Barzago: le emozioni nei maschi con Alberto Penna, ospite di IterFestival
Le emozioni, la vulnerabilità, la conoscenza di sé e il mondo interiore maschile sono stati al centro della serata promossa nell’ambito di IterFestival, la kermesse letteraria organizzata dal Consorzio Brianteo Villa Greppi che quest’anno, per l’ottava edizione, ha come tema le sfide perché - come spiegato dalla direttrice artistica del festival Martina Garancini - ''proprio come nei libri più avvincenti, anche nelle nostre vite i momenti più difficili spesso precedono le svolte più straordinarie''.
E una sfida, dal momento che poco se ne parla, è avere un ospite che parla di emozioni maschili, ha sottolineato Lucia Urbano, presidente del Consorzio Villa Greppi, prendendo la parola dopo i saluti introduttivi di Melissa Cereda, sindaco di Barzago, Comune nel quale si è tenuto l’incontro di mercoledì 14 maggio.

Ospite della serata Alberto Penna, psicologo e psicoterapeuta e docente della scuola di psicoterapia Mara Selvini Palazzoli, che per Garzanti ha pubblicato il libro ''Maschi che piangono poco'': partendo dall’osservazione di casi clinici e di esperienze personali con cui introduce ogni paragrafo, dimostra che per aiutare la nostra società è necessario partire innanzitutto dall’educazione per accettare senza vergogna le fragilità maschili e sviluppare un rapporto sano con le proprie emozioni.
Le sei emozioni di base (rabbia, sorpresa, gioia, paura, tristezza e disgusto) appartengono a tutti gli esseri umani ma gli uomini, culturalmente, si sono spesso trovati a reprimerne e a nasconderne alcune per via di una concezione della mascolinità che, erroneamente, richiama al concetto di maschio forte, un maschio senza lacrime.

Come ha spiegato Penna, le sei emozioni di base sono universali, appartengono ad entrambi i sessi tanto che si vedono sul volto di un essere umano e sono comuni in tutte le parti del mondo: ''Le emozioni sono vitali e la differenza più grande che scontiamo come uomini è sulle emozioni della vulnerabilità: quella della cura, che è un’emozione secondaria, ad esempio, viene tenuta indietro da tanti uomini che solitamente si vergognano di mostrarla. Ci sono esperimenti che fanno invece notare come, se in una gabbia ci sono scimmie maschi e femmine adulti con un piccolo, la femmina, per prima, avvicina e si prende cura del piccolo. Se si toglie la femmina, di questo compito se ne occupa il maschio. Questo dimostra che il sistema della cura l’abbiamo tutti, però, per il sistema di divisione dei compiti nella coppia, se ne occupa prevalentemente una sola persona. La cura è un’attivazione emotiva che lega fortemente: quando ci si prende cura di qualcuno, quella relazione diventa molto intensa e c’è connessione mentre se non curo gli altri, sono più isolato. La paura la sentiamo tutti quando arriva una minaccia e la tristezza, un’emozione che avvicina, la proviamo con le perdite: se spegniamo la rabbia, corriamo più rischi; se non esprimiamo la tristezza, nessuno lo capirà e non verremo consolati. Quando impariamo a spegnere queste emozioni, diventiamo più irritabili ed emerge la rabbia. Per questo gli uomini scontano maggiore solitudine. La consapevolezza è un passo per cambiare, ma non basta: il cambiamento arriva con la scoperta di quello che c’è sotto''.

Anche se nelle nuove generazioni c’è maggiore sensibilità, va detto che, ancora oggi, la forza dissuasiva verso il mondo interno maschile è potente e il mito della forza e della durezza che pesa sui maschi fa perdere loro sul lato di salute fisica e psichica. ''La dissuasione lavora di messaggi piccoli e subliminali. Viene oscurato tutto ciò che riguarda il mondo emotivo maschile. C’è una rappresentazione collettiva che è falsa, come nelle favole dove è sempre ben chiaro il desiderio della principessa mentre non traspaiono le emozioni del principe: fanno eccezione la bella e la bestia e il gobbo di Notre Dame, ma anche qui sembra che, se esiste un mondo emotivo nel maschio, la persona debba essere deformata, un mutante'' ha aggiunto lo psicoterapeuta.

