Dolzago: don Claudio Burgio racconta ai fedeli i giovani di Kayros. ''Il riscatto è possibile''

I ragazzi possono ripartire dopo un periodo detentivo? Cosa c’è alla base dei loro atti? Sono alcune delle domande a cui si è cercato di dare risposta ieri sera a Dolzago in un incontro organizzato nella Chiesa Parrocchiale di Santa Maria Assunta. L’iniziativa, inserita nel calendario degli appuntamenti in preparazione alla Pasqua, è stata fortemente voluta dal parroco don Walter Brambilla per far confrontare tutta la comunità con realtà molto difficili del nostro paese come quella delle comunità di recupero per i ragazzi.  
Ospite della serata don Claudio Burgio che ha portato nella piccola comunità dolzaghese la testimonianza del suo grande progetto. Dopo essere stato ordinato sacerdote nel 1996, don Claudio ha collaborato con don Gino Rigoldi, cappellano del carcere Beccaria di Milano; ma la vera svolta è arrivata nel 2000 quando ha deciso di aprire Kayros, una comunità alle porte di Milano che ha l’obiettivo di fornire supporto e alloggio ai minori in difficoltà e che stanno affrontando un percorso detentivo.  
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Da sinistra don Claudio Burgio e il parroco don Walter Brambilla

''Ho passato molto tempo al Beccaria, mi sono confrontato con i ragazzi, ho visto la realtà in cui vivono e così 25 anni fa ho deciso di creare una comunità che potesse responsabilizzare e valorizzarli. Sono dell’idea che nessuno debba essere abbandonato, occorre uno sguardo di misericordia, ma questo non significa buonista, la giustizia vera è quella che cura, aiuta e rieduca anche se non si può mettere da parte le conseguenze di certi gesti e reati.  Non è sempre facile operare in questo modo e mi rendo conto che dall’esterno sembra qualcosa di molto strano, ma incontrando queste realtà ci capisce che una speranza c’è per tutti. Attualmente vivo con circa 50 ragazzi, tutti con sogni, speranze, aspettative e il nostro compito è aiutarli a ritrovare la strada che hanno perso'' ha detto don Claudio spiegando come sia fondamentale rieducare i ragazzi, andare loro incontro e responsabilizzarli. Nella comunità Kayros gli ospiti vengono coinvolti in tantissime attività: dallo studio allo sport, hanno anche un centro di registrazione, imparano un lavoro e a trovare il proprio posto nel mondo. Negli anni il centro ha avuto il sostegno e la visita di diverse personalità dello spettacolo, da ultimo Achille Lauro li ha anche invitati al Festival di Sanremo.
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Nel destino dei ragazzi è molto importante il contesto in cui vivono, alcuni provengono da situazioni già difficili, altri da famiglie normalissime che hanno però costruito intorno a loro una bolla protettiva troppo esigente. È il confronto con la realtà che li cambia profondamente e fa commettere atti criminosi, come sottolinea don Claudio, è necessario che la comunità cristiana li sostenga e li accompagni nel loro cammino. Spesso chi passa da Kayros riesce a ripartire perché ha qualcuno al suo fianco, non bisogna abbandonare i ragazzi sofferenti ma offrire loro sostegno. Il sacerdote si è soffermato più volte sul ruolo della Chiesa in determinati contesti, sull’esigenza di scegliere se isolarsi o agire attivamente spesso confrontandosi con realtà difficili.
''Molti dei ragazzi che conosco sembrano spavaldi, ma in realtà sono molto sofferenti, forse non hanno più contatti con l’oratorio eppure mantengono le stesse domande di fede. Ogni giorno incontro storie difficili, realtà dure che mi fanno arrivare a fine giornata veramente appesantito, ma ci sono anche testimonianze bellissime come quella di una madre che ha perdonato l’assassinio di suo figlio. Si parla tanto di giustizia riparativa, io preferisco chiamarla giustizia della riconciliazione, aiuta le persone a fare pace con la propria vita. Ne hanno bisogno non solo coloro che hanno commesso un atto, ma anche chi lo ha subito''.
