Castello: gamba rotta all'avversario sul campo da gioco, attaccante assolto in Tribunale

"Si è trattato di uno scontro di gioco, come ne avvengono tanti". Questa la versione, concorde, resa al cospetto del giudice monocratico Paolo Salvatore dai compagni di squadra di Mario Pirovano, classe 1983, attaccante della Polisportiva Castello Brianza finito a processo - con l'accusa di lesioni aggravate - per quanto successo al ventesimo minuto della partita giocata sul campo di casa il 9 ottobre 2021. Era il primo match post covid del campionato di Eccellenza del CSI. Gli ospiti erano i ragazzi della Polisportiva 2001. In porta, per i lecchesi, giocava Enrico Rosa, la controparte, sia sul rettangolo di gioco sia in Aula. Per lui la carriera calcistica, è finita a Castello Brianza, quando a seguito di un contatto con l'imputato, ha riportato una brutta frattura ad una tibia, con un danno funzionale permanente nonostante gli interventi subiti e la successiva riabilitazione, come rimarcato quest'oggi nella propria arringa dal suo legale, l'avvocato Laura Lodato.
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Per il querelante - e per i suoi compagni di squadra escussi in Tribunale nell'udienza dello scorso 11 gennaio - lo scontro con Pirovano poteva essere evitato. L'attaccante brianzolo, nell'inseguire un pallone lanciato da fondo campo verso la porta avversaria presidiata dal lecchese, sarebbe stato in palese ritardo rispetto all'estremo difensore, entrando dunque poi intenzionalmente sulla sua gamba, a sfera già spazzata via dal numero 1 della Polisportiva 2001.
La giustizia sportiva ha archiviato l'accaduto comminando due giornate di esplusione a Pirovano. Quella penale ha fatto invece il proprio corso, con il processo arrivato oggi a sentenza. Il giudice, ha chiuso la vicenda assolvendo il quarantenne, attuale vicesindaco di Castello. "Il fatto non costituisce reato", ha decretato, concordando dunque - evidentemente - con la tesi difensiva. "Si è trattata di una tipica azione di gioco" l'esordio, prendendo la parola, dell'avvocato Michele Cervati, legale dell'attaccante congiuntamente alla collega Laura Redaelli, evidenziando altresì incongruenze nelle versioni rese in aula dai tesserati della Polisportiva 2001 introdotti come testimoni dalla pubblica accusa e sottolineando come anche l'arbitro, nel compilare il referto, non abbia fatto alcun riferimento a azioni violente che esulino dalla competizione sportiva. La toga, nella propria arringa, è arrivata addirittura a parlare di "querela pretestuosa" da parte di un avversario che, indubbiamente ha subito un grave infortunio, ma che, rimasto anche senza risarcimento da parte dell'assicurazione, accusa ora Pirovano di un qualcosa riconducibile invece solo alle dinamiche stesse del calcio. Di diverso avviso non solo l'avvocato di parte civile ma anche la Procura, con la richiesta di condanna a 3 mesi rimasta “inascoltata” dal giudice.

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A.M.
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