Le emozioni hanno anche a che fare con la leadership: ''Nell’immaginario collettivo, spesso si pensa che un leader debba essere sicuro di sé ma una sicurezza senza empatia, che ambiente crea? La leadership contemporanea di basa sulla competenza, umiltà e sicurezza di sé''.
Il fatto che i bambini maschi siano spesso educati a nascondere il proprio dolore emerge dai dati che dimostrano come in tutto il mondo i suicidi maschili siano almeno il doppio di quelli femminili e che sia in aumento il numero di donne uccise dai propri compagni.

''Non è vero – ha proseguito l’ospite - che uomini e donne siamo biologicamente uguali, perché ci sono tante differenze. I maschi dal concepimento e fino a tutta l’adolescenza sono più sensibili al cortisolo che è l’ormone dello stress: la gravidanza di un maschio accusa il colpo più di una femmina. Da quando nasciamo, i maschi sono più espressivi emotivamente e più sensibili ai cambiamenti. Questo significa che un cambiamento richiede una maggiore attenzione dell’adulto. Se i maschi nascono più fragili, ma vengono trattati come fossero più resistenti, si apre una forbice che aumenta la sofferenza negli anni. Se i maschi sopprimono le emozioni, aumentano la sofferenza e chiedono meno aiuto, arrivando ai due estremi, la violenza a sé e, dall’altro, la violenza agli altri''.

Dai pensieri, riflessioni personali e professionali sul tema della legittimazione del mondo interiore maschile, è nato il ''Manifesto delle emozioni maschili'' che si trova in calce al libro e si compone di una serie di dichiarazioni con una parte finale che è l’auspicio, il sogno di aumentare l’intelligenza emotiva maschile. ''Ho scritto il manifesto perché voglio puntare i riflettori sul mondo sconosciuto fatto di fragilità che abbiamo dentro e sul nostro mondo emotivo che è molto ricco. Il fatto di trattare i maschi come i più forti, produce una sofferenza che si manifesta nella rabbia. Se invece aiutiamo i ragazzi, li facciamo diventare più sensibili a questo tema. È una questione culturale: deve partire tutto dall’educazione, dal dialogo, dalla curiosità e dalla voglia di scoprire quello che c’è dentro''.

Penna ha evidenziato come gli uomini non siano affatto più forti delle donne, anzi, come afferma nel testo, ''gli uomini hanno un’intelligenza emotiva inferiore a quella delle donne. Questa è la notizia cattiva. Quella buona è che il divario si può colmare''.
Il libro presentato ieri sera può essere un fattore di attivazione culturale per ridurre questa forbice.
E una sfida, dal momento che poco se ne parla, è avere un ospite che parla di emozioni maschili, ha sottolineato Lucia Urbano, presidente del Consorzio Villa Greppi, prendendo la parola dopo i saluti introduttivi di Melissa Cereda, sindaco di Barzago, Comune nel quale si è tenuto l’incontro di mercoledì 14 maggio.

Da sinistra l'assessore Valentina Magni, il sindaco Melissa Cereda, Alberto Penna, la moderatrice dell'incontro Martina Garancini e Lucia Urbano del Consorzio Brianteo Villa Greppi
Ospite della serata Alberto Penna, psicologo e psicoterapeuta e docente della scuola di psicoterapia Mara Selvini Palazzoli, che per Garzanti ha pubblicato il libro ''Maschi che piangono poco'': partendo dall’osservazione di casi clinici e di esperienze personali con cui introduce ogni paragrafo, dimostra che per aiutare la nostra società è necessario partire innanzitutto dall’educazione per accettare senza vergogna le fragilità maschili e sviluppare un rapporto sano con le proprie emozioni.
Le sei emozioni di base (rabbia, sorpresa, gioia, paura, tristezza e disgusto) appartengono a tutti gli esseri umani ma gli uomini, culturalmente, si sono spesso trovati a reprimerne e a nasconderne alcune per via di una concezione della mascolinità che, erroneamente, richiama al concetto di maschio forte, un maschio senza lacrime.

