Ospedale di Merate: fatti, antefatti e pareri dei sindaci sulle dimissioni di Del Boca e Biffi. Cosa succederà a novembre?

Le dimissioni del dottor Gregorio Del Boca, primario di Ostetricia-Ginecologia e della dottoressa Anna Biffi, da 15 anni in servizio nella struttura complessa del San Leopoldo Mandic sono la punta - indubbiamente più eclatante - di un profondo disagio che solo chi pospone l'interesse pubblico al proprio, come alcuni consiglieri regionali, può sconfessare, contando su una stampa genuflessa che concede loro spazio. Da molti anni denunciamo in solitudine il declino del nostro ospedale. Mentre altrove trovano ampi spazi sia i vertici aziendali sia, soprattutto i consiglieri regionali.

In questo contesto è comprensibile anche il disorientamento dei sindaci meno attenti (cioè quasi tutti), che spesso si limitano a dichiarazioni di circostanza senza entrare in un reparto, senza operare confronti col passato, incapaci persino di leggere e comprendere un Piano organizzativo Aziendale Strategico (Poas).

Al punto, davvero incredibile, di chiedere all'assessorato regionale nella persona di Letizia Moratti, di poter conoscere i contenuti del Piano della nostra azienda ospedaliera. Piano approvato dalla Direzione il 15 giugno scorso con delibera nr. 455, ora all'esame della Regione per la ratifica. Anche un sindaco di media intelligenza potrebbe aprire la delibera e consultare il Piano mettendolo a confronto con quello tuttora vigente per conoscerne i contenuti.

Ovviamente l'incontro tra i sindaci meratesi e la Regione ci sarà - se ci sarà - dopo la ratifica del Poas. Quando cioè tutto sarà deciso.

Nel silenzio drammatico della politica - a fronte di un centinaio di lettere di solidarietà ai due medici dimissionari giunte in redazione dalla gente cosiddetta "comune" - abbiamo preso coraggio e chiesto ai primi cittadini un commento sulla situazione.

Ecco le loro risposte.

 


Federico Airoldi, sindaco di Brivio

Le dimissioni del dottor Del Boca e della dottoressa Biffi sanciscono il de prufundis per il reparto di ostetricia e ginecologia dell'Ospedale Mandic che, salvo miracoli, sarà chiuso ed accorpato al Manzoni di Lecco. La norma introdotta dall'allora ministro Fazio aveva definito in 500 nascite la soglia minima per garantire l'attività operativa dei reparti di maternità. Sterili numeri che in più di un caso, e nello specifico quello che riguarda il nostro ospedale, non tengono minimamente in considerazione le esigenze del territorio e l'eccellenza radicata e riconosciuta dall'utenza. La politica aziendale, dal canto suo, non ha tenuto conto di questa ed altre evidenze, evitando spesso di valorizzare l'attività operativa dei reparti.
Per quanto riguarda il reparto ostetricia giova ricordare che negli anni scorsi l'attività chirurgica aveva raggiunto numeri importanti, tanto da collocare il Mandic nei primi 10 posti della classifica nazionale. Questo rilevante risultato, che di fatto lo ha elevato a punto di riferimento a livello interprovinciale, è stato conseguito grazie all'operato dei dottori Del Boca e Biffi e dei loro collaboratori, anche se a qualcuno non ha fatto piacere. Medici che sacrificano ogni istante della loro vita privata per garantire l'operatività di un reparto depauperato nel tempo dalle necessarie risorse umane. Le innumerevoli attestazioni di stima giunte loro dal territorio, alla quale si unisce la mia personale per l'esperienza che sto vivendo in queste settimane, sono emblematiche. La politica leccocentrica voluta dai vertici aziendali non tiene conto che l'ospedale di Merate è del territorio e dei cittadini, che l'hanno realizzato e sostenuto nel tempo.
Dopo questo duro colpo non possiamo più permetterci di attendere oltre perché il rischio vero è quello di vederci notificate altre chiusure. Già dai prossimi giorni chiederò ai miei colleghi di dar vita ad un tavolo di permanente di confronto con la direzione generale dell'Azienda per permetterci di monitorare gli orientamenti operativi. Coinvolgerò anche chi si candiderà alle elezioni politiche nel nostro territorio. Non per ascoltare le solite sparate propagandistiche che non possono essere mantenute, ma per chiedere un impegno serio, concreto e fattivo per tener in vita il nostro ospedale.

