Barzago: non c'è stata contraffazione sul prosecco. Il giudice assolve tutti

Si è conclusa con una sentenza di assoluzione la vicenda giudiziaria che ha portato due brand di prosecco a ''scontrarsi'' davanti al Tribunale di Lecco.
L'accusa per la ligure ''Liquid Gold'' era quella di aver venduto bottiglie con le medesime fattezze della veneta ''Bottega'': oggetto del contendere, in particolare, i vetri di colore oro e rosa specchiato, verniciature praticate sui vetri dalla Metallizzazione Molteni di Barzago.
Sedevano quindi al banco degli imputati con l'accusa di contraffazione - in questo stralcio lecchese per il procedimento ''madre'' avviatosi a Imperia nei confronti dell'amministratore delegato Roberto Marino della cantina di Ventimiglia - il titolare 92enne dell'azienda barzaghese Paolo Molteni (originario di Renate), Chiara Brisotto (56enne friulana per l'azienda di imbottigliamento San Simone) e Giuliano Tombacco per l'omonima vinicola con sede a Padova.
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La contestazione mossa dalla Procura della Repubblica di Lecco nei confronti dei tre imputati, e sostenuta dalla costituita parte civile Sandro Bottega, quella di aver prodotto bottiglie di spumante “plagiando” in colore, forma e dimensioni, il prodotto della trevigiana ''Bottega spa'', registrato con marchio ue e internazionale. ''La verniciatura specchiata oro e rosa è stata una mia invenzione degli anni novanta'' aveva dichiarato l'imprenditore Bottega in aula al momento di rendere la propria testimonianza, spiegando al giudice e alla pubblica accusa di aver iniziato a mettere quelle bottiglie in produzione solo dieci anni dopo e di aver registrato il marchio solo nel 2013.
Secondo la parte civile, che in fase di requisitorie aveva chiesto una provvisionale di 30 mila euro, la ''Liquid Gold'' avrebbe creato un ingente danno all'azienda vinicola veneta, che vanta un mercato presente in 160 paesi: le bottiglie di presunta imitazione, vendute ad un prezzo più basso, avrebbero causato un consistente calo delle vendite per la società Bottega.
Di tutt'altro avviso la tesi difensiva (portata avanti dagli avvocati D'Agostino e Tosel per Molteni, Malattia e Guglielmin rispettivamente per Brisotto e Tombacco): la contraffazione non sarebbe provata per delle mere simiglianze e la società che ha registrato il marchio non potrebbe far valere come proprio un determinato colore.
Venerdì il giudice giudice monocratico Gianluca Piantadosi, dopo aver ascoltato le repliche delle parti ed essersi ritirato in camera di consiglio, ha pronunciato sentenza di assoluzione con formula piena per l'imprenditore barzaghese e gli altri due imputati: il fatto non sussiste.
F.F.
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