente detta la Scerizza) e il pozzo che ancora oggi accoglie l’acqua limpida della sorgente della falda di Campsirago, un portale a sesto acuto in stile gotico, un portale del Sedicesimo secolo in serizzo ghiandone un portale con arco a tutto sesto. Il borgo conserva anche un piccolo affresco della Madonna di Lourdes del 1908 sopra una casa datata 1754, oltre a una Sacra Famiglia ottocentesca.



Gli edifici che caratterizzano il borgo sono appartenenti a due differenti epoche costruttive: un primo nucleo situato oltre la chiesa di San Bernardo, ad est, è stato ricondotto al periodo tra il Decimo ed il Dodicesimo secolo, mentre i corpi di fabbrica ad occidente sono invece riconducibili ad un periodo tardomedievale, tra il Quattordicesimo e Quindicesimo secolo.
Numerosi documenti d’archivio contengono riferimenti a Campsirago, a partire dal Quindicesimo secolo, riconducendo il borgo sotto la Pieve di Missaglia, facente parte del Ducato di Milano. Tra questi, il più antico finora reperito e datato 1329 cita Campsirago per il versamento della decima alla chiesa di Brianza. Un secondo documento del 1411 nomina Campsirago in merito alla conferma delle immunità ed esenzioni ai ghibellini “Montis Briantie partium nostrarum Martexane superioris”; si tratta dell’università, ossia aggregazione, delle comunità del Monte di Brianza che venne istituita nel 1435 allo scopo di individuare, e dunque pagare, un procuratore esperto che ne tutelasse gli interessi di fronte al fisco. Tali comunità, infatti, erano state premiate fin dal 1373 con la concessione di privilegi da parte di Barnabò Visconti, in lotta con le popolazioni guelfe al di là dell’Adda e dunque bisognoso di appoggi sicuri sulla sponda occidentale. Di queste battaglie che hanno fatto guadagnare alla Brianza questo privilegio ne abbiamo parlato in diverse altre tappe del nostro Viaggio, una su tutte quella di Brivio ed il suo castello, oppure quella legata alla Vescogna di Calco.



Nel Diciassettesimo secolo gli organi e gli aspetti della vita amministrativa e della comunità, che aveva allora poco meno di una cinquantina di abitanti, venivano regolati da tre reggenti eletti dalla comunità radunata a suono di campana in pubblica piazza: un cancelliere, un esattore e una persona a cui era demandata l’amministrazione e la conservazione delle pubbliche scritture e la vigilanza sulla giustizia. Una regolamentazione primitiva per quanto funzionale.
Con la riforma del governo dello stato di Milano del dicembre 1755, Campsirago venne aggregato, insieme a Giovenzana, al Comune di Cagliano. In epoca napoleonica il comune di Cagliano, e quindi Campsirago, venne compreso sotto il Dipartimento della Montagna, prima nel Distretto Quinto dei laghi che aveva come capoluogo Oggiono; di seguito venne riassegnato al Distretto Secondo dell’Adda con capoluogo Brivio; all’alba del Diciannovesimo secolo, venne sottoposto al Distretto Quarto di Lecco nel Dipartimento del Lario. Nel 1853, a seguito di un decreto di riorganizzazione della vecchia struttura territoriale di Lombardia, Campsirago venne accorpato al nuovo Distretto di Oggiono, nella provincia di Como. L’ultimo accorpamento di Campsirago avvenne nel 1928, anno in cui divenne frazione del Comune di Colle Brianza.