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Sono state molte le testimonianze di ripartenza e tra queste quella che ha maggiormente colpito i presenti è stata quella di Daniel, giovane che don Claudio ha conosciuto al Beccaria dove era entrato dopo aver commesso una rapina in banca.
''Era un ragazzo che veniva da Quarto Oggiaro, un quartiere molto difficile: si sentiva spavaldo e continuava ad essere trasferito da una parte all’altra, era un po’ il bullo del gruppo. Ha passato un periodo in comunità, sembrava poter ripartire, ma quando è uscito è stato arrestato nuovamente, lo hanno portato nel carcere vero e a quel punto è andato in crisi. Un giorno ha incontrato una professoressa di italiano che gli ha teso una mano: poteva scegliere se arrendersi o ricominciare e fortunatamente ha deciso di mettersi in gioco e di ricostruire la sua vita'' ha detto don Claudio che ha poi accompagnato il percorso del ragazzo che a 23 anni ha deciso di ricominciare a studiare; ritornato in comunità ha conseguito la maturità e poi ha studiato scienze dell’educazione all’università.
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Una vera e propria svolta quella dell’ex bullo che ha poi portato la sua testimonianza anche a Papa Francesco, dimostrando che se lo si vuole veramente è possibile cambiare. Il giorno della sua laurea c’erano tutti gli amici, ma ciò che ha colpito maggiormente è stata la presenza del magistrato che l’aveva sempre condannato, ma che ha chiesto un giorno libero solo per essere al suo fianco.
''Credo che sia proprio questo il senso della giustizia – ha proseguito don Claudio- una giustizia che riconcilia la comunità, quando una persona migliora rende anche la società più sicura. Il male non è l’ultima parola, si può sempre cambiare, ma bisogna decidere con fermezza di farlo''.
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Parte dell’incontro è stata dedicata al fenomeno della musica trap che don Claudio ha potuto toccare con mano. La comunità da lui gestita ha infatti ospitato Baby Gang e Sacky, più volte al centro della cronaca e che dopo aver scontato la loro pena hanno deciso di rimanere a Kayros e continuare lì il loro percorso. Il sacerdote ha sottolineato la difficoltà di entrare in contatto con personaggi così diversi da lui, una specie di ''discesa agli inferi'' che ha però permesso di conoscere meglio i loro background sociali, ma anche le motivazioni del loro gesti. Purtroppo è impossibile vietare ai propri figli di vietare di ascoltare questo tipo di musica, i bambini usano il cellulare fin da piccoli e la connessione internet permette di accedere ad ogni tipo di contenuto, ma gli adulti potrebbero accompagnarli nell’ascolto. E’ quanto mai fondamentale il rapporto con la propria famiglia, un cerchio che non limita, ma che affianca per nuove esperienze.
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''Occorre insegnare ai ragazzi che nella vita si può sbagliare, i piccoli fallimenti esistono, ma non bisogna lasciarli soli, occorre il sostegno della famiglia e della comunità – ha concluso don Claudio – la speranza non è l’ottimismo, è piuttosto un cammino che affonda le radici su qualcosa di concreto e con prospettiva futura. È un cammino da fare insieme ma che richiede del tempo, nella mia comunità ogni ragazzo è caratterizzato da un tempo giuridico che segna la fine della pena, ma non è detto che una volta scontata sia pronto per affrontare la realtà, occorre sostenerlo, non abbandonarlo. La croce di Gesù ci ricorda che tutti affrontiamo momenti difficili, ma poi c’è sempre la resurrezione''.
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La serata si è conclusa con una preghiera rivolta ai ragazzi della comunità Kayros e con la benedizione ai fedeli da parte di don Claudio Burgio.
G.M.
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