Ci devono dire chiaramente come la pensano e come intendono operare a favore del territorio.

 

Il commento di Federico Airoldi è condiviso e sottoscritto anche da:

- Dante De Capitani, sindaco di Pescate

- Riccardo Fasoli, sindaco di Mandello del Lario

- Bruno Polti, sindaco di Oliveto Lario

- Stefano Cassinelli, sindaco di Dervio

- Fabio Bertarini, sindaco di Viganò

- Elide Codega, sindaco di Premana

- Sandro Cariboni, sindaco di Sueglio

 



Daniele Villa sindaco di Robbiate

Buonasera,
non ho informazioni relativamente alle scelte professionali dei due medici, sicuramente è una grave perdita per il nostro ospedale vista l'esperienza dei due medici.
Sicuramente sarà uno dei temi che dovremo affrontare non appena l'assessorato regionale ci farà sapere una data per l'incontro richiesto.

 

 

 


Efrem Brambilla, sindaco di Santa Maria Hoé

Si tratta di due figure che hanno lavorato moltissimo per il nostro ospedale ed avevano una grande attenzione per i pazienti. Due professionalità importantissime. Ora a mio avviso si pone un problema sul punto nascite. Bisogna cercare in tutti i modi di salvare il punto nascite dell'ospedale di Merate. Perdere il punto nascite per i nostri cittadini significherebbe in qualche modo perdere il diritto di nascere nel nostro territorio. Perderemmo non solo un servizio fondamentale ma anche la nostra identità.

 

 


Fabio Vergani, sindaco di Imbersago

Le dimissioni del dottor Del Boca e della dottoressa Biffi sono un ulteriore prova che il presidio ospedaliero di Merate è caratterizzato da un inesorabile disarmo.
Quello che preoccupa, oltre alla dipartita di due stimatissimi professionisti, è la mancanza di rincalzi che siano in grado di garantire il futuro del Mandic.
E' d'altronde scontato che i giovani medici scelgano destinazioni diverse da Merate: è meglio costruirsi una carriera lavorativa dove si investe non solo in tecnologia, ma anche nel capitale umano.
Alla conferenza dei sindaci di Meratese e Casatese, tenutasi congiuntamente il 13 Luglio scorso per parlare dei problemi dell'Ospedale di Merate, per quanto ne so sono stati invitati i vertici di ASST Lecco, ma non si sono presentati a causa di altri impegni: davvero un brutto segnale.

 


Stefano Motta, sindaco di Calco

"Rispetto alla dimissioni del dr. Del Boca e della dr.ssa Biffi francamente non sono in grado di esprimere un giudizio specifico se non constatare il fatto del progressivo inesorabile impoverimento del presidio di Merate".

 

 

 

 


Alessandro Milani, sindaco di Airuno

Buonasera dott. Brambilla,
guardi non ho seguito da vicino la vicenda e non ho conoscenza di coloro che ha citato, pertanto mi è impossibile formulare un commento. Cordialmente la saluto.

