Falsi certificati per patenti: l'accusa chiede la condanna. Le difese: indagini lacunose

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La vicenda ruota tutta attorno a presunti falsi certificati di residenza prodotti per convertire la patente di guida da extracee a europea.

Dei sei imputati (5 albanesi e un italiano) per l'indagine partita nel 2018 dalla polizia stradale di Lecco su segnalazione della motorizzazione per sospette pratiche giunte al vaglio della commissione, ne sono rimasti quattro (2 hanno già patteggiato) per i quali questa mattina gli avvocati difensori hanno esposto le arringhe difensive, tutte con la richiesta di assoluzione piena.
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Diverso chiaramente il parere della pubblica accusa con il vice procuratore onorario Mattia Mascaro che ha chiesto 3 anni e 4mila euro di multa per B.G. l'italiano ritenuto un po' la mente di tutta la vicenda e un anno e 500 euro di multa per i restanti tre di origine albanese, M.X., T.C. e C.A.

Violazione del testo unico in materia di documentazione amministrativa, falsa attestazione o dichiarazione a un pubblico ufficiale sulla identità o su qualità personali proprie o di altri, ricettazione, falsità materiale commessa dal pubblico ufficiale in certificati o autorizzazioni amministrative, falsità materiale commessa dal privato: sono i capi di imputazione che, a vario titolo, sono stati contestati a seguito dell'indagine che ha portato in aula diversi soggetti, tra cui anche l'impiegata di un'autoscuola del casatese chiamata a raccontare la conoscenza e i rapporti intercorsi con l'imputato principale, considerato intermediario con gli stranieri.

Gli avvocati si sono rivolti al giudice Gianluca Piantadosi parlando di indagini lacunose e monche, di capi di imputazione “indeterminati” e dunque di un processo che non sarebbe dovuto nemmeno partire.

L'avvocato Luca Del Bue che assiste il principale accusato, in particolare, si è scagliato contro le modalità con cui sono state condotte le indagini (citando ad esempio l'assenza di un consulente di parte durante l'ispezione del PC dell'imputato e comunque parlando di mancanza di garanzie difensive.

Perno della strategia difensiva l'assenza della prova della contribuzione fattiva di B.G. alla causazione dei reati. "Il certificato di residenza che gli inquirenti sostengono sia stato contraffatto dal mio assistito e rinvenuto poi in agenzia, in realtà è un documento che non serve alla conversione della patente. La procedura vuole solo l'autodichiarazione da parte della persona, in questo caso i soggetti albanesi, e poi la visita medica. Circostanze queste che esulano da ciò che è stato messo in atto dal mio assistito, ritenuto l'artefice di tutto ma in realtà estraneo.

Il giudice ha rinviato al 22 marzo per repliche e lettura del dispositivo.
S.V.
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