Viaggio in Brianza/43: Consonno, da città dei balocchi...a borgo (quasi) abbandonato

In questa nuova tappa del nostro Viaggio in Brianza vi portiamo a scoprire uno dei luoghi più famosi del nostro territorio. Un luogo noto alle cronache sia per la sua storia unica, sia per la sua attuale fatiscenza: un luogo di festa ma anche di degrado e fatiscenza. Stiamo parlando dell'antico borgo di Consonno e di quella che è stata una vera e propria Città dei Balocchi.

L'ANTICO BORGO DI CONSONNO
Potete ben immaginare il Monte di Brianza di un tempo: completamente ricoperto da verdi boscaglie, qualche campo a ronchi coltivato ed alcuni piccoli borghi composti da cascine una vicina all'altra. Questa increspatura del terreno si trova tra i laghi Briantei ed il fiume Adda, luogo in cui viene posto per la prima volta il nome Brianza. Questo colle supera gli ottocento metri, sul versante che scende verso Est dalla cima denominata Regina, su un balcone naturale posto a seicentotrenta metri di quota tra la cima e l'Adda ecco il borgo di Consonno tra selve castanili, prati e campi.
In questo luogo dove la vita scorreva faticosa ad inizio Novecento, come in tutta la Brianza che lavorava nei campi ma che si stava trasformando con la nascita dei tanti poli industriali. Consonno aveva una discreta economia locale sostenuta dalle castagne, ricco frutto dei castagneti che lo circondavano, e da un portentoso sedano, che la tradizione vuole tipico di Consonno. Sedano e porri venivano raccolti dai consonnesi, puliti, raggruppati a mazzi per essere trasportati a Olginate lungo una mulattiera, utilizzando anche una particolarissima slitta (ul traén) di cui vi abbiamo parlato nella tappa ad Airuno ed Aizurro.
Per narrare la storia di Consonno e della sua trasformazione è importante specificare che degli allora trecento abitanti di Consonno nessuno era proprietario né della casa in cui viveva, né del terreno che coltivava. Il borgo e i circa centosettanta ettari tra boschi e campi che lo circondavano, oltre alle cascine di cui si componeva, sono registrati a metà del Novecento come di proprietà della "Immobiliare Consonno Brianza", posseduta dalle famiglie Verga e Anghileri.

Consonno all'inizio degli anni Sessanta del Novecento viene descritto come un "insieme di terreni, boschi, fabbricati rurali intersecati da corsi d'acqua, anditi (sentieri), stradette, mulattiere di forma irregolare". Molti abitanti avevano lasciato Consonno per trasferirsi a valle per lavorare nelle fabbriche del territorio ed evitare di dover fare ogni giorno la lunga ed unica mulattiera con cui si poteva raggiungere da Olginate.
La chiesa dedicata a San Maurizio è di antica fondazione, probabilmente alto medievale, ed è già citata da Goffredo da Bussero nel suo celeberrimo censimento di tutte le chiese della Diocesi di Milano nel Trecento. L'interno è arricchito nella navata centrale da dipinti murali di buona mano mentre la facciata presenta un pronao di gusto settecentesco. L'adiacente casa del cappellano presenta sopra il portale d'ingresso un affresco, raffigurante lo stemma nobiliare di un abate commendatario di San Pietro al Monte.

Per approfondire la nostra conoscenza sulla chiesina di San Maurizio di Consonno abbiamo voluto riprendere un estratto della tesi di laurea in storia della dottoressa Anna Albo "La chiesa di Santo Stefano di Garlate, tre secoli di storia parrocchiale" conseguita presso l'Università degli Studi di Milano, anno accademico 2003/2004, pubblicata sul sito internet www.consonno.it:
"L'oratorio di San Maurizio di Consonno faceva anticamente parte della pieve di Garlate, ma anche dopo il passaggio del titolo di prepositura ad Olginate nel 1574 ad opera del cardinale Carlo Borromeo, rimane in ogni modo annesso alla parrocchia di Garlate. Nelle visite pastorali che si susseguono nei secoli molto spesso viene citata la comunità di Consonno con l'oratorio ad essa annesso e sempre più di frequente viene messa in evidenza la distanza che intercorre tra la chiesa parrocchiale d Santo Stefano e la piccola comunità dislocata a più di un'ora di cammino dal paese e raggiungibile solo attraverso un impervio sentiero. Nel "Piano per la pieve" del 1788 si dice che a Consonno ci sono 168 abitanti e che la distanza dalla parrocchia è di tre miglia e poiché l'oratorio ha un proprio sacerdote si ipotizza di creare una parrocchia autonoma rispetto a quella di Santo Stefano, ma il progetto non viene realizzato. L'oratorio di San Maurizio è dipendente dalla parrocchia di Santo Stefano sin da epoca lontana ed è situato in un paesino di appena 230 abitanti, posto ad occidente su un altopiano che dista un'ora e mezza di cammino dalla parrocchiale. Gli abitanti sono buoni, religiosi, gran lavoratori che si aiutano nei momenti di difficoltà ed hanno il granaio in comune dal quale ogni famiglia attinge secondo le proprie necessità. Questo piccolo agglomerato rappresenta un bell'esempio di solidarietà contadina dove quel poco che si possiede è a disposizione dell'intera comunità. Il paesino di Consonno è di proprietà dei conti di Pusiano e pare che anticamente fosse sede di un'antica abbazia forse soppressa da Giuseppe II con le sue riforme in materia ecclesiastica.

