Il legame fra Cassago (e gli altri luoghi agostiniani) con il neo Papa Leone XIV

A seguito dell'elezione al soglio pontificio del Card. Robert Prevost, oggi Papa Leone XIV, riceviamo e pubblichiamo una riflessione di Renato Ornaghi riguardo il legame tra il nuovo Pontefice e la forte presenza - tanto misteriosa quanto sorprendente - della figura di Sant'Agostino nelle terre di Lombardia: pochissime decine di chilometri separano infatti i luoghi lombardi della sua conversione (Rus Cassiciacum, oggi Cassago Brianza), del Battesimo (la Milano imperiale) e oggi della venerazione delle sue reliquie (la Pavia longobarda).
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L’elezione del cardinale agostiniano Robert Francis Prevost al soglio pontificio come Papa Leone XIV rappresenta, per la Chiesa e per il mondo, un evento denso di significati, sia spirituali e storici. Per noi pellegrini del Cammino di Sant’Agostino questa scelta dello Spirito Santo, mediata dal voto dei Cardinali elettori, è sicuramente una luce che illumina con nuova intensità il nostro percorso di oltre 1.200 km tra Africa ed Europa, che unisce i luoghi toccati dalla vita e dal pensiero del grande Padre della Chiesa.

Il nuovo Pontefice ha evidenti profondissime radici nella spiritualità agostiniana. Membro dell’Ordine di Sant’Agostino, Robert Prevost ha vissuto la sua vocazione religiosa come missionario in Perù e, fino alla sua elezione, ha guidato il Dicastero per i Vescovi e la Pontificia Commissione per l’America Latina. Ma più che i ruoli, è lo spirito agostiniano che lo ha formato: un cammino interiore di ricerca della verità, illuminato dalla grazia e dalla comunità, in costante tensione tra interiorità e carità attiva.

In questo contesto, la scelta del nome “Leone” assume una rilevanza simbolica straordinaria. Leone I, detto Magno, fu pontefice nel V secolo, nel periodo in cui Agostino era Vescovo a Ippona. È difficile non vedere in questa decisione un ponte ideale tra due giganti della Chiesa dei primi secoli: Leone, il Papa della dottrina e della fermezza, autore del celebre Tomo a Flaviano, e Agostino, il vescovo-filosofo della grazia, della conversione e dell’amore inquieto. Scegliere il nome “Leone” oggi significa indicare una via di forza nella fede ma anche di profondità teologica, come fu quella del vescovo d’Ippona. In fondo, Agostino e Leone condividono una visione: una Chiesa madre e maestra, capace di guidare con carità e verità i popoli in tempi complessi.

Questo legame tra Agostino e il nuovo Papa tocca evidentemente anche noi, pellegrini del Cammino di Sant’Agostino, www.camminodiagostino.it, percorso devozionale che collega i luoghi agostiniani dall’Africa all’Europa, in modo speciale in Lombardia. È proprio in queste terre, e in particolare nella Brianza comasca-lecchese, che Agostino visse un momento cruciale della sua conversione: Rus Cassiciacum, identificato con Cassago Brianza, fu il luogo rustico dove nell’autunno del 386 Agostino trascorse sei mesi con sua madre Monica, il figlio Deodato e il suo piccolo cenacolo filosofico. Qui nel brianzolo verdeggiante paradiso (come egli definì il luogo, nelle sue Confessioni) immerso nella natura, nella preghiera e nella meditazione, scrisse le sue prime opere teologiche e si preparò al battesimo ricevuto a Pasqua dell’anno successivo per mano del vescovo Ambrogio, a Milano.
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Il Cammino di Sant’Agostino collega oggi Rus Cassiciacum (dove appunto Agostino si convertì), Milano (dove fu battezzato), Pavia (dove è custodito il suo corpo), Ostia (dove morì la madre Monica) e Ippona (sua sede episcopale in Nord Africa, oggi l’algerina Annaba), formando una rete spirituale e culturale che collega tra loro epoche storiche, continenti e vocazioni. Ma il cuore pulsante di questo cammino resta indubitabilmente la Lombardia, dove la presenza agostiniana si intreccia con un’altra profonda devozione: quella mariana.

È qui che nasce l’idea forte di un “Rosario a cielo aperto”: il Cammino di Sant’Agostino transita infatti per cinquanta Santuari mariani disseminati nel territorio lombardo, disegnando simbolicamente una rosa, fiore mariano per eccellenza. Questo intreccio tra spiritualità agostiniana e mariana non è solo geografico: è teologico e devozionale. La figura di Monica, madre di Agostino, è quasi una “Maria della conversione”, madre dolente e pregante per la salvezza del figlio. Il loro legame si conclude a Ostia, in un dialogo mistico che prefigura l’eternità, e in cui la fede materna si ricongiunge alla fede filiale, sotto lo sguardo della Madre di tutti i credenti.

