Salvatore Borsellino agli studenti: fate sentire il ''fresco profumo di libertà'' voluto da mio fratello Paolo

''Spero che voi giovani riusciate a far sentire quel fresco profumo di libertà che voleva mio fratello Paolo''. Con queste parole di augurio Salvatore Borsellino – fratello del giudice Paolo Borsellino – si è rivolto agli studenti e alle studentesse in occasione della Giornata nazionale della memoria e dell'impegno in ricordo delle 1081 vittime innocenti delle mafie che ricorre oggi, giovedì 21 marzo.
E ad ascoltare le parole di Salvatore Borsellino i giovani erano veramente tanti, da diverse scuole: dall'Istituto Bachelet di Oggiono, dall’Istituto Greppi di Monticello, dall’Istituto Viganò di Merate e dall’Istituto Marco Polo di Colico. Tutti collegati in rete fra loro, nell’ambito del progetto Centri di Promozione della Legalità.
''Mi dà fastidio quando mio fratello viene chiamato eroe, è un modo per allontanarlo. Mio fratello non era un eroe, era un uomo che ha deciso di fare fino in fondo il suo dovere''. Un’affermazione netta, come netta – secondo Salvatore Borsellino – deve essere la distinzione fra chi ha agito onestamente nella lotta alla Mafia e per la verità, giurando fedeltà alle istituzioni e rimanendovi fedele. Come fece Paolo Borsellino. Al contrario invece, di chi tradì le stesse istituzioni alle quali aveva prestato giuramento. Come coloro che, da dentro le istituzioni, cercarono un compromesso con l’interesse mafioso. Netta deve essere anche la distinzione – secondo il fratello del magistrato – fra chi ha cercato la verità dopo le stragi di mafia e chi questa verità ha cercato di insabbiarla.
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Salvatore Borsellino

La ricerca della verità sulla strage di Via d’Amelio resta una grande opera incompiuta delle istituzioni, dello stato. Salvatore Borsellino ha ricordato i quattro processi che non hanno condotto alla verità. Non si è giunti nemmeno a una visione univoca di fronte all’impianto accusatorio cosiddetto ''della trattativa mafia-stato''. ''Nel primo processo sono state espresse sentenze di condanna. In Appello gli imputati sono stati assolti perché il fatto non costituisce reato. Infine, nella sentenza di Cassazione assolti per non aver commesso il fatto'' ha ricostruito il relatore della mattinata odierna. ''I depistaggi sono stati all’ordine del giorno, fin dagli attimi successivi alla strage. La valigetta di mio fratello è stata prelevata dall’auto in fiamme, poi riposta dentro sperando che bruciasse. L’agenda rossa è stata fatta sparire'' ha aggiunto.
Salvatore Borsellino ha ricordato l’anomalia della strage di Via d’Amelio e di quei giorni d’estate del 1992. Alla luce dell’iter legislativo del decreto ''Martelli-Scotti'' che – presentato dopo la strage di Capaci nella quale rimase ucciso il giudice Giovanni Falcone - ha portato all’introduzione del 41bis, dell’ergastolo ostativo e di altre norme che, come quelle sui collaboratori di giustizia, hanno consentito ai magistrati di condurre un’azione più incisiva nella lotta al crimine organizzato.
''Non c’era in Parlamento la maggioranza sufficiente per l’approvazione del decreto. Sarebbe stato respinto. Dopo la strage di via d’Amelio, a tre giorni di distanza dalla morte di Paolo il decreto viene approvato'' ha proseguito Borsellino. Un’anomalia che – a suo avviso – evidenzierebbe come non fosse interesse della mafia commettere un’altra strage di enormi proporzioni, senza che questa si rivelasse contro producente per gli interessi del crimine organizzato. A gettare una luce su quanto accaduto, o per lo meno un dubbio, sarebbe stato un dialogo di Totò Rina intercettato telefonicamente.
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''Si capisce che compiere la strage in quel momento non era nell’interesse della mafia. Forse la trattativa è stata una causa scatenante dell’accelerazione che ha portato alla strage di Via D’Amelio'' ha proseguito. Inoltre, durante le fasi di preparazione dell’autobomba, sarebbe stato presente un uomo, esperto di esplosivi, non legato al crimine organizzato. ''Non è stata una strage solo di mafia, ma è stata anche una strage di stato'' ha concluso il fratello del giudice che evidenziando l’esigenza dell’adozione di una normativa comune fra gli stati dell’Unione Europea volta a contrastare la criminalità organizzata che da anni ''non conosce confini'', ''è andata diffondendosi'' e ''sposta capitali in rete con un click''.
Venendo all’oggi Salvatore Borsellino esprime critiche nei confronti dell’operato del Governo. ''Dice di aspirare a Falcone e Borsellino; invece, attenta all’indipendenza della magistratura e smantella il patrimonio legislativo che Falcone e Borsellino hanno lasciato''. Critiche che unite alle perplessità per la ''mancata giustizia a 30 anni dalla strage'' lasciano molta amarezza e rassegnazione al fratello del giudice. ''Sono sicuro che non riuscirò a vedere nella mia vita la verità. Per questo incontro i giovani per trasmettere quella speranza che non ho più''.
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L.A.
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