L'abitato, che contava centocinquanta persone nei primi anni del secondo Dopo guerra, cadde in abbandono negli anni Cinquanta per lo sviluppo dell’industria che chiamò al lavoro la gran parte dei contadini abitanti sul Monte di Brianza. Campsirago venne definitivamente abbandonato dall’ultima famiglia nel 1962, rimanendo però un luogo persistente nella memoria dei paesi vicini.
Intorno agli anni Settanta Campsirago subì l’occupazione da parte di giovani legati a movimenti di controcultura del periodo, i cosiddetti “figli dei fiori”. Agli inizi degli anni Ottanta il borgo era in parte devastato: terreni pieni ridotti a discariche, case crollate o pericolanti, infissi delle abitazioni scardinati e distrutti. Nel 1981 la Cooperativa Nuova Agricoltura si stabilì in due case abbandonate e le recuperò trasformandole in aree coltivabili, inoltre ripulì i boschi circostanti. Questo è il periodo in cui quattro famiglie si stabilirono nel borgo vivendo di agricoltura e pascolo, vincendo anche cause in tribunale e ottenendo il diritto a coltivare i terreni lasciati abbandonati da ricchi possidenti del territorio, ovvero la famiglia Fumagalli che negli anni successivi decise di cedere i terreni al Municipio di Colle Brianza.
Nel 1998 la Regione Lombardia stanziò quattro milioni di lire al Comune di Colle Brianza per l’acquisto e la ristrutturazione di due stabili ad uso edilizia popolare. Per la costruzione di box sotterranei vennero effettuati scavi sulle fonti del torrente Molgora che provocarono una frana rompendo l’equilibrio idrogeologico della collina.
Si trattò di un periodo vivace per il borgo, in cui la Cooperativa Nuova Agricoltura venne affiancata dall’Associazione Sulky e da Legambiente oltre che da altre organizzazioni del territorio che diedero vita al Comitato Campsirago al fine di bloccare un progetto di speculazione edilizia in corso, promosso dalla già citata famiglia Fumagalli. Proprio la cooperativa Nuova Agricoltura, in cui aveva un grande ruolo Luciano Larosa, impedì che il paese venisse distrutto dalla speculazione e che il bosco si mangiasse i resti degli orti e dei pascolo attirando l'interesse delle istituzioni. Negli anni Novanta del secolo scorso il borgo fu anche il centro dell'esperienza teatrale "Campsirago Teatro" che qui diede vita al festival “Il Giardino delle Esperidi”, quest’anno giunto alla diciottesima edizione sotto la direzione di “Campsirao Residenza”, centro di ricerca e di produzione delle arti performative nel paesaggio che ha ereditato le precedenti esperienze teatrali di questa frazione.



PALAZZO GAMBASSI
In merito alle vicende storiche di Palazzo Gambassi, di origine medievale e quattrocentesca, non si hanno informazioni, se non per le attività recenti. Il palazzo, anticamente detto Casa del forno, è costruito da tre lati di fabbrica intorno al cortile chiuso verso strada da un muraglione in cui si apre un possente portale trilitico; i lati est e nord hanno porticati retti da colonne di legno e pilastri settecenteschi, con le sovrastanti logge lignee. Il corpo di nordovest si vede riconfigurato in una espressione nobile del Settecento. Nel XIX secolo il palazzo apparteneva ai conti Corno. Alcuni elementi caratterizzano l’edificio, tra cui l’arco a sesto acuto, di origine medievale, il forno presente nell’ala ovest ed il pozzo nell’ala est.
Fatto curioso è che nel 1873 il palazzo ospitò la regina Margherita, ospite dei conti, in occasione di una visita al vicino eremo di San Genesio, dove si era recata per compiere esercizi spirituali: “Una delle prime memorande ascensioni della Principessa Margherita fu quella compiuta, nel settembre 1873, al monte San Genesio, luogo di pellegrinaggio molto frequentato, specialmente nell’estate.” (La prima regina d'Italia: nella vita privata, nella vita del paese, nelle lettere e nelle arti, Onorato Roux, C. Aliprandi)
In seguito il palazzo passò in mano a tanti piccoli proprietari fino agli anni ’50, quando la famiglia Gambassi lo acquistò al gruppo di possessori, per cederlo poi al Comune di Colle Brianza negli anni Settanta.



