Oggiono: palestra di relazioni contro le dipendenze e l'alcol
Dalla collaborazione tra l’associazione club alcologici territoriali (ACAT) di Lecco e Valle San Martino e il Comune di Oggiono è nata l’idea per un incontro di sensibilizzazione sul tema dell’alcol e delle dipendenze.
Il sindaco Chiara Narciso e i rappresentanti di ACAT
Nella serata di venerdì 9 maggio, la sala consiliare si è trasformata in un luogo di ascolto e condivisione, dove la comunità ha avuto la possibilità di avvicinarsi all’esperienza viva del gruppo. Il viaggio alla scoperta di questa dimensione è stato aperto con una breve introduzione sul metodo Hudolin, fondamento dell’associazione, passando per la lettura di alcuni passaggi tratti da “Non è colpa di Pandora” di Giovanna Rotondo.

“Vorrei ringraziare il sindaco Chiara Narciso che, oltre al patrocinio, ci ha offerto l’utilizzo della sala” ha dichiarato il portavoce del gruppo. “Un altro riconoscimento è rivolto al consigliere regionale Gian Mario Fragomeli e la scrittrice Giovanna Rotondo, sensibile a questo tema. Includo nel saluto anche il presidente di ACAT Lecco e Valle San Martino, Pierangelo Castelnuovo, organizzatore di questo momento di dialogo. Il nostro intento non è trattare questa tematica dal punto di vista sanitario, ma da uno più emotivo legato all’esperienza delle famiglie, protagoniste dell’incontro. Per questo, invitiamo tutti coloro che volessero intervenire a portare spunti di riflessione, che saremo lieti di accogliere”.
Lo psichiatra Vladimir Hudolin con la moglie Visnja Hudolin
L’apertura dell’evento è stata destinata a Luigi Marino, come rappresentante dei club dell’associazione. “Prima di addentrarmi nella spiegazione delle attività di questi gruppi, vorrei partire dal metodo Hudolin, neurologo e psichiatra jogoslavo che si addentra nelle dinamiche di psichiatria. Negli anni ‘50 del secolo scorso, l’alcolista era considerato un malato, quindi, rinchiuso in queste strutture. Egli sperimenta un metodo acquisito a Londra, dallo psichiatra Maxwell, secondo un approccio sistematico: comprende così che l’alcolista non deve rimanere in questi servizi, perché l’origine del suo malessere è differente rispetto a un disturbo psichiatrico. Da questa osservazione, apre un reparto dedicato a queste persone, intervenendo sul loro comportamento e integrando la famiglia”.

Questo traguardo fondamentale ha permesso di costruire una rete intorno a questi individui fragili, supportati da personale medico formato. Questa sinergia tra i diversi componenti della rete sociale di ogni soggetto è il principio che, ancora oggi, orienta il lavoro dei club.

“Queste organizzazioni - ha messo in luce Marino - sono piccole comunità, frequentate da un massimo di dodici famiglie, con un servitore-insegnante disponibile per 90 minuti alla settimana, che stimola la relazione. Tuttavia, al centro rimane sempre la famiglia, focus di questa “palestra di relazione”, come le definiamo noi: per questo amicizia, amore e solidarietà sono i valori fondamentali alla base di ogni appuntamento”.

L’importanza della loro presenza sul territorio è stata messa in luce anche dal sindaco Chiara Narciso, che si è espressa così: “Per me, è la prima volta che ho il piacere di conoscere da vicino questa realtà, da tanti anni qui a Oggiono: sapevo che ogni martedì al centro anziani al Lazzaretto c’è un angolo dedicato a queste persone. Come amministrazione, ci siamo dedicati a coniugare gli utilizzi di questa sala, per permettere loro di usufruire di questo spazio. Infatti, prima di questo momento, non ero a conoscenza di questo metodo e devo farvi i complimenti perché sono messaggi preziosi.

A mio parere, non solo chi sta affrontando la propria dipendenza, avrebbe bisogno di queste “palestre”: le relazioni, infatti, sono il valore di cui la nostra società avrebbe più bisogno, anche per un’ora e mezza alla settimana. L’importante non è tanto il tempo, quanto la costanza con cui ci si approccia alle situazioni della quotidianità. Sono contenta che la nostra comunità comprenda tra le realtà che rendono viva la nostra città anche questa, con uno sguardo verso l’altro”.

