Il Greppi ospita Don Burgio e il suo racconto sui ragazzi

Un incontro emozionante, quello tenutosi nell’Aula Magna dell’Istituto Alessandro Greppi assieme a Don Claudio Burgio, cappellano del carcere minorile Beccaria di Milano e fondatore della Comunità Kayros, che ospita minori sotto procedimento penale e ragazzi e ragazze vittima di situazioni di difficoltà familiari. Studenti e studentesse delle classi seconde di tutti gli indirizzi, nonché delle terze dell’indirizzo socio-economico, hanno potuto ascoltare una delle figure più autorevoli dell’impegno civile nel campo del contrasto alla delinquenza minorile, nonché del recupero dei ragazzi che hanno commesso reati. Ragazzi, perché il dato con cui si è aperto l’incontro riguarda proprio la schiacciante maggioranza maschile di presenza nelle carceri minorili: cinquecento contro le tredici femmine, nell’Italia di oggi. La rapina, soprattutto di gruppo, è il primo reato, seguita dal furto e dallo spaccio di sostanze stupefacenti. 
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Al microfono Don Claudio circondato dagli studenti del Greppi

Don Claudio ha parlato ai ragazzi e alle ragazze del Greppi dell’importanza della scuola come luogo di confronto, di aggregazione, di costruzione di prospettive: tutti elementi che contribuiscono a creare relazioni e strumenti alternativi alla delinquenza. Contribuiscono, ma non danno garanzie, se, come ha spiegato il sacerdote, circa un quarto dei reati più gravi è commesso dai ragazzi cosiddetti normali, che provengono da famiglie che non presentano particolari svantaggi. Chi arriva alla comunità Kayros o al carcere Beccaria ha come minimo comun denominatore la sofferenza, il malessere, che fa precipitare chi non ha la fortuna di trovare un giusto aiuto. 
Un aiuto che, però, non deve essere precluso nemmeno quando l’errore è stato commesso. Alla comunità Kayros si chiede di guardare oltre gli sbagli del passato, di capire che per uscire dallo stato di sofferenza è necessario mettersi nei panni altrui, darsi da fare per aiutare chi ci sta vicino, costruire condivisione, persino nelle situazioni più estreme e rischiose.
Don Claudio ha poi raccontato di casi affrontati in passato, come quello del cantante lecchese Baby Gang, nome d’arte di Zaccaria Mouhib, che proprio a partire dall’esperienza al Beccaria ha costruito la propria passione per la musica rap, costruendosi una via che, se non l’ha allontanato del tutto dalla criminalità, visti i suoi problemi recenti con la giustizia, gli ha consentito di aprirsi alla comunicazione della propria personalità, dopo una vita passata a sentirsi diverso, inadeguato, un ragazzo di serie b. Percorso simile a quello del giovane Sacky, che con l’etichetta musicale Kayros Music ha fatto nascere la propria carriera di trapper, dopo un’infanzia e un’adolescenza difficilissime.
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Argomenti che potrebbero sembrare lontanissimi alla gran parte di studentesse e studenti della scuola superiore monticellese, ma che in realtà parlano della parte più fragile di noi e della nostra società, di persone che non trovano il loro posto nel mondo e sentono di non avere alternative a una vita fuori dalla legalità. Non esistono ragazzi cattivi – ricorda Don Burgio agli ascoltatori dell’aula magna – quindi è necessario andare oltre le etichette e i pregiudizi.
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