RESTAURO DI PALAZZO GAMBASSI
L’ala occidentale di Palazzo Gambassi è stata restaurata all’inizio del nuovo millennio, predisponendo la realizzazione di diverse sale dove oggi trovano posto delle camerate in cui parte degli artisti italiani ed europei del Festival del Giardino delle Esperidi vengono ospitati. Al piano terra si hanno degli spazi condivisi utilizzati da Campsirago Residenza per l’organizzazione degli spettacoli e delle altre iniziative con cui questa frazione si popola durante l’anno. Questo è stato un intervento di restauro molto pesante che ha lasciato poco delle caratteristiche architettoniche originali.
Un restauro conservativo a regola d’arte è stato realizzato sul corpo orientale del palazzo i cui lavori si sono conclusi qualche tempo fa. Abbiamo avuto la possibilità di parlarne con l’architetto che si è occupata dei lavori: Marta Bertani. L’obbiettivo di questo progetto è stata la riqualificazione di uno spazio già esistente conservandone la storia e gli elementi che caratterizzano questa struttura del Quindicesimo secolo.



Al piano terra di questa porzione di palazzo trovavano posto le stalle e l’antico pozzo ancora fornito di acqua grazie alla fonte sotterranea. In questi spazi è stata ricavata una cucina ed una ampia sala da pranzo dove poter ospitare tutti coloro che frequentano le iniziative di ScarlattineTeatro. Sempre al piano terra è stato ricavato uno spazio in cui troverà posto un laboratorio di scenografia dove si potrà sperimentare la creazione degli elementi con cui ricreare le ambientazioni sul palcoscenico.
Salendo al primo piano troviamo quello che una volta era il fienile, destinazione che si può ben riconoscere parlando dell’ampia sala prove che si è ricavata in questo spazio: si tratta di un’area molto luminosa grazie ad un’ampia vetratura che ha chiuso il taglio, caratteristica peculiare dei fienili tramite cui si riponeva e si recuperava il fieno. In questa sala si può vedere che, per quanto rinforzata, è stata mantenuta la travatura originale del soffitto e le tegole originali. ''Dove abbiamo dovuto aggiungere elementi, lo abbiamo fatto seguendo un concetto di linearità che non contrasti eccessivamente con l'ambiente, favorendo il minimalismo e la funzionalità. Ad esempio l'inserimento dei serramenti è stato effettuato scegliendo un design semplice, con un colore che si coniugasse bene con quello della pietra delle pareti'' ci ha detto l’architetto Bertani.
Negli elementi interni, come la pavimentazione e le pareti, sono stati realizzati degli interventi di tipo conservativo mantenendo le piastrelle originali e sostituendo le pietre a vista non con quelle anticate, ma con pietre che effettivamente risalgano al periodo di costruzione del palazzo, questo a vantaggio dell’integrità della storia dell’edificio.

LA CHIESA DI SAN BERNARDO
In fondo al Vicolo dei Gelsi, a fianco di un antico lavatoio, si trova la Chiesina di San Bernardo. La costruzione del primo oratorio iniziò nel 1606 ad opera di Bernardo Bonfanti, forse sopra una precedente cappella; nel dicembre di quell’anno egli stesso chiese che fosse benedetto per potervi celebrare messa. Il 23 dicembre venne affidato l’incarico del sopralluogo al Vicario foraneo Antonino Albergato che ne diede relazione favorevole il 14 agosto del 1606, descrivendo lo stato dei lavori della chiesa e la presenza delle suppellettili necessarie.
L'edificio religioso venne costruito in due tempi: il presbiterio a crociera ribassata e la prima campata a inizio Seicento, mentre la campata anteriore nel pieno Settecento; la soffiatura a lacunari è più recente, come alcuni resti di decorazioni; nel presbiterio invece vi sono resti di stucchi e in una nicchia frammenti di un San Fermo cui era dedicata la pala dell'altare insieme con i santi Francesco e Bernardo in venerazione della Vergine.
Nel 1874 la chiesa fu restaurata e ampliata su progetto dell’ingegnere Francesco Girardi. Le pareti interne, originariamente affrescate, versano oggi in pessimo stato di degrado e conservano poche tracce dell’antica decorazione.