Con queste parole di riconoscimento e buon auspicio, la serata si è conclusa in un clima di ascolto e partecipazione, testimoniando quanto il dialogo aperto e la condivisione possano essere strumenti per generare consapevolezza e solidarietà. Iniziative di questo carattere aiutano a comprendere meglio il vissuto di chi affronta il problema delle dipendenze e a rafforzare il tessuto umano della comunità.

Nella serata di venerdì 9 maggio, la sala consiliare si è trasformata in un luogo di ascolto e condivisione, dove la comunità ha avuto la possibilità di avvicinarsi all’esperienza viva del gruppo. Il viaggio alla scoperta di questa dimensione è stato aperto con una breve introduzione sul metodo Hudolin, fondamento dell’associazione, passando per la lettura di alcuni passaggi tratti da “Non è colpa di Pandora” di Giovanna Rotondo.

“Vorrei ringraziare il sindaco Chiara Narciso che, oltre al patrocinio, ci ha offerto l’utilizzo della sala” ha dichiarato il portavoce del gruppo. “Un altro riconoscimento è rivolto al consigliere regionale Gian Mario Fragomeli e la scrittrice Giovanna Rotondo, sensibile a questo tema. Includo nel saluto anche il presidente di ACAT Lecco e Valle San Martino, Pierangelo Castelnuovo, organizzatore di questo momento di dialogo. Il nostro intento non è trattare questa tematica dal punto di vista sanitario, ma da uno più emotivo legato all’esperienza delle famiglie, protagoniste dell’incontro. Per questo, invitiamo tutti coloro che volessero intervenire a portare spunti di riflessione, che saremo lieti di accogliere”.

L’apertura dell’evento è stata destinata a Luigi Marino, come rappresentante dei club dell’associazione. “Prima di addentrarmi nella spiegazione delle attività di questi gruppi, vorrei partire dal metodo Hudolin, neurologo e psichiatra jogoslavo che si addentra nelle dinamiche di psichiatria. Negli anni ‘50 del secolo scorso, l’alcolista era considerato un malato, quindi, rinchiuso in queste strutture. Egli sperimenta un metodo acquisito a Londra, dallo psichiatra Maxwell, secondo un approccio sistematico: comprende così che l’alcolista non deve rimanere in questi servizi, perché l’origine del suo malessere è differente rispetto a un disturbo psichiatrico. Da questa osservazione, apre un reparto dedicato a queste persone, intervenendo sul loro comportamento e integrando la famiglia”.

Questo traguardo fondamentale ha permesso di costruire una rete intorno a questi individui fragili, supportati da personale medico formato. Questa sinergia tra i diversi componenti della rete sociale di ogni soggetto è il principio che, ancora oggi, orienta il lavoro dei club.

“Queste organizzazioni - ha messo in luce Marino - sono piccole comunità, frequentate da un massimo di dodici famiglie, con un servitore-insegnante disponibile per 90 minuti alla settimana, che stimola la relazione. Tuttavia, al centro rimane sempre la famiglia, focus di questa “palestra di relazione”, come le definiamo noi: per questo amicizia, amore e solidarietà sono i valori fondamentali alla base di ogni appuntamento”.

L’importanza della loro presenza sul territorio è stata messa in luce anche dal sindaco Chiara Narciso, che si è espressa così: “Per me, è la prima volta che ho il piacere di conoscere da vicino questa realtà, da tanti anni qui a Oggiono: sapevo che ogni martedì al centro anziani al Lazzaretto c’è un angolo dedicato a queste persone. Come amministrazione, ci siamo dedicati a coniugare gli utilizzi di questa sala, per permettere loro di usufruire di questo spazio. Infatti, prima di questo momento, non ero a conoscenza di questo metodo e devo farvi i complimenti perché sono messaggi preziosi.

A mio parere, non solo chi sta affrontando la propria dipendenza, avrebbe bisogno di queste “palestre”: le relazioni, infatti, sono il valore di cui la nostra società avrebbe più bisogno, anche per un’ora e mezza alla settimana. L’importante non è tanto il tempo, quanto la costanza con cui ci si approccia alle situazioni della quotidianità. Sono contenta che la nostra comunità comprenda tra le realtà che rendono viva la nostra città anche questa, con uno sguardo verso l’altro”.

Con queste parole di riconoscimento e buon auspicio, la serata si è conclusa in un clima di ascolto e partecipazione, testimoniando quanto il dialogo aperto e la condivisione possano essere strumenti per generare consapevolezza e solidarietà. Iniziative di questo carattere aiutano a comprendere meglio il vissuto di chi affronta il problema delle dipendenze e a rafforzare il tessuto umano della comunità.
V.I.