 

 

 



Gianpaolo Torchio, sindaco di Paderno D'Adda

Buongiorno Brambilla
mi scuso se riesco a risponderle solo ora e piacere di fare la sua conoscenza
Per rispondere alla sua domanda: ritengo che sicuramente le dimissioni contemporanee del Dott. Del Boca e della Dott.ssa Biffi sono un duro colpo per un servizio che ha rappresentato per moltissimi anni un punto di riferimento per il nostro territorio. Un servizio fortemente connotato e identificato dalla professionalità e dalla personalità di chi lo ha guidato fino ad oggi. In un reparto e in una funzione che peraltro, come sappiamo, erano già in difficoltà per il forte calo dei parti effettuati nella nostra struttura ospedaliera.
A questo punto, è indispensabile che vi sia una veloce risposta organizzativa da parte della Direzione della ASST di Lecco, all'altezza della situazione creatasi e in generale dello stato di evidente crisi del nostro ospedale.
Sappiamo che il Mandic non è l'unica struttura ospedaliera di piccole/medie dimensioni ad essere in difficoltà. In molte lo sono a livello nazionale e soprattutto nel quadro di una sanità lombarda che, se ha saputo generare innegabili eccellenze, altrettanto non riesce a garantire un solido e diffuso presidio di medicina territoriale e di prossimità che sia all'altezza del territorio in cui opera.
Nei confronti tra Sindaci del Meratese e Casatese abbiamo più volte condiviso che per dare un futuro al nostro ospedale è necessario individuare un progetto strategico che ne definisca l'identità. Siamo coscienti che il futuro dell'ospedale di Merate non potrà essere quello di una struttura con un completo raggio di specialità, ma è necessario che vengano individuati gli ambiti e le filiere in cui vogliamo costruire presidi di competenze di alto livello, che lo facciano tornare attrattivo per cittadini e sanitari. Tutto ciò in un'ottica di necessaria integrazione e non di inutile competizione con le strutture di Lecco e Vimercate.
Questo obiettivo non può essere perseguito senza un dialogo con il territorio. Per questa ragione molti di noi ritengono grave la mancata interlocuzione della ASST sul Piano di Organizzazione Aziendale Strategico appena elaborato e su cui abbiamo sollecitato un confronto urgente.
Un cordiale saluto

 


Gualtiero Chiricò, sindaco di Barzanò

Buongiorno
La situazione è seria, per il momento preferisco non commentare.

 

 

 

 


Gennaro Toto, sindaco di Cernusco Lombardone

Sulla vicenda delle dimissioni dei due medici non conosco le ragioni della scelta, mi auguro che chi li sostituirà, sia all'altezza del compito, nell'interesse soprattutto dell'utenza.

 

 

 

 


Filippo Galbiati, sindaco di Casatenovo

Quello che conta in Medicina è la soddisfazione dell'utente, tutto sta lì, al di là di tutte le riflessioni sui massimi sistemi. Ed il riscontro che io ho avuto in questi anni dalle cittadine del mio paese è sempre stato molto positivo sulla ginecologia ostetricia di Merate e specie sul Dr. Del Boca, di cui ho grande stima sia sul piano professionale (di grande impegno in tutti questi anni) sia per gli aspetti umani e relazionali, aspetti che non sono per niente secondari. È una grave perdita per il Mandic e per il territorio. Psichiatria, esternalizzazioni di servizi, camere operatorie a regime ridotto nonostante imponenti investimenti, professionisti che se ne vanno, servizi amministrativi ridotti ... c'è da aggiungere altro?
Eppure il ruolo strategico il Mandic l'ha dimostrato tutto anche durante la pandemia, anche nei momenti difficili, anche per la sua relazione con il territorio. Ma non si intravede all'orizzonte una consapevolezza del ruolo ed una visione per il futuro dell'identità del Mandic. Così da un lato medici non si trovano dall'altro medici se ne vanno. Un grande augurio per il dr. Boca e la dr.ssa Biffi per nuovi percorsi professionali che siano di soddisfazione per loro e le loro pazienti e grazie per quanto hanno fatto a Merate.