CAMPSIRAGO ED IL TEATRO
Riguardo alla Cooperativa Nuova Agricoltura abbiamo raccolto la testimonianza di alcuni dei suoi rappresentanti e di quelli di Teatro alla Ribalta nella persona di Antonio Viganò che, insieme, hanno dato origine alla realtà di Campsirago Teatro negli anni Novanta del secolo scorso. Qualche tempo dopo la nascita di questo connubio, un rappresentante dell’associazione teatrale ha rilasciato questa dichiarazione all’interno di un lungometraggio sul teatro di Paolo Vari e Antonio Bocola intitolato ''Potrei credere solo in un dio che sapesse danzare''.
''Teatro alla Ribalta si occupa dell’organizzazione artistica del teatro a Campsirago mentre la Cooperativa Nuova Agricoltura si è insediata nella frazione per coltivare questo luogo e fare in modo che questo borgo storico conservi la sua vera vocazione, ovvero quella agricola. Il teatro si incontra qui perché l’associazione Teatro alla Ribalta ha trovato un luogo non dove fare un festival, ma dove incontrare delle persone, non delle folle; qui abbiamo la possibilità di chiamare degli artisti che abbiano delle affinità poetiche con il resto dell’associazione e che apprezzino la bellezza di questo luogo. Campsirago chiede a noi tantissimo, perché lo sforzo organizzativo è molto data la mancanza della corrente elettrica, ma chiede molto anche alle tante e importanti compagnie teatrali dato che devono lavorare in un luogo insolito per quanto in buone condizioni tecniche. Anche al pubblico viene chiesto molto: si può avere uno spettatore che esce esattamente come è entrato, quindi ha delle conferme culturali, oppure uno spettatore che invece andando a vedere degli spettacoli mette in crisi la sua visione del mondo ed il suo sguardo sulle cose. Questo succede quando vi è uno scambio tra lo spettatore e l’artista. Una frase importante per la nostra associazione è una citazione di Bertolt Brecht: Amo gli spettatori attenti che nel buio della sala rimangono con la mente accesa, che quindi permetta uno scambio tra il palco e la platea, rendendo il teatro vivo e questo vuole essere Campsirago''.
Dopo l’ultima edizione nel 2001 di Campsirago Teatro, nel 2005 Campsirago Residenza raccolse questa importante eredità, decidendo di rimettere il borgo al centro di un nuovo festival teatrale, le Esperidi.



Scarlattine Teatro nacque nel 1998, dopo un periodo di formazione a Pontedera Teatro dall’incontro di Anna Fascendini e Giulietta Debernardi. Nel 2000 Scarlattine Teatro si ritrova a lavorare in Kossovo, devastato dalla guerra appena conclusa. È qui che si definiscono le prime scelte del gruppo, le prime sfide, le conquiste e le sconfitte. Dal 2004 Scarlattine Teatro trova casa a Campsirago, una casa di cui apre le porte ad altre compagnie dando vita a Campsirago Residenza. Questo consesso di compagnie ha costituito una impresa di produzione teatrale che pensa, progetta e realizza spettacoli teatrali di notevole successo rappresentati anche in tutta Europa. Nel 2009 le viene affidata la gestione della parte orientale di Palazzo Gambassi, allora appena restaurata.
Campsirago Teatro crede che il teatro debba affascinare, confrontarsi, sedurre, conquistare, abbagliare, stupire, desolare, rallegrare, angosciare, consumare e trasformare la vita. Crede nella pluralità di voci e di idee, ama correre dei rischi con la leggerezza del gioco.
Per una precisa scelta poetica e politica Campsirago Residenza fa spettacoli che possono essere rappresentati ovunque. Cerca un modo sempre nuovo di stare insieme e di fare arte, muovendosi su un territorio di contaminazione tra diversi linguaggi e mondi per rompere le barriere che ci sono tra teatro, performance, danza, musica e immagine. Per Campsirago Residenza lo spettatore è un compagno di viaggio da contagiare e coinvolgere per poter dare senso al suo fare teatro.
L’intento del Festival ''Il Giardino delle Esperidi'' è quello di riportare l’attenzione sulla relazione tra teatro, paesaggio e spettatore, e il borgo, ancora in parte diroccato, è divenuto il centro geografico di questa operazione. La relazione tra Campsirago e il Teatro è parte della sua storia, elemento costitutivo identitario. Il teatro a Campsirago è memoria viva, è patrimonio immateriale collettivo, è anima di questo borgo salvato dall’abbandono.