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Si tratta di una comunità ancora completamente dedita all'agricoltura ed i suoi principali prodotti sono il gelso, il grano e i boschi di castani i cui frutti vengono raccolti e fatti essiccare e fungono da principale elemento dell'alimentazione contadina. La coltivazione del gelso diventa un elemento fondamentale per lo sviluppo dell'industria serica della zona, ma Consonno rimane estraneo agli eventi proprio per la sua posizione isolata e conserva quasi integralmente la vecchia saggezza contadina. Poiché a causa della distanza i parrocchiani scendono raramente in parrocchia, l'oratorio dedicato a San Maurizio diventa un elemento fondamentale per la comunità. Il sacerdote investito della cura di quelle anime ha il permesso di svolgere le normali funzioni religiose, amministrando tutti i sacramenti a sola eccezione di quello del matrimonio, per ricevere il quale è necessario recarsi in parrocchia. A Consonno esistono anche un battistero ed un cimitero autonomo per tumulare i defunti. Un miglioramento delle condizioni di vita ed il conseguente aumento della popolazione, rendono insufficiente la capienza della piccola chiesetta per l'intera popolazione, così don Carlo Caroni decide di ampliarla contando sull'attiva partecipazione dei fedeli, che oltre a elargire offerte, contribuiscono prestando opera di manovalanza gratuita. I proprietari della fornace si occupano della cottura dei mattoni e del reperimento del legname necessario ai forni. I lavori hanno una matrice artigianale e infatti non viene richiesto nessun intervento degli esperti; per questo l'ampliamento, pur risultando sufficiente, è in realtà poco armonioso con la struttura preesistente creando a colpo d'occhio uno scarso risultato estetico, in quanto i piloni risultano troppo larghi rispetto al resto della chiesa. Nella prima visita pastorale del cardinale Carlo Andrea Ferrari del 1899 la frazione di Consonno risulta essere la più numerosa tra quelle appartenenti alla parrocchia di Santo Stefano e continua a mantenere la sua autonomia risentendo in modo relativo di tutte le trasformazioni sociali ed economiche del territorio circostante."
Questa chiesa insieme alla vicina casa parrocchiale o "casa del cappellano" sono gli unici due edifici che sono rimasti dell'antico borgo di Consonno, oggi completamente trasformato dopo l'arrivo del Conte Mario Bagno.

L'ARRIVO DEL CONTE MARIO BAGNO
A ridisegnare il destino dell'antico borgo di Consonno fu l'arrivo in paese del Conte Mario Bagno, eccentrico imprenditore milanese. Egli aveva messo gli occhi sul minuscolo paese in una posizione panoramica facilmente raggiungibile da Milano, per dare vita ad un proprio grande progetto. Il problema era che per veder realizzato questo sogno, era necessario radere al suolo Consonno per costruire un nuovo borgo, la Città dei Balocchi.
Tutto iniziò negli anni Sessanta, in pieno boom economico. L'attenzione ai valori ambientali non era ancora nata e tanto meno in Brianza si facevano problemi di questo tipo, ma nessuno era mai arrivato a tanto: distruggere completamente un paese. Ci pensò il Conte Mario Bagno che in quegli anni con la sua impresa edile costruiva strade, autostrade e piste di aeroporti in tutta Italia.