 


Paolo Brivio, sindaco di Osnago

Sulla vicenda non ho elementi di conoscenza ma mi sento di dire che è l'ennesimo sintomo evidente di malessere rispetto alla condizione e gestione del Mandic. Siamo rimasti molto delusi come sindaci dalla mancata interlocuzione della direzione ASST che ha disertato l'incontro che avevamo richiesto. Abbiamo inviato ora una lettera a Asst e all'assessore Moratti per avere un chiarimento rispetto all'idea di ospedale e alle energie che si intendono investire e se una situazione come questa deve preludere a nuove limitazioni e chiusure dell'ospedale. Ritengo che non sarebbe saggio da parte dei vertici prendere alcuna decisione prima della scelta delle nuove rappresentanze. Le Asst si divideranno in distretti all'interno dei quali saranno istituite le nuove conferenze dei sindaci con compiti di interlocuzione. Lo si chiedeva da anni e adesso quel luogo di confronto è finalmente stato definito. Ci aspettiamo che da ora in avanti qualsiasi decisione sia confrontata e discussa con i sindaci e non si prenda alcuna decisione sopra la testa del territorio. Questo dovrà essere il criterio generale. A inizio agosto c'è stata l'approvazione dei POAS e il reparto di ostetricia mi risulta confermato. Ora ci aspettiamo che venga confermato nei fatti

 


Giovanni Battista Bernocco - sindaco di Olgiate Molgora

Sono seriamente preoccupato per il nostro ospedale, ogni medico che lascia in un periodo di carenza di professionisti è un duro colpo alla sopravvivenza dell'ospedale stesso.
Conosco per sentito dire la grande professionalità dei due medici e sono davvero dispiaciuto.
La scelta di spostarsi spero sia stata dettata dal desiderio di migliorare maggiormente la loro già grande professionalità.
Siamo comunque a conoscenza dei grandi sforzi fatti per seguire i loro pazienti, senza riconoscenza alcuna dalla direzione dell'ospedale.
Bisogna sorvegliare su questa realtà, anche se noi Sindaci possiamo davvero poco, se non continuare a tenere accesi i riflettori sull'operato di chi gestisce l'ente ospedaliero.
Sono comunque convinto che da parte di regione ci sia ancora l'interesse di investire su una realtà come la nostra,
Mi permetto inoltre di sottolineare che noi Sindaci in più occasioni abbiamo affrontato l'argomento.
Anche in occasione dell'inaugurazione della "Casa di comunità" con la Vice Presidente della regione Lombardia, a sottolineato la posizione strategica tra Lecco e Vimercate.
Ripetendomi sono davvero dispiaciuto per le dimissioni del Dottor Del Boca e della Dottoressa Biffi,.
Chiedo inoltre ove possibile ai medici di fare squadra con i Sindaci per la tutela della nostra sanità locale, rivolgendosi all'assemblea dei Sindaci del Meratese.

 

 

SINDACI CHE NON HANNO RISPOSTO AL NOSTRO QUESITO

 

 


Massimo Panzeri, Merate

 

 

 


Ave Pirovano, Cremella

 

 

 


Roberta Marabese, Cassago

 

 

 


Mirko Ceroli, Barzago

 

 

 


Matteo Giovanni Rosa, Sirtori

 

 

 


Paolo Redaelli, Missaglia

 

 

 



Robertino Ettore Manega, Verderio

 

 


Cristina Maria Citterio, Lomagna

 

 

 


Ivan Pendeggia, Montevecchia

 

 

 

 


Marco Panzeri, La Valletta Brianza

 

 

 

Una menzione particolare per Alessandra Hofmann che oltre ad essere la sindaca di Monticello è anche inopinatamente presidente della Provincia di Lecco eletta dal centrodestra, suo grande sponsor Mauro Piazza, consigliere regionale di lungo corso prima in Forza Italia e ora nella Lega. Comprendiamo il disagio della signora Hofmann ma ne disprezziamo l'opportunismo. E temiamo che i peggiori sospetti, ovvero che agisca solo su indicazione del suo consigliere politico, siano fondati. Prima il partito poi l'interesse pubblico.

