La fuga dal voto è la controreazione punitiva nei riguardi di tutta la politica

Dopo i risultati elettorali regionali di domenica e lunedì riprendo l'analisi psicopolitica riguardante le elezioni. Si sapeva che ci sarebbe stata una bassa partecipazione al voto, che ci sarebbe stata una differenza significativa tra il voto delle città, della provincia, dei paesi, e che sarebbero andati a votare i ceti medi (bassi/alti). Nella città c'è stato un voto più progressista, invece più conservatore nei paesi. Inoltre, è dato ormai per assodato che il voto è fluido, fluttuante, instabile. I dati delle elezioni provinciali, ancor prima delle politiche, evidenziavano questo tipo di dinamica sociologica. Sotto questo aspetto nulla di nuovo.

Da studi svolti dalle neuroscienze il voto, ancor prima di essere un prodotto sociopolitico, è psicologico, e il cervello risponde in modo differente a secondo della tipologia del messaggio.

La proposta del Terzo Polo sollecita la razionalità ma poco l'emozionalità ed non è per nulla empatico: il voto del Terzo Polo è maggiormente presente in aree urbane con un ceto medio alto.

La proposta di Pd, Si, Verdi sollecita l'interazione tra razionale e motivazionale. L'interazione tra queste due aree però è conflittuale e determina dei blackout producendo un messaggio ambiguo, confuso, incerto. A livello sociologico il voto ottenuto è presente maggiormente nei centri urbani e tra il cento medio.

Il difetto fondamentale del Pd e della sinistra a livello psicopolitico riguarda la mancanza di convivialità. Da anni c'è un contenitore che produce contrastati, conflitti tra fratria, appartenenza generando contenuti poco definibili, contraddittori, ambigui, protomentali. C'è un narcisismo primordiale mortifero che porta all'autoesclusione di tipo sadomasochistico. Non c'è accoglienza, non c'è nel contenitore un nucleo materno in grado di alleviare le ferite, e manca anche quello paterno. Eppure, ci sono ancora tanti elettori attivi e potenziali che sono in attesa di una gestazione benigna, creativa e affettiva.

La proposta di FdI, Lega, e FI stimola l'area emozionale. A livello sociologico il voto è maggiore nei paesi e nella provincia disseminata: raccoglie un consenso nel ceto medio, medio basso e marginale.

La posizione di FdI Lega FI è parte di un contenitore maschile, paterno, autoritario. Il codice della gestione è maschile. E' un contenitore che si difende da un nemico potenziale, reale o immaginario. Fa di questa logica la sua forza. I partecipanti costituiscono il nucleo difensivo che si fonda sull'idealizzazione di un oggetto psichico identitario primordiale come l'identità di genere, la famiglia, la patria. Questi elementi servono per attaccare, rassicurare imporre una logica forte e favoriscono un processo di identificazione per chi si sente emarginato, espropriato da una identità. In una situazione di frammentazione, di identità debole, di parcellizzazione, di proteismo generalizzato, un contenitore identitario di questa natura diventa un faro.

La proposta del M5S sollecita l'area emozionale reattiva; a livello sociologico coinvolge un ceto parcellizzato, disomogeneo per nulla periferico.

Le persone che non sono andate a votare sono state mosse dalla rabbia, dal disinteresse e dal meccanismo primordiale di attacco-fuga. A livello sociologico il non voto coinvolge tutti i ceti sociali, le aree urbane, i paesi e le periferie. Il non voto è una risposta a tutta la classe politica presente sul mercato che non risponde ai bisogni personali e causa frustrazione, insicurezza, depressione, abbandono.

La fuga dal voto è la controreazione punitiva nei riguardi di tutta la politica. E' una fuga bella e buona. E' un atto collettivo punitivo. L'individuo non percependosi accolto, compreso, ascoltato si sente messo da parte e lasciato nel suo dramma. Il non voto è una risposta controtransferale alla politica.

Dr.Enrico Magni-Psicologo
Invia un messaggio alla redazione

Il tuo indirizzo email ed eventuali dati personali non verranno pubblicati.