Giunse quindi una data storica per l'antico borgo di Consonno: con atto notarile dell'8 gennaio 1962, le famiglie Anghileri e Verga, proprietarie per il tramite della Immobiliare Consonno Brianza di tutta Consonno, cedettero tutte le quote di partecipazione della società alla famiglia Bagno. Di questa famiglia l'esponente di maggior riguardo era il "Grande Ufficiale Mario Bagno, Conte di Valle dell'Olmo" come riporta il rogito. Il passaggio di quote e conseguentemente l'acquisto di tutto il borgo di Consonno avvenne per il prezzo di ventidue milioni e cinquecento mila lire. Per Consonno fu l'inizio della fine.
L'imprenditore propose all'amministrazione comunale, guidata dall'allora sindaco Luigi Viganò, di realizzare una strada camionabile per unire Olginate a Consonno. Con delibera numero 30 del 1961 il consiglio comunale approvò il progetto della nuova strada, che andava poi donata al Comune. L'opera fu presto realtà ad opera dell'impresa del Conte Bagno, ma da quella nuova via sorta per un collegamento comodo ad Olginate iniziarono ad affluire, ruspe, camion e betoniere.
In un primo tempo il Conte Bagno fece intendere che le caratteristiche agricole del borgo sarebbero rimaste inalterate seppur integrate da un incremento turistico. In quel periodo inoltre la crisi dell'agricoltura, come abbiamo già detto, indusse molta gente a lasciare il paese per trovare lavoro nelle industrie sorte a Olginate. Chi aveva scelto di restare a Consonno vedeva di buon occhio l'idea di far diventare la località un centro agro-turistico: negli alberghi sarebbero arrivati lavoro e turisti i quali avrebbero potuto acquistare i prodotti della terra. Ben presto però il Conte Bagno fece capire il suo vero obbiettivo: la costruzione di una pacchiana Las Vegas della Brianza.

Casa dopo casa il vecchio borgo di Consonno cadde, lasciando superstiti le già citate chiesa di San Maurizio, l'attigua casa del cappellano ed il cimitero, posto su un poggio a nord di Consonno. Nei consonnesi i giorni della demolizione restano vivi nella memoria. "Le ruspe attaccavano le case con ancora all'interno gli abitanti o gli animali nelle stalle - le parole di Roberto Milani - bisognava scappare fuori in fretta e furia". Anche la collina adiacente al cimitero venne ''attaccata'': limitava il panorama sulle vicine Prealpi ed il Conte Bagno la fece sbancare con esplosivo e ruspe, in modo che si potesse ammirare il Resegone.

C'è da sottolineare che la città dei balocchi di Consonno nasce senza un progetto ben definito, ma sulla base dei desideri del Conte. Tutto questo movimento di terre e intervento umano fece mutare l'equilibrio idrogeologico della zona che, insieme alle ingenti piogge, costituiva un rischio alla stabilità del progetto dell'imprenditore. Ma nonostante tutto questo e le segnalazioni della comunità locale, il conte Bagno non si fermò: le vecchie case vennero sostituite con nuovi palazzi, sfingi egizie, cannoni, pagode, caratterizzando la nuova Consonno con uno stile eclettico, con alcune delle sue idee rimaste irrealizzate.

Eccovi un sunto della sua mania di grandezza dalle sue vive parole rilasciate in una intervista alla Televisione Svizzera che girava un documentario sullo scempio: "Farò il circuito in quella zona là: è uno dei più belli per la zona panoramica quasi d'Europa; vorrei dirlo forte perché forse un circuito così se avrò i mezzi non ci sarà uguale, è piccolino ma molto elegante. Lì sotto farò il campo di calcio, il campo della pallacanestro e del tombarello, che è uno sport che si svolgerà su una riva. Qui vengono i campi da tennis, delle bocce, e da minigolf; di là dovrà venire la pista del pattinaggio, luna park e uno zoo di bestie da parco e giardino, un grande zoo, con un grande ristorante popolare con orchestrine curiose, per attirare tutto il pubblico".
Anche se non tutto il progetto trovò un'effettiva realizzazione, Consonno nel 1968 era ormai la Las Vegas della Brianza.
Ai vecchi abitanti di Consonno erano state destinate delle baracche con la promessa che alla fine dei lavori sarebbero stati costruiti loro degli appartamenti dove poter vivere; in realtà gli alloggi che ancora oggi si possono notare sopra la galleria dei negozi del corpo principale dell'ex città dei balocchi,non videro mai un vecchio abitante del borgo, ma solo turisti a cui venivano affittati per trascorrere le vacanze.

