Cremella: posata una pietra d'inciampo alla memoria di Ettore Panzeri, deportato

Un momento di festa, ma dal carattere solenne e dalla grande carica emotiva: si potrebbe riassumere così la cerimonia del 25 aprile organizzata e promossa dal Comune di Cremella, che ha riunito davanti all'edificio istituzionale una nutrita folla di persone.
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L'importanza e l'occasione della giornata hanno permesso all'amministrazione cremellese di unire alle commemorazioni della festività nazionale anche il rendere onore alla memoria di Ettore Panzeri, concittadino vittima della deportazione attuata durante l'occupazione nazista, attraverso la posa di una cosiddetta "pietra d'inciampo", una placca solitamente in ottone collocata nel terreno proprio a ricordo dei deportati, permettendo a chiunque vi "inciampi", appunto, di non dimenticare l'identità di queste persone. L'importanza e l'insegnamento della commemorazione sono state perfette, inoltre, per organizzare in occasione della medesima ricorrenza anche la consegna delle Costituzioni ai ragazzi diventati maggiorenni nel 2024, ovvero i nati nel 2006.
All'evento, oltre alla già citata amministrazione comunale, erano presenti anche il gruppo alpini, il prefetto di Lecco dott. Sergio Pomponio, le autorità civili e religiose e, naturalmente, i parenti di Ettore Panzeri.
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Valerio Rigamonti

Dopo un breve momento di preghiera iniziale, l'incontro è stato aperto dal consigliere delegato alla cultura Valerio Rigamonti, che, dopo aver salutato e ringraziato i presenti, con particolare attenzione al prefetto, ha espresso un commento in onore della giornata, spiegando, allo stesso tempo, le varie tappe che avrebbero caratterizzato l'incontro. "Oggi riviviamo, in maniera simbolica, gli snodi rilevanti della storia d'Italia del secolo scorso: l'esperienza tragica della deportazione attraverso il ricordo della vicenda del nostro concittadino Ettore Panzeri e la posa di una pietra d'inciampo a lui dedicata, la fine del totalitarismo fascista celebrata nella ricorrenza odierna della festa della Liberazione. La nascita della Costituzione Italiana e il doveroso compito della collettività di tramandare i valori attraverso il gesto significativo della consegna di una copia della Costituzione ai neo diciottenni" ha detto, prima di passare la parola al sindaco di Cremella Ave Pirovano.
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Il Prefetto Sergio Pomponio e il sindaco Ave Pirovano

"Grazie a tutti i presenti della partecipazione a questo momento solenne che pone al centro dell'attenzione la nostra Costituzione. Mi rivolgo alle ragazze e ai ragazzi qui presenti, cioè i diciottenni: avete raggiunto, o raggiungerete, la maggiore età, che indubbiamente è un grande traguardo, ma sappiate che tanti altri vi aspettano e nella nostra carta costituzionale, che poi riceverete, sono inseriti fondamenti indispensabili per essere cittadini onesti e solidali" ha detto il Sindaco rivolgendosi ai neo maggiorenni. "Uno dei principi che viene richiamato spesso nella Costituzione, per esempio, è il rispetto dei diritti, dell'uguaglianza e della libertà, una parola molto importante, perché senza di essa non c'è vita. Sappiamo bene quanti conflitti armati e ideologici limitano oggi la vita di milioni di persone, conosciamo bene quanti uomini e quante donne si sono battute nel corso degli anni per la democrazia e per la pace, sacrificando purtroppo la propria vita, e oggi, con la cerimonia per la posa della pietra d'inciampo, vogliamo proprio non dimenticare. Non dimenticare Ettore Panzeri, un nostro concittadino che il 23 aprile 1944 ha pagato con la sua vita la mancanza di libertà. E proprio perché non dobbiamo mai dimenticare, in questi anni come amministrazione comunale abbiamo conosciuto ed esplorato i percorsi della memoria anche viaggiando in tanti luoghi di questa sofferenza. A voi ragazzi e ragazze in particolare dico che il ricordo, la memoria e lo studio e la comprensione costante dei fatti storici sono un'opportunità grande per capire il tempo presente."