Alessandra Hofmann sindaco di Monticello brianza e presidente della Provincia

 

Ma torniamo al tema centrale. Assenti a parte resta diffusa l'ignoranza circa i problemi che da anni affliggono l'ospedale di Merate, peraltro elogiato in passato persino da ministri della salute come Sirchia e Bindi per capacità innovativa e efficienza.

Le cause? Generali e locali. La cancellazione dei Comitati di gestione composti da amministratori locali al tempo del "cacciamo i politici dalla sanità" ha escluso il territorio dal controllo sul proprio ospedale concentrando tutti i poteri alla regione e più espressamente al presidente del Consiglio regionale. Col risultato che se prima la politica entrava in ospedale con un bilanciamento tra le diverse forze, ora opera con potere assoluto attraverso la rete di gerarchi nominati direttamente dalla regione.

Ma a livello locale il San Leopoldo Mandic paga la perdita del direttore amministrativo che coordinava l'intera attività del presidio, l'esclusione dal Collegio di direzione e una direzione di presidio del tutto subalterna alle direttive del vertice. La dottoressa Valentina Bettamio che oltre sulle proprie capacità può contare probabilmente sul cognome del marito, Maullu, già consigliere comunale di Milano, poi consigliere e quindi assessore regionale, successivamente eurodeputato con Forza Italia e ora in quota a Fratelli d'Italia, insomma un pezzo grosso, non dà l'impressione di spendersi troppo per il presidio. O quanto meno di essere pronta allo scontro con la direzione strategica.

Il caso in esame è eloquente. La scarsità di personale, altrove è stata compensata da professionisti esterni chiamati a effettuare turni di guardia e col richiamo di pensionati come a Vimercate e Carate. Al Mandic con una media di cinque medici per 24 ore al giorno e 365 giorni l'anno poter contare su un aiuto di un riconosciuto professionista come Roberto Zagni avrebbe significato molto, anche in termini di possibilità di effettuare maggiori riposi. Invece la presenza di Zagni in corsia ha scatenato una polemica con minacce di ricorrere all'autorità giudiziaria. Così il dottor Del Boca aveva due strade davanti: chiedere a qualche collega di sobbarcarsi molto più lavoro del dovuto, saltando ferie e riposi oppure presentare alla direzione turni scoperti. Ha preferito la prima strada lavorando con la dottoressa Biffi senza guardare a orari né stipendio.

Già nel 2017 Del Boca era stato sospeso per due mesi dalla Commissione disciplinare dell'azienda ospedaliera per un presunto uso improprio delle sale operatorie. In pratica per ridurre le liste di attesa il Primario interveniva con sacrificio proprio anche fuori dall'orario fissato. Il 29 aprile 2020 il Giudice del lavoro però dava ragione a Gregorio Del Boca. Ma non è bastato a allentare la pressione sul reparto, soprattutto dai vertici della struttura interna del Dipartimento Materno Infantile.

I continui scontri sia con la direzione medica di presidio sia con quella aziendale, alla fine, per esasperazione, hanno indotto Gregorio Del Boca e Anna Biffi a presentare le dimissioni.

Che cosa succederà il 1° novembre? E' probabile che per qualche mese provvederanno i medici di Lecco con quelli rimasti al Mandic ad assicurare le nascite. Poi piano piano tutto sarà spostato al Manzoni. Già si profilano altre dimissioni importanti. Ma a pagare il prezzo più alto saranno le centinaia di donne, soprattutto straniere, che al Mandic hanno trovato un'assistenza gratuita e continua, sconosciuta altrove. Un porto sicuro, una mano amica. Qualcosa che assomiglia davvero al servizio sanitario universale.

Ma dal 1° novembre non sarà più così. E come avete letto a molti sindaci tutto ciò interessa poco o nulla.

Claudio Brambilla
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