CONSONNO CITTÀ DEI BALOCCHI
Per Consonno iniziano gli anni ruggenti dalla conclusione dei lavori, all'inizio degli anni Settanta. Migliaia di persone raggiunsero la Las Vegas della Brianza, la città dei balocchi in cui si trovava di tutto.
Invitanti striscioni accoglievano le migliaia di persone che affollavano questa città dalle mille luci: "A Consonno il cielo è più azzurro", "A Consonno è sempre festa", "Consonno è il paese più piccolo ma più bello del mondo".
Numerose coppie di sposi raggiunsero la località olginatese per farsi immortalare in fotografie estemporanee: da un improbabile minareto ad una galleria di negozi in stile arabeggiante, dai cannoni agli armigeri medioevali in posizione di sentinella, da sale da gioco a sale da ballo, da sfingi egiziane a pagode cinesi, da colonne doriche al "Grand Hotel Plaza". Consonno era un grande centro di divertimento che funziona a pieno regime. Ci furono serate danzanti a cui parteciparono ospiti di grande fama come i Dik Dik, Gianni Morandi e Pippo Baudo: le luci erano sempre accese in questo mondo multicolore in cui tutto invitava al divertimento e alla spensieratezza.
La stampa locale però non si lascia distrarre dalle luci e dai colori ed inizia a parlare dello scempio in atto. Nel 1967 una testata locale titolò ironicamente: "In partenza il missile Bagno - Il mondo effimero in costruzione scaturiva dalla fantasiosa mente di Bagno". Inoltre si moltiplicarono e iniziative di protesta. Il gruppo di Lecco del Collegio Lombardo Architetti, su invito dell'amministrazione comunale guidata dal sindaco Giuseppe Fumagalli, espresse un parere su ciò che stava accadendo stigmatizzando l'inqualificabile processo di distruzione dei valori ambientali, sottolineando l'alterazione della morfologia naturale del luogo, la distruzione totale del patrimonio verde e la costruzione di edifici dall'aspetto contrastante con il paesaggio circostante.

La favola finì proprio per non aver rispettato il paesaggio che circondava il grande progetto di Bagno. Nell'ottobre 1976 una frana, dalla collina sconquassata dal cemento, cadde sulla nuova strada di accesso alla città dei balocchi. Quasi una vendetta della natura che isolò Consonno dal mondo e che le riservò un destino ancora più tragico: quello di "città fantasma". L'eccentrico imprenditore tenterà un rilancio di Consonno negli anni Ottanta con l'insediamento di una casa di riposo, ma il progetto non riuscì mai a decollare. Consonno diventò di anno in anno sempre più una città fantasma; nel frattempo il Conte che morì il 22 ottobre 1995 alla veneranda età di 94 anni. Consonno ha da allora attratto innumerevoli persone; un regista, Davide Ferrario, vi ha addirittura girato alcune scene di un suo film uscito nel 1998: "Figli di Annibale".

CONSONNO OGGI
Raggiungere Consonno lungo la via che il Conte Bagno fece costruire è possibile solo a piedi o in bicicletta, dato che la strada è chiusa alle auto se non in particolari occasioni festive. Essa sale nel bosco e poi, tutto ad un tratto, si allarga dove si trova il vecchio portale medioevale; resiste per ora il fabbricato soprannominato anche "Pavesino" perché dall'alto pare ricordare la forma del famoso biscotto.
Superato l'arco di quello che era l'ingresso di Consonno la strada sale regolare in un paesaggio quasi lunare a causa delle erosioni del terreno e dovute "all'opera di modellazione del paesaggio" in seguito alla quale oggi il terreno è completamente brullobrullo. Lungo la salita verso Consonno, si susseguono archi in ferro su cui scritte in caratteri bianchi su sfondo azzurro invitavano al divertimento. Oggi, arrugginiti e cadenti, hanno un aspetto decisamente sinistro.
All'ultima curva compare quello che oggi è sicuramente il simbolo di Consonno: l'improbabile minareto davanti al quale si trova una grande spiazzo tra la chiesa di San Maurizio e l'ingresso della città dei balocchi oramai ricoperto di vegetazione. La vecchia chiesa di San Maurizio con l'adiacente casa del cappellano sono gli unici edifici di Consonno antico borgo che si sono salvati e nella casa del cappellano è risieduto sino a qualche anno fa l'ultimo abitante del vecchio borgo, Ferruccio Panzeri.

