Casatenovo: cena in oratorio per supportare il progetto in Brasile di don Andrea Perego

''Non sarà solo una scuola calcio, ma una vera e propria occasione di educazione attraverso lo sport''. Sono queste le parole con cui Paola Limonta, volontaria oratoriana impegnata - con altri, fra i quali spicca la dottoressa Francesca Lanfranconi - nel supporto alla realizzazione progetto, ha descritto il “Clube de futebol” inclusivo, l’iniziativa di scuola calcio rivolta ai bambini e ai ragazzi delle favelas di Salvador de Bahia che da mesi sta tenendo occupato il sacerdote lecchese don Andrea Perego, in missione nella città brasiliana da ormai più di un anno, dopo oltre due lustri trascorsi a Casatenovo.
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Don Andrea

''Gli obiettivi di questo progetto in realtà sono due'' ha aggiunto Limonta, specificando ancora una volta l’idea alla base della realizzazione dell’iniziativa. ''Siamo contenti che questi ragazzi possano imparare una disciplina come quella del calcio, ma soprattutto, siamo contenti che possano vivere e apprezzare reciprocamente esperienze di relazione e di condivisione''.
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Quello del Clube de Futebol, quindi, si presenta in primo luogo come un progetto incentrato sul far conoscere ai ragazzi a cui è rivolto il valore dell’umanità. Ciò che emerge dai racconti di chi, nelle parti più disagiate di questa metropoli brasiliana c’è stato. Quello che manca nelle favelas - e che di conseguenza causa innumerevoli altri problemi - è proprio la considerazione per la vita umana. Quella delle favelas di Salvador infatti, come racconta anche don Andrea nelle sue lettere che periodicamente manda alla comunità casatese, è una realtà piegata dalla corruzione e dalle condizioni di povertà a cui è ridotta la popolazione, e dove, di conseguenza, a farla da padrone è la violenza, sia fisica che verbale. Basti pensare, per esempio, al fatto che la principale causa di morte per gli adolescenti è l’omicidio.
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È proprio in questa realtà, che si contrappone nettamente a quella del centro città, popolato da ricchi e facoltosi cittadini, che è atterrato e che opera attualmente don Andrea. Nello specifico, il religioso opera nel “barrio” di Plataforma, nella parrocchia di Jesus Cristo Ressuscitado, un piccolo spazio aperto all’accoglienza e all’aiuto. A dare uno spazio sicuro ai ragazzi che vivono in queste circostanze sono proprio i posti di questo tipo, che, soprattutto grazie alla collaborazione di missionari e volontari proprio come il “nostro” sacerdote, permettono di riunirli e, soprattutto, educarli.
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Come spiegato ancora da Paola Limonta, la parrocchia di Jesus Cristo Ressuscitado è nata negli anni ‘70 grazie ad alcuni benefattori che si diedero parecchio da fare. Ci furono una bonifica e molti altri lavori, che culminarono proprio con la costruzione della chiesa, ad oggi ancora sostenuta, oltre che dalla diocesi di Cremona, proprio da alcuni privati.
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''Credo che il modo migliore per parlarti della parrocchia sia di farlo attraverso gli occhi di una persona che per me è diventata molto speciale'' ha spiegato ancora Paola Limonta. ''Lei si chiama Ubiraneide, detta "Bira", e io e mia cugina Maria - anche lei coinvolta nei progetti di don Andrea - l'abbiamo conosciuta per caso, in un'occasione in cui lei ci ha raccontato di essere originaria proprio di Salvador de Bahia. Colpite dalla coincidenza della situazione, siamo entrate più in confidenza con lei, che ci ha spiegato la sua storia e il suo passato, culminati con il matrimonio con un uomo italiano che l'ha portata a trasferirsi proprio qui da noi. Così, anche noi ci siamo aperte con lei e le abbiamo raccontato che abbiamo un amico, ovvero don Andrea, che sta proprio a Salvador, nella sua parrocchia. Forte di queste informazioni, ci ha assicurato che quando fosse andata a trovarlo, l'avrebbe sicuramente salutato: insomma, fra una coincidenza e l'altra, una volta tornata, abbiamo scoperto che in sostanza si erano già conosciuti, qui in Italia''.
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"Certe coincidenze non avvengono mai per caso, quindi non abbiamo potuto non coinvolgerla nelle nostre impressioni e sensazioni in merito alla parrocchia. Quando lei ha visto l'operato della diocesi di Milano, però, non ha avuto la stessa percezione che ne abbiamo avuto noi. "Sì insomma, fanno scuola di danza, uncinetto, c'è l'oratorio... sono belle iniziative, ma non mi è sembrato niente di eclatante" pensavo io, che non vedevo nulla di diverso da ciò che abbiamo qui noi. È stato proprio in questo senso che lei mi ha aperto gli occhi. "Tu non ti rendi conto, non sai cosa stai dicendo" mi ha detto. "Tu devi immaginare che in mezzo all'immondizia c'è qualcuno che decide di ritagliare uno spazio in cui tutto questo a un certo punto ha valore. Stiamo parlando di bambini che nascono con la consapevolezza di non valere niente né per i loro cari né per il resto del mondo, per i quali non esiste l'idea di futuro, stiamo parlando di gente che non conosce la bellezza, la musica, la danza, che non conosce il valore di sé stesso come persona: ecco, vedere che c'è qualcuno che si adopera per questo, che peraltro viene da un altro paese, nel quale stava anche bene, ed è venuto qui a stare male, per me è un miracolo." Questo mi ha aperto gli occhi, mi ha permesso di guardare le cose diversamente e dalla volta successiva della mia visita in Brasile ho iniziato a vedere le cose sotto un altro punto di vista" ha commentato ancora Paola.