Con l’elezione di un Papa agostiniano, il significato di questo cammino si fa più universale. Papa Leone XIV porta nel cuore l’esperienza comunitaria agostiniana, fondata sull’unità delle menti e dei cuori rivolti a Dio (unus animus et cor unum in Deum), ma anche quella missionaria, che lo ha condotto dal Midwest americano alle Ande, e ora al cuore della Chiesa. È una spiritualità che unisce contemplazione e azione, profondità intellettuale e carità evangelica. Ed è anche una spiritualità profondamente attuale, in sintonia con il percorso difficilissimo che la Chiesa sta vivendo oggi.

Per noi del Cammino di Sant’Agostino la figura del nuovo Papa è un segno profetico: un richiamo a riscoprire le radici dell’unità nella diversità, della comunione nella ricerca. È anche un invito a valorizzare i territori, come la Brianza e la Lombardia, che custodiscono memorie viventi della conversione e della grazia. E infine, è uno slancio verso l’unità tra devozione popolare e riflessione teologica, tra pellegrinaggio esteriore e cammino interiore. Leone XIV si presenta come un Pontefice della sintesi e del dialogo: tra Nord e Sud del mondo, tra tradizione e innovazione, tra rigore dottrinale e apertura pastorale. Ma è anche, silenziosamente, un Papa che cammina sulle orme di Agostino, portando con sé la sua inquietudine, la sua sete di verità, la sua conversione sempre in atto.

Va da sè dunque che il Cammino di Sant’Agostino non è soltanto un itinerario storico-devozionale: è anche un’esperienza moderna di pellegrinaggio, immersa nei paesaggi lombardi, pensata per rispondere alla sete spirituale dell’uomo contemporaneo. Non a caso, viene spesso definito come il “Cammino di Santiago della Lombardia”: un viaggio interiore che si snoda tra città d’arte, monasteri, borghi rurali e bellezze naturali, coniugando fede, cultura e sostenibilità. Ma soprattutto, ogni tappa è un’occasione per riscoprire le radici cristiane e la ricchezza del patrimonio spirituale agostiniano. Il pellegrino non solo cammina sulle orme di Agostino, ma lo fa accompagnato da Maria, toccando cinquanta santuari che rendono ogni passo una preghiera, ogni tratto un grano di un rosario vivo, pregato e sudato sulla strada, passo dopo passo.
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Il cuore simbolico di tutto questo è ovviamente Rus Cassiciacum, ovvero Cassago Brianza, dove tutto ebbe inizio. È qui che Agostino, appena lasciata la carriera imperiale e la cattedra di retorica, si ritirò con sua madre Monica, suo figlio Deodato e alcuni amici fidati. In quella villa rustica, immersa nella quiete della campagna brianzola, iniziò il suo autentico cammino di conversione, lasciando alle spalle le illusioni mondane per rivolgere lo sguardo all’eterno. Fu proprio in questo luogo che Agostino scrisse le sue prime opere cristiane, come i Dialoghi filosofici (tra cui Contra Academicos, De beata vita, De ordine) che riflettono lo spirito di una ricerca ancora inquieta ma ormai orientata e decisa, verso la verità incarnata in Cristo. Rus Cassiciacum rappresenta, a tutti gli effetti, il seme da cui germoglierà il pensiero agostiniano: un pensiero che influenzerà non solo la Chiesa, ma l’intera cultura occidentale.

E non è un dettaglio secondario che Robert Francis Prevost, allora superiore generale dell’Ordine agostiniano, volle il 3 agosto 2006 visitare proprio Rus Cassiciacum, camminando nei luoghi dove il fondatore del suo ordine, quasi sedici secoli prima, aveva vissuto il suo primo, decisivo abbandono a Dio. È toccante pensare che quel visitatore silenzioso sarebbe diventato, diciotto anni dopo, Papa Leone XIV. Quasi un segno profetico: da quel piccolo centro brianzolo, così discreto eppure così carico di significato, è passato un Papa in divenire, segnato dallo stesso fuoco della conversione che illuminò Agostino. In un mondo che cerca punti fermi e percorsi autentici, il Sant’Agostino si offre come risposta concreta, radicata e insieme attuale. E con un Pontefice che condivide la spiritualità del pellegrino e del convertito, quel cammino ora parla non solo a chi vi si incammina fisicamente, ma all’intera Chiesa. Una Chiesa in cammino, guidata da un Pontefice agostiniano, nel segno di Maria.
Renato Ornaghi, Associazione Cammino di Sant’Agostino
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