Casatenovo, vicenda Ferrarini: è davvero un passo avanti?

Ildefonso Ghezzi
Ho letto l'articolo pubblicato sabato 4 febbraio in merito alla chiusura dell'accordo di programma. Ebbene, siccome l'argomento ha sempre suscitato in me interesse, non solo tecnico, ma anche sostanziale, e poiché il destino di Casatenovo è legato indissolubilmente alla soluzione di questo grosso problema, non posso esimermi dal fare alcune considerazioni.
L'accordo di programma tra Comune, Regione, Provincia e proprietà private ha collegato imprescindibilmente la realizzazione del nuovo stabilimento alla demolizione e alla bonifica del vecchio impianto in centro paese. Il Comune, infatti, ha messo a disposizione un'area preziosa, Cascina Sant'Anna, affinché la produzione rimanesse a Casatenovo, ma con la precisa condizione che, in cambio, venisse demolita e bonificata l'area della ex Vister, ex Vismara, ex Mangimificio, liberando così il centro di Casatenovo dai rottami arrugginiti e pericolosi del vecchio complesso.
Bene! Leggo che questo accordo è stato chiuso e che il Comune è delegato alle future scelte urbanistiche. Leggo ancora che, se le proprietà non sottoscriveranno le nuove intese entro 90 giorni, tutto l'accordo salterà e le aree del centro avranno un nuovo destino urbanistico. Questo significa che, conseguentemente, lo stabilimento di Sant'Anna perderà la sua legittimità, non essendosi attuati i contenuti dell'accordo di programma il cui titolo è "Programma regionale per la rilocalizzazione della ditta Vismara e la riqualificazione del centro di Casatenovo".
Bene! Occorre negoziare la regolarità dell'immobile di Sant'Anna (che ad oggi è abusivo!) chiedendo in cambio la cessione al Comune delle aree centrali: solo così si renderà attendibile l'attuazione effettiva dell'accordo di programma.
In caso contrario ci troveremo lo stabilimento di Sant'Anna venduto, e un'area centrale di proprietà private che, disinteressate come sempre ad ogni azione positiva, la lasceranno così com'è.
Non penso proprio che, in 90 giorni, ci sia qualche istituto di credito o simili disponibile a fornire fidejussioni e sottoscrivere accordi seri.
Non credo nemmeno che una commissione comunale, seppur autorevole, che decida nuovi indici edificatori e nuove destinazioni d'uso, sia sufficiente a motivare le attuali proprietà a mettersi in gioco, e nemmeno a trovare interlocutori disponibili ad intervenire concretamente, visto che sinora, con tutta la volumetria collocata su quell'area, nulla è successo, nonostante i numerosi progetti già proposti (Arch. Botta, Arch. Zucchi...).
Posto che le proprietà non ricorrano contro le decisioni del Collegio di Vigilanza, alla chiusura dell'accordo dovrà seguire quindi la parte più delicata: quella per la quale il Comune dovrà usare tutti gli strumenti in suo possesso, anche quelli più duri, per incidere profondamente sulla proprietà delle aree.
Architetto Ildefonso Ghezzi
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