Sotto il minareto si trova un enorme palazzo in stile arabeggiante che ospitava la galleria commerciale, di fronte ad esso, tra il palazzo e il belvedere, ecco avvolta dalla boscaglia la grande fontana centrale con lo stagno circostante. La presenza del minareto non è stata solo frutto di una voglia del Conte Bagno, ma in realtà fu un escamotage architettonico per poter nascondere due elementi tecnici necessari per il funzionamento di tutta la città dei balocchi: la centralina di media-bassa tensione elettrica ed il serbatoio dell'acquedotto. Questi due impianti sono stati astutamente celati dal conte con la realizzazione del minareto, elemento che chiaramente stona con il paesaggio, ma anche con quella che negli anni Sessanta era l'Italia della Democrazia Cristiana e della forte presenza cattolica. Probabilmente la scelta di questo stile che si riverbera anche su altri elementi architettonici del corpo principale, fu frutto dell'esperienza in Libia compiuta da Bagno durante il ventennio fascista.
Attraversando il grande piazzale lasciandosi alle spalle la chiesina di San Maurizio, si può osservare sulla sinistra l'ex tavola calda ora sede del bar "De La Spinada", gestito dall'associazione "Amici di Consonno", che durante il periodo estivo per accogliere i tanti curiosi che salgono per scoprire la storia di Consonno. A destra invece, attraverso quello che resta di una strada asfaltata, si giunge ad una balconata scandita da pennoni a lancia da cui si può apprezzare un bel panorama sul Monte Resegone che compare alle spalle del poggio che i vecchi consonnesi chiamano scherzosamente "Monte Mario" dal nome di chi lo fece spianare proprio per godere appieno della vista sulle Prealpi lecchesi.

Proseguendo fino in fondo lungo la balconata e addentrandosi nella vegetazione che la costeggia, si può osservare ciò che rimane della grande balera in cui tanti cantanti e personaggi famosi degli anni Sessanta si sono esibiti; poi dell'enorme stagno con fontana che costituiva il centro del progetto del Conte Bagno.
Attraversata questa boscaglia ci si ritrova ai piedi della galleria commerciale e del minareto. Qui si possono notare i risultati della devastazione compiuta negli ultimi anni.
Tornando verso il piazzale di ingresso, si incontra sulla destra un parcheggio coperto dove potevano essere riposti i mezzi di servizio utili per la manutenzione della città dei balocchi, più in fondo si possono intravedere quelle che erano le baracche per i consonnesi a cui venne tolta la casa per lasciare spazio al progetto di Bagno.

Di seguito, tornando verso la chiesina di San Maurizio, sulla destra si riconosce la ex sede della "ASA Consonno - Associazione Servizio Anziani", che all'inizio degli anni Ottanta ha aperto in ciò che restava del Grand Hotel Plaza. La casa di riposo fu poi trasferita in una nuova sede a Introbio nel giugno 2007. Questo fu l'ultimo presidio che impedì la devastazione di questo luogo. Quando l'ASA chiuse vennero organizzati nel breve tempo dei rave party notturni. In particolare, nel luglio 2007, l'evento "Summer Alliance" portò una grande devastazione a Consonno, aggravando e accelerando ancora di più il degrado del luogo. Dopo questo grave episodio un "giro di vite" da parte di Comune, forze dell'ordine e l'attività dei volontari degli "Amici di Consonno" impedì il ripetersi di tali eventi. A fianco di ciò che resta del vecchio Hotel Plaza, si può notare anche villa Bagno, ovvero la residenza privata del conte in cui risiedeva quando era presente a Consonno. In questi due edifici appena citati si può scorgere chi ancora oggi vive questo luogo: una colonia di gatti a cui qualcuno quotidianamente porta del cibo.

Giovanni Zardoni e Barbara Fumagalli

Ritornando verso Olginate attraverso la stessa strada percorsa per salire, è possibile fermarsi all'altezza dell'ultimo cartello "a striscione" che sormonta la strada: a sinistra si raggiunge il piccolissimo cimitero di Consonno, altra testimonianza del passato di questo borgo. Proseguendo sulla destra si sale sopra il "Monte Mario", ovvero la collina che il Conte aveva spianato per consentire la vista del Resegone. Qui sopra vi era il tiro al piattello, ma oggi l'area appare come una delle più desolate di Consonno, in cui il dissesto idrogeologico è evidente. Un vasto incendio lo ha interessato nell'inverno del 2008.