Abbiamo avuto la possibilità di parlare con il direttore artistico di Campsirago Residenza, Michele Losi che ci ha spiegato nel concreto quali sono le attività che si svolgono nel borgo. ''Questo è un centro di produzione per le arti performative, un luogo dove si raccolgono artisti ed il pubblico per sperimentare nuove possibilità. È simpatico pensare come questo luogo abbia un fine opposto rispetto ai lavori di restauro che si sono svolti per conservare il bellissimo palazzo che ci ospita''.
È quindi un luogo aperto e frequentato da persone di tutta Europa che vengono sia per mettere in scena i loro spettacoli, sia per apprendere le nuove tecniche e metodi con cui si sviluppano le arti performative, quindi il teatro come la danza. ''Qui è possibile produrre, non solo spettacoli ed il festival del Giardino delle Esperidi, ma abbiamo avuto la possibilità di realizzare dei progetti europei per la formazione, permettendo di avvicinare le arti performative ai bambini, ma anche collaborare con le grandi accademie'' ha continuato il direttore artistico. Un esempio di questi progetti sono le learning week: settimane in cui i ragazzi delle superiori vengono qui per imparare a fare teatro al posto di andare in gita; si tratta di un corso di formazione intensivo in cui si sviluppano diverse competenze legate al teatro, partendo dal movimento fisico, sino alla drammaturgia. Il risultato di questo progetto è la messa in scena dell’opera ideata dai ragazzi. ''Una pratica che ci è sempre stata a cuore è il teatro nel paesaggio, ossia una pratica teatrale in cui non esiste il palcoscenico. La scena si svolge nella natura individuando un palcoscenico in cui anche il pubblico può entrare, permettendo ad esso di essere coinvolto in prima persona. A questa tecnica si aggiungono elementi di teatro immersivo, come cuffie o visori tridimensionali che, insieme, hanno portato a realizzare un nuovo modo di vivere il teatro''.
Oggi Campsirago Residenza insieme al Comune di Colle Brianza, ha dato vita ad un esempio del nuovo istituto amministrativo del partenariato speciale. Mediante questo strumento amministrativo, un ente pubblico ed un ente privato possono unire le forze per raggiungere un obbiettivo comune.
''Questo accordo è basato sulla fiducia reciproca, la coordinazione e la condivisione di un piano di sviluppo culturale tra associazione e Comune ed è sottoposto al controllo di un tavolo tecnico composto da soggetti super partes che hanno il compito di accertarne il regolare svolgimento. Questo darà la possibilità ai due partner di partecipare a bandi nell’ambito culturale che siano accessibili alle associazioni, ma anche agli enti pubblici. In altre parole, si avrà un maggior bacino di bandi di gara a cui proporre i progetti sviluppati in seno al partenariato speciale, quindi maggiori possibilità di vederli realizzati'' ci ha spiegato Giulia Castelnovo, responsabile stampa di Campsirago Residenza.
In ultimo, come già scritto in altri articoli su questo giornale, il Borgo di Campsirago ha ottenuto un finanziamento di più di un milione e mezzo di euro dal Piano Nazionale di Ripartenza e Resilienza con cui tra il 2023 ed il 2026 assumerà una forma totalmente nuova, che permetterà il rinnovo ed il restauro di questo borgo. In previsione di questi lavori, Campsirago Residenza ha già in programma di continuare a far vivere il borgo trovando il modo di far divenire i lavori in corso una parte integrante degli spettacoli.



Vorremmo ringraziare Campsirago Residenza per la disponibilità, specialmente Giulia Castelnovo che ci ha guidati nel borgo, fornendoci il testo da lei redatto grazie anche al quale è stato possibile realizzare questo articolo: ''Campsirago, i sentieri romanici, i culti delle acque dall’età del ferro ad oggi. Breve storia del Monte di Brianza e del borgo medioevale di Campsirago''.
Rubrica a cura di Giovanni Pennati e Alessandro Vergani
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