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Per questo con la pietra d'inciampo dunque a Cremella è stato fatto un Dono con la "D" maiuscola, proprio perché, per sua stessa natura, permette alle persone di non dimenticare, in questo caso Ettore Panzeri. A raccontare la sua storia, tanto interessante quanto drammatica, è stato Eugenio Pirovano, membro del circolo LiberArci di Barzanò.
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"La formella che fra poco sarà incorporata nel selciato diviene parte integrante della memoria diffusa delle vittime del nazifascismo, un piccolo momento realizzato per restituire dignità umana a chi fu ucciso, per riflettere su ciò che avvenne e indurci a vigilare affinché non si ripeta mai più" ha detto, prima di procedere con il racconto della tragica storia del cremellese.
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Ettore Panzeri nacque a Cremella in vicolo Gerola (attuale via Nazario Sauro) il 23 novembre 1915 ed è il primo di sei fratelli. Venne chiamato alle armi nel maggio del 1935, poi, a settembre dello stesso anno, fu inviato con il 38° reggimento di fanteria in Cirenaica. Da lì venne spedito in Eritrea, dove arrivò a fine gennaio del 1936. Rientrato in Italia, nel marzo di qualche anno dopo, gli venne concessa la croce al merito di guerra, ma richiamato a fine novembre del 1940 nel settimo reggimento di fanteria, raggiunse l'Albania a fine dicembre dello stesso anno. Dopo l'8 settembre dello stesso anno, tuttavia, i tedeschi catturarono nei campi dai settecentomila agli ottocentomila militari italiani. I nazisti, per sottrarre le protezioni dalle condizioni di Ginevra per quanto riguarda i prigionieri italiani, inquadrarono gli italiani come IMI, ovvero Internati Militari Italiani, poiché in questo modo non avevano nessuna assistenza da parte della Croce Rossa.
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Foto di gruppo scattata alla serata organizzata a febbraio nell'ambito dei Percorsi nella Memoria con il Consorzio Villa Greppi

Ettore Panzeri venne catturato in un luogo sconosciuto, probabilmente a nord dell'Albania. Fu imprigionato nel campo che attualmente si trova in Serbia, e da lì venne poi mandato in Germania. La quasi totalità degli internati, fra cui Ettore, rifiutò la proposta di aderire al nuovo esercito fascista e tornare in Italia a combattere: Ettore scelse di rimanere nei campi di prigionia, dove sarebbe stato ucciso con la fame, con le botte, con il lavoro massacrante e con le malattie il 23 aprile 1944. Il 24 aprile 1945, l'armata rossa avrebbe liberato il campo, e noi oggi, il 25 aprile 2024, mettiamo una pietra in suo ricordo. Nel giugno del '97 le spoglie di Ettore tornarono in Italia e a oggi riposano nel cimitero di Cremella. "Questi per me sono i messaggi più importanti che Ettore e questa tragedia ci lasciano" ha commentato Eugenio Pirovano. "Innanzi tutto, NO al fascismo, avendo rifiutato di aderire alla Repubblica Sociale Italiana, e poi, NO alla guerra, non essendo di conseguenza tornato in Italia a combattere."
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Prima di passare alla cerimonia vera e propria di posa della pietra, due parole anche da parte della pronipote di Ettore Panzeri, che da parte di tutti i familiari ha espresso cordoglio ma anche onore per il momento della posa della pietra, e del prefetto di Lecco, dottor Sergio Pomponio, che ha espresso un suo pensiero sul significato della Festa della Liberazione. "Da cosa ci dobbiamo liberare? Qual è il senso, oggi come oggi, di avere una Festa della Liberazione? La liberazione dev'essere tale da tutte le forme di schiavitù, e le forme in cui oggi la viviamo sono quelle di cui meno ci accorgiamo, ovvero le schiavitù dell'ignoranza, della fame, della sofferenza, del possesso, della sopraffazione. Finché non ci libereremo di tutto questo, faremo solo un ricordo parziale, e la Festa della Liberazione sarà solo un evento, per quanto importante. Ciò che dobbiamo fare è attualizzarla ogni giorno, ecco perché simbolicamente consegnamo la Costituzione ai giovani, perché sono loro che devono portare avanti questi valori e credere nel futuro" ha detto, fra le altre cose, il prefetto.
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Il momento della posa della pietra, poi, che è culminato con il posizionamento di una rosa rossa in dono proprio a Ettore, è stato seguito da tutti con particolare solennità, in un rispettosissimo silenzio. A posare la pietra, d'altronde, è stato proprio un parente stretto - e omonimo - di Ettore, che ha reso il tutto ancor più sentito. 
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L'applauso che ha seguito la posa della pietra ha permesso di riconoscere il cordoglio per l'accaduto e di passare al momento successivo, incentrato sulla consegna delle Costituzioni ai diciottenni. Dopo aver chiamato i giovani uno a uno sul "palco", è stato proprio il dottor Pomponio, insieme al sindaco Pirovano e al baby sindaco Mattia a consegnare le carte ai neo maggiorenni, che poi, uno a uno, ne hanno letto i primi dodici articoli. 
Prima di congedare l'assemblea infine, non poteva non essere cantato a gran voce da tutti i presenti l'Inno d'Italia, momento che ha permesso di chiudere l'evento nel più solenne dei modi.
G.G.
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