LA SAGRA DI SAN MAURIZIO E L'IMPEGNO DELL'ASSOCIAZIONE "AMICI DI CONSONNO"
La cura degli spazi pubblici di Consonno è stata una missione raccolta dall'associazione "Amici di Consonno" sin da quando tale borgo ha perso l'ultimo presidio nel 2007 dell'ASA. Lo sfalcio dell'erba, la pulizia della strada e la gestione del bar De la Spinada sono solo alcune delle attività svolte dai volontari.
"Sino a prima del Covid - ci racconta Barbara Fumagalli, fondatrice e presidente dell'associazione "Amici di Consonno - Il bar rimaneva aperto da Pasquetta sino ad ottobre, ma dopo quella batosta non siamo ancora riusciti a ricominciare. I volontari non sono molti e non sempre è facile organizzarsi, ma quando ci riusciamo otteniamo sempre degli ottimi risultati. Ad esempio, la parrocchia di Olginate ha deciso di non inviare più un prete per dire la messa a San Maurizio, ma siamo riusciti a trovare un religioso che si è reso disponibile ad aiutarci". L'evento principale per l'associazione è la festa di San Maurizio che si tiene il 22 settembre: tre giorni di festa con musica, buon cibo e tanto buon umore. "Bisogna ringraziare l'amministrazione di Olginate che ha messo a disposizione in comodato i locali della vecchia tavola calda di sua proprietà per poter creare un punto di riferimento a Consonno che potesse scongiurare il ripetersi di eventi dannosi per questo luogo come quelli degli anni passati" ha aggiunto Giovanni Zardoni, collaboratore dell'associazione "Amici di Consonno".

IL FUTURO DI CONSONNO
Il futuro di Consonno è incerto. Non siamo riusciti a rintracciare gli eredi del Conte Bagno, quindi non è possibile al momento fornirvi una loro versione in merito agli avvenimenti della storia di Consonno e la città dei balocchi (lo spazio resta naturalmente a loro disposizione).
Ci sono stati tanti progetti per la riqualificazione della zona, tante idee, tanti desideri che però non sono mai stati realizzati. Un esempio è il sogno di DJ Francesco, all'anagrafe Francesco Facchinetti, che ha espresso il suo desiderio di rilevare l'area e realizzare un polo di studio sulla musica ed il divertimento.
Purtroppo Consonno rimane così per ora, speriamo che nel futuro possa tornare ad essere un luogo all'avanguardia, ma nel rispetto della natura e della memoria di coloro che lo hanno abitato nel tempo.
In questa tappa del nostro viaggio abbiamo voluto raccontarvi un evento che ha sconvolto la tranquilla vita di un borgo contadino. Si trattava di un progetto che avrebbe precorso i tempi se si pensa che Gardaland è nato nel 1975, qualche anno dopo la frana che ha fatto crollare i sogni del Conte Bagno. È indispensabile sottolineare l'importanza dell'associazione "Amici di Consonno" che si impegna quotidianamente nel preservare il più possibile ciò che resta del borgo e nel promuovere la storia del paese che grazie ai volontari viene mantenuta viva.

Rimanendo in tema di ringraziamenti, vogliamo citare Giovanni Zardoni e a Barbara Fumagalli che ci hanno raccontato la storia di Consonno guidandoci tra le rovine di ciò che resta della città dei balocchi. Un grazie speciale a Zardoni anche per averci messo a disposizione le informazioni contenute nel sito da lui creato sulla storia di Consonno, fonte indispensabile alla realizzazione di questo articolo e importante archivio per conoscere la storia della vecchia Las Vegas della Brianza con un occhio al futuro, nella speranza di veder riqualificata quella meravigliosa zona (www.consonno.it).

ATTENZIONE: le aree diverse dalla strada che attraversa il borgo di Consonno sono di proprietà privata e la visita ad essi è da svolgersi a proprio rischio e pericolo. Le strutture presenti sono pericolanti e vi è rischio di crolli o il distacco di alcuni elementi. Per questo vi invitiamo caldamente a NON oltrepassare le barriere predisposte onde evitare situazioni di pericolo.

Rubrica a cura di Giovanni Pennati e Alessandro Vergani
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