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È chiaro, ora, perché un progetto di scuola calcio diventa così importante, e si carica di una valenza così significativa. È qui infatti che entra in gioco la dott.ssa Lanfranconi, citata in apertura, medico dello sport già coinvolta nel progetto Sport Therapy. Fra i progetti che l'hanno vista impegnata, da sottolineare è proprio quest'ultimo, nel quale ha dimostrato l'importanza - vincendo anche un bando europeo - dell'attività fisica per i bambini malati oncologici, cosa dalla quale si è tendenzialmente spaventati perché si pensa che possa gravare ancor di più sul ragazzo. Secondo la tesi di Lanfranconi, invece, lo sport è fondamentale soprattutto in questi casi, poiché aiuta molto nella ripresa fisica e di conseguenza anche in quella mentale, le quali implicano anche un cambiamento di prospettiva da parte della famiglia stessa.
"Parlando con la dott.ssa Lanfranconi, con la quale abbiamo proprio pensato all'idea della scuola calcio, ci siamo resi conto del fatto che ciò di cui hanno bisogno queste persone non è tanto il cibo, quanto proprio l'educazione, in primo luogo alla relazione. Un progetto come questo è un progetto soprattutto di educazione attraverso lo sport" ha commentato ancora Paola Limonta. "Ci riempie d'orgoglio, dunque, sapere che siamo arrivati a raccogliere quasi 90 iscritti, quando noi ci siamo preparati per 100''.
"Per la realizzazione del progetto in sé abbiamo avuto il contributo economico e professionale di Inter Campus, il progetto nato per volere di Moratti - il presidente dell'Inter - e di tutta la sua famiglia" ha continuato Paola. "Nel corso degli anni loro hanno aperto scuole calcio con l'intento educativo per tutto il mondo, ce ne sono molte anche in Italia. Fortunatamente hanno accettato la nostra proposta che prevedeva 3 formatori, 3 uomini che formeranno i 3 allenatori brasiliani: uno sarà totalmente a nostro carico, mentre due saranno offerti da Inter Campus, che pagherà per noi. Saranno un allenatore, un pedagogista e psicologo e un formatore tecnico. Per qualche motivo, poi, in Brasile questi ragazzi hanno un'ammirazione incredibile per il calcio italiano e per l'Inter, sono già emozionatissimi all'idea che arrivino questi allenatori, anche perché porteranno le magliette dell'Inter!".
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"Molto farà l'intervento di questi tre educatori. Il nostro lavoro, poi, sarà anche sulle famiglie, che farà un po' da contorno" ha proseguito Paola Limonta. "La nostra impronta sul progetto, in particolare, sarà quella di indirizzarlo verso l'inclusione, sia nei confronti delle bambine, che potranno e dovranno partecipare, perché non si dia per scontato che preferiscono la danza, sia nei confronti dei bambini con diverse difficoltà, perché anziché essere nascosti e considerati una macchia, entrino a far parte della vita comunitaria come gli altri''.
I fondi necessari per aiutare ed educare i ragazzi delle favelas di Salvador, tuttavia, non si fermano a quelli elargiti da Inter Campus. I progetti a cui stanno lavorando don Andrea e altri, infatti, sono molti altri, e riguardano bisogni più concreti come la scuola - il tasso di analfabetismo, soprattutto negli adulti, è a livelli estremamente alti, infatti nelle scuole di CL, un po' l'unica via di speranza per i piccoli bahiani, si fanno attività educative e propedeutiche alla lettura sin dall'asilo, per anticipare il più possibile l'apprendimento di tali conoscenze affinché, una volta abbandonati gli studi, almeno quelle si abbiano. Lo stesso don Andrea insegna nel "Centro Educativo Joao Paolo II". A sostenere questi progetti, dunque, subentra la comunità casatese: è per questo infatti che sono state pensate diverse iniziative, come la vendita di pastiere e arance, la realizzazione di mercatini dell'usato e tanto altro.
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Una delle ultime iniziative a sostegno dei progetti in Brasile è stata una cena in oratorio a Casatenovo, tenutasi alla presenza di circa una cinquantina di persone la sera di sabato 13 aprile. Proprio in occasione di questa cena anche Bira si è unita alla comunità casatese, portando un po' di cultura culinaria brasiliana fra le mura dell'Oratorio di San Giorgio, e la dott.ssa Lanfranconi ha presentato il progetto ai presenti, specificando gli obiettivi della serata. "Stiamo parlando di una situazione di estremo disagio, quindi il nostro scopo non è quello di fare reclutamento di nuovi talenti o promesse del calcio, ma è quello di usare questa disciplina per dare l'opportunità a questi ragazzi di rientrare nella vita comunitaria e nella città" ha commentato Lanfranconi. "Volevo ringraziare il gruppo che è riuscito a raccogliere già tutti i fondi necessari al primo anno (il progetto ne dura tre, ndr.), con i quali verranno pagati gli allenatori, le divise e la formazione di questi allenatori" ha concluso la dottoressa.
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Fra gli altri progetti a sostegno delle raccolte fondi destinate al Brasile, va sottolineato lo spettacolo "La Sirenetta" della Compagnia del domani, tenutosi questo fine settimana al Palladium di Lecco. Da sottolineare infine l'importante ruolo di APS Ballerio ETS che ha già al suo attivo numerosi progetti in Italia e nel mondo e che si sta occupando degli aspetti legali, burocratici e fiscali dell'iniziativa.
Insomma, un progetto che coinvolge persone - è il caso di dirlo - da una parte all'altra del mondo, che grazie all'impegno di molti sta ottenendo diversi risultati, che stanno portando miglioramenti nelle vite di persone bisognose.
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G.G.
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