Come ha spiegato Penna, le sei emozioni di base sono universali, appartengono ad entrambi i sessi tanto che si vedono sul volto di un essere umano e sono comuni in tutte le parti del mondo: ''Le emozioni sono vitali e la differenza più grande che scontiamo come uomini è sulle emozioni della vulnerabilità: quella della cura, che è un’emozione secondaria, ad esempio, viene tenuta indietro da tanti uomini che solitamente si vergognano di mostrarla. Ci sono esperimenti che fanno invece notare come, se in una gabbia ci sono scimmie maschi e femmine adulti con un piccolo, la femmina, per prima, avvicina e si prende cura del piccolo. Se si toglie la femmina, di questo compito se ne occupa il maschio. Questo dimostra che il sistema della cura l’abbiamo tutti, però, per il sistema di divisione dei compiti nella coppia, se ne occupa prevalentemente una sola persona. La cura è un’attivazione emotiva che lega fortemente: quando ci si prende cura di qualcuno, quella relazione diventa molto intensa e c’è connessione mentre se non curo gli altri, sono più isolato. La paura la sentiamo tutti quando arriva una minaccia e la tristezza, un’emozione che avvicina, la proviamo con le perdite: se spegniamo la rabbia, corriamo più rischi; se non esprimiamo la tristezza, nessuno lo capirà e non verremo consolati. Quando impariamo a spegnere queste emozioni, diventiamo più irritabili ed emerge la rabbia. Per questo gli uomini scontano maggiore solitudine. La consapevolezza è un passo per cambiare, ma non basta: il cambiamento arriva con la scoperta di quello che c’è sotto''.

Anche se nelle nuove generazioni c’è maggiore sensibilità, va detto che, ancora oggi, la forza dissuasiva verso il mondo interno maschile è potente e il mito della forza e della durezza che pesa sui maschi fa perdere loro sul lato di salute fisica e psichica. ''La dissuasione lavora di messaggi piccoli e subliminali. Viene oscurato tutto ciò che riguarda il mondo emotivo maschile. C’è una rappresentazione collettiva che è falsa, come nelle favole dove è sempre ben chiaro il desiderio della principessa mentre non traspaiono le emozioni del principe: fanno eccezione la bella e la bestia e il gobbo di Notre Dame, ma anche qui sembra che, se esiste un mondo emotivo nel maschio, la persona debba essere deformata, un mutante'' ha aggiunto lo psicoterapeuta.

Le emozioni hanno anche a che fare con la leadership: ''Nell’immaginario collettivo, spesso si pensa che un leader debba essere sicuro di sé ma una sicurezza senza empatia, che ambiente crea? La leadership contemporanea di basa sulla competenza, umiltà e sicurezza di sé''.
Il fatto che i bambini maschi siano spesso educati a nascondere il proprio dolore emerge dai dati che dimostrano come in tutto il mondo i suicidi maschili siano almeno il doppio di quelli femminili e che sia in aumento il numero di donne uccise dai propri compagni.

''Non è vero – ha proseguito l’ospite - che uomini e donne siamo biologicamente uguali, perché ci sono tante differenze. I maschi dal concepimento e fino a tutta l’adolescenza sono più sensibili al cortisolo che è l’ormone dello stress: la gravidanza di un maschio accusa il colpo più di una femmina. Da quando nasciamo, i maschi sono più espressivi emotivamente e più sensibili ai cambiamenti. Questo significa che un cambiamento richiede una maggiore attenzione dell’adulto. Se i maschi nascono più fragili, ma vengono trattati come fossero più resistenti, si apre una forbice che aumenta la sofferenza negli anni. Se i maschi sopprimono le emozioni, aumentano la sofferenza e chiedono meno aiuto, arrivando ai due estremi, la violenza a sé e, dall’altro, la violenza agli altri''.

Dai pensieri, riflessioni personali e professionali sul tema della legittimazione del mondo interiore maschile, è nato il ''Manifesto delle emozioni maschili'' che si trova in calce al libro e si compone di una serie di dichiarazioni con una parte finale che è l’auspicio, il sogno di aumentare l’intelligenza emotiva maschile. ''Ho scritto il manifesto perché voglio puntare i riflettori sul mondo sconosciuto fatto di fragilità che abbiamo dentro e sul nostro mondo emotivo che è molto ricco. Il fatto di trattare i maschi come i più forti, produce una sofferenza che si manifesta nella rabbia. Se invece aiutiamo i ragazzi, li facciamo diventare più sensibili a questo tema. È una questione culturale: deve partire tutto dall’educazione, dal dialogo, dalla curiosità e dalla voglia di scoprire quello che c’è dentro''.

Penna ha evidenziato come gli uomini non siano affatto più forti delle donne, anzi, come afferma nel testo, ''gli uomini hanno un’intelligenza emotiva inferiore a quella delle donne. Questa è la notizia cattiva. Quella buona è che il divario si può colmare''.
Il libro presentato ieri sera può essere un fattore di attivazione culturale per ridurre questa forbice.
M.Mau.