Il 'Buco bianco' di Rovelli aiuta a 'leggere' il fenomeno migratorio

Enrico Magni
Non so se possa interessare a qualcuno, ma durante un recente viaggio in Medio Oriente, ho avuto la possibilità di leggere e approfondire il libro di Carlo Rovelli, Buchi Bianchi dentro l'orizzonte, pubblicato da Adelphi. E mentre mi confrontavo con questa grande realtà mediorientale, i buchi bianchi mi aiutavano a leggere con un altro occhio il fenomeno dell'immigrazione attuale causato dallo sviluppo differenziato della globalizzazione.

I buchi bianchi, raccontati da Rovelli, sono parenti stretti dei buchi neri presenti nell'universo e ci pongono delle domande che da millenni ci perseguitano perché coinvolgono la dimensione del tempo-spazio. I buchi bianchi non riguardano soltanto la reversibilità o l'irreversibilità fisica della costellazione, ma toccano la percezione di ognuno di noi.

Stando sulla soglia di un buco nero, secondo Rovelli, il tempo scorre più lentamente che da lontano. La stella, nel buco nero di Rovelli, a causa della forza di gravità, si schiaccia. Allo stesso modo è diverso decifrare quello che accade in Medio Oriente stando sulla soglia, stando lontani, stando dentro il canale.

Per un viaggiatore, in transito, è impossibile entrare dentro il tubo mediorientale, l'unica cosa che può fare è quella di decifrare i costumi, le abitudini, la dimensione geofisica, la geomorfologia, la condizione sociale, politica, economica, religiosa. Il corpo e la fisicità del viaggiatore, in quel poco tempo limitato, tocca la materialità, l'energia delle cose che gli stanno accanto.

Il movimento del viaggiatore lascia delle impronte nel campo e delle energie che non coincidono con chi sta fuori dall'orizzonte mediorientale. Come la stella è schiacciata all'interno del buco nero a causa della forza gravitazionale, così chi vive in Medio Oriente è costretto a misurarsi con quelle condizioni. Ciò che accade all'interno del buco è molto complesso: implosioni, contrazioni, esplosioni costringono la stella a deformarsi e muoversi. Le forze attrattive, repulsive, esplosive sono molteplici e potrebbero fuoriuscire dal buco bianco come una palla che rimbalza o un film capovolto, generando fenomeni incontrollabili e ingestibili, com'è sempre successo nell'universo e nelle immigrazioni.

Noi siamo figli di un lungo processo migratorio. A differenza di prima, oggi, i processi migratori sono istantanei, veloci. Il dato che lega il migrante di allora con quello di oggi è quello della sopravvivenza, della ricerca di condizioni migliori. Il disequilibrio attuale è un processo produttivo e sociale infinitamente veloce che stravolge il paradigma temporale della cronologia inventata dal cronometro. A questa concezione classica del tempo e della produzione va sostituita quella quantica. Il tempo cronologico corrisponde a quello dell'industrializzazione e del colonialismo: è un tempo schiacciato dentro un buco nero.

Guardare il mediorientale con occhi che stanno di là del mediterraneo, vuol dire leggere il fenomeno con strumenti ormai decaduti e nostalgici di un tempo che non esiste più.

Il buco bianco è il tempo-spazio del futuro, è il tempo irreversibile, è il tempo delle decisioni. E' necessario attrezzarci di nuovi strumenti per leggere e comprendere ciò che ci accade. Per prendere decisioni dinamiche bisogna almeno stare sulla soglia per catturare lo iato temporale tra ciò che succede e ciò che va fatto. Nulla è stabile, tutto è instabile e in movimento.

Dr.Enrico Magni-Psicologo
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