Bevera: pranzo e messa alla Consolata per la Festa dei Popoli

Come da tradizione, i Missionari della Consolata, insieme ai volontari e alle associazioni coinvolte, hanno invitato i fedeli a partecipare all’ampio programma previsto per la Festa dei Popoli. La mattinata di domenica 24 marzo, presso il centro di Via Romitaggio a Bevera di Castello Brianza - ora sotto la responsabilità di Padre Antonello Rossi - è stata inaugurata dalla messa delle ore 11, preceduta dalla processione con gli ulivi. A seguire, la cerimonia è stata arricchita dalla preghiera ecumenica con la Chiesa Evangelica Cristo Re, per poi concludere con la presentazione del progetto ''Tavola di Cutro'' in ricordo dei morti in mare. In linea con lo spirito della giornata, i partecipanti sono stati accolti con il pranzo etnico, a base di cous cous con verdure, polenta e carne, animato da un momento di riflessione. 
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''Questa festa - ci ha spiegato Fabio Limonta, organizzatore e volontario dell’iniziativa - si organizza tradizionalmente nella Casa dei missionari da diversi anni. Si celebra la Domenica delle Palme e si associa l’accoglienza che, a Gerusalemme, si riserva all’ingresso di Gesù, all’ospitalità verso popoli, con spirito di fraternità. Per questo motivo, si coinvolgono anche persone di altre culture, culti o denominazioni religiose: per esempio, quest’anno abbiamo invitato una comunità evangelica, proveniente dal Centro e Sud America''.
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''La giornata viene programmata dalle principali associazioni che operano in questo istituto, tra cui Namaste, che si occupa di accoglienza di migranti, la Cooperativa di commercio equo solidale Karibuny, la comunità dei laici missionari della Consolata. Invece, il servizio e la mensa sono affidati al gruppo giovani e adolescenti, che segue un percorso educativo all’interno di questo luogo'' ha concluso.
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Questo momento di incontro e di condivisione rappresenta inoltre, un’occasione importante di confronto ed esposizione di testimonianze e progetti: tra questi, è compreso la ''Tavola di Cutro'', a cura della Cooperativa Karibuny. ''Questa idea è nata da una Cooperativa di commercio equo di Carcare, in provincia di Savona, in seguito al naufragio dell’omonima città, da cui prende il nome questa iniziativa" ci ha raccontato Joseph Parolini, presidente di Karibuny. ''Quindi, i membri hanno sentito la necessità di recarsi sul posto della strage e far sentire la propria presenza: sono arrivati da lì con questi frammenti e hanno pensato che fosse necessario esprimere il sentimento di solidarietà''. 
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A partire da questo momento, ha preso avvio l’intenzione di aprire una teca, grazie al coinvolgimento di altre botteghe del mondo, attraverso una sorta di pellegrinaggio. ''Idealmente, questa esposizione - ha proseguito Parolini - conclude un viaggio che è stato interrotto: prima di arrivare qui, è stata allestita a Pavia, per poi tornare nella città di origine, Carcare, dove, il 29 aprile, si terrà l’anniversario della partenza. Averla anche nel nostro centro è un segno importante perché rappresenta il bisogno di ribadire le motivazioni che, ogni giorno, ci esortano a impegnarci nella nostra attività. Per questa ragione, è stata posizionata al centro della bottega, per sottolineare il suo valore simbolico, nonostante non corrisponda a logiche commerciali di un negozio''.
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Anche la scelta della sede di esposizione non è risultata casuale, definita dagli organizzatori come ''luogo del cuore'', per evidenziare il carattere cordiale e attento. Un altro aspetto messo in luce nel corso del pranzo è stata anche l’attualità della migrazione, nelle sue diverse sfaccettature: un esempio di vita è stato portato da una donna ucraina, arrivata in Italia a causa della guerra, che ha ringraziato calorosamente l’Italia per la gentilezza e l’integrazione che le ha riservato. 
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V.I.
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