Oggiono: una Messa con Mons. Delpini nel segno di una 'fede di convinzione'
Dopo aver lasciato un’impronta significativa nella Parrocchia di Dolzago e Castello e in quella che unisce Bevera, Bulciago e Barzago, l’Arcivescovo di Milano Monsignor Mario Delpini è giunto questa mattina a Oggiono, una delle tappe del percorso intrapreso da qualche settimana. L’ampio programma che lo ha reso protagonista è entrato nel vivo nella celebrazione della Messa alla presenza della autorità locali, tra cui il sindaco Chiara Narciso, e di numerosi fedeli.

Al suo fianco nella funzione, don Maurizio Mottadelli è intervenuto nell’accoglienza del Monsignore nel suo percorso di ascolto e incontro con le realtà del Decanato. “A nome di tutti - si è espresso il parroco - la ringraziamo per la sua presenza, ieri a Ello e in questa giornata a Oggiono, Annone e Imberido. Il nostro cammino ha ormai raggiunto diciassette anni e direi che questa, tra le quattro unità parrocchiali, sta attraversando la trasformazione ispirata alla richiesta del Cardinale Angelo Scola".

"Seguendo questo invito - ha aggiunto - gradualmente ci stiamo avvicinando non tanto a una fede di tradizione, quanto a una di convinzione: come dimostra anche il periodo difficile e doloroso del Covid, si è verificata una diminuzione numerica di partecipazione alle nostre tradizioni e celebrazioni. Ma ciò che vediamo, anche in tanti giovani, è la sicurezza interiore nel vivere il proprio percorso spirituale. Penso che questo sia un seme che, sebbene sia ancora sottotraccia, darà frutti belli e abbondanti per tutta la comunità”.

Nel cuore dell’omelia, l’Arcivescovo si è rivolto ai fedeli sottolineando il valore profondo di questa occasione: “Questa esperienza è un’opportunità per dirvi di persona che mi siete cari e sento la responsabilità per il vostro cammino. Normalmente, esprimo questa cura attraverso coloro a cui affido questo mandato, quindi a sacerdoti, a catechisti, a operatori della Caritas e a tante altre persone, segno di unità. Tutti noi facciamo parte di una grande Chiesa: questo senso di appartenenza segnala passi incoraggianti verso l’uscita dall’angolo ristretto del proprio campanile, grazie alla continuità di presenza dei preti e alla disponibilità dei cittadini. In questo modo, numerose realtà si sono trasformate in dimensioni interparrocchiali, per questo è importante essere consapevoli e fieri di esserne parte”.

Uno spazio di riflessione è nato anche da spunti offerti dalle Scritture, che Delpini ha interpretato così: “Il primo pensiero è la consapevolezza della carità: è possibile intraprendere numerose iniziative e mantenere differenti tradizioni, ma senza un’anima queste perdono il loro significato autentico. Gesù stesso ci indica quale sia questa anima nel suo comandamento: 'Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato'. Dunque, questo spirito si traduce in un amore che diventa motivo di conversione e dimostrazione di unità".

"Il frutto di questa obbedienza - ha proseguito l'Arcivescovo - crea una comunità cristiana speciale che, pur vivendo nel mondo, si distingue per le sue relazioni, dove ci si ama e si è amati. Questo sentimento si traduce nella condivisione dell’essenziale, come insegna l’esempio di Barnaba che vende tutto ciò che possiede per i poveri. Tuttavia, non è l’unico modo di considerare le proprie risorse come bene da condividere. Noi siamo chiamati a vivere una solidarietà improntata non all’impoverimento, ma alla fede nella resurrezione, alla carità e all’attenzione a chi è più povero”.

La celebrazione, illuminata da queste parole, si è conclusa con la benedizione dell’Arcivescovo, che ha ringraziato il sindaco, il coro e i nonni, figure importanti per trasmettere la fede. Un’attenzione particolare è stata dedicata anche alla lampada offerta in dono alla comunità, quale invito ai fedeli a lasciarsi "accendere".

Al suo fianco nella funzione, don Maurizio Mottadelli è intervenuto nell’accoglienza del Monsignore nel suo percorso di ascolto e incontro con le realtà del Decanato. “A nome di tutti - si è espresso il parroco - la ringraziamo per la sua presenza, ieri a Ello e in questa giornata a Oggiono, Annone e Imberido. Il nostro cammino ha ormai raggiunto diciassette anni e direi che questa, tra le quattro unità parrocchiali, sta attraversando la trasformazione ispirata alla richiesta del Cardinale Angelo Scola".

"Seguendo questo invito - ha aggiunto - gradualmente ci stiamo avvicinando non tanto a una fede di tradizione, quanto a una di convinzione: come dimostra anche il periodo difficile e doloroso del Covid, si è verificata una diminuzione numerica di partecipazione alle nostre tradizioni e celebrazioni. Ma ciò che vediamo, anche in tanti giovani, è la sicurezza interiore nel vivere il proprio percorso spirituale. Penso che questo sia un seme che, sebbene sia ancora sottotraccia, darà frutti belli e abbondanti per tutta la comunità”.

Nel cuore dell’omelia, l’Arcivescovo si è rivolto ai fedeli sottolineando il valore profondo di questa occasione: “Questa esperienza è un’opportunità per dirvi di persona che mi siete cari e sento la responsabilità per il vostro cammino. Normalmente, esprimo questa cura attraverso coloro a cui affido questo mandato, quindi a sacerdoti, a catechisti, a operatori della Caritas e a tante altre persone, segno di unità. Tutti noi facciamo parte di una grande Chiesa: questo senso di appartenenza segnala passi incoraggianti verso l’uscita dall’angolo ristretto del proprio campanile, grazie alla continuità di presenza dei preti e alla disponibilità dei cittadini. In questo modo, numerose realtà si sono trasformate in dimensioni interparrocchiali, per questo è importante essere consapevoli e fieri di esserne parte”.

Uno spazio di riflessione è nato anche da spunti offerti dalle Scritture, che Delpini ha interpretato così: “Il primo pensiero è la consapevolezza della carità: è possibile intraprendere numerose iniziative e mantenere differenti tradizioni, ma senza un’anima queste perdono il loro significato autentico. Gesù stesso ci indica quale sia questa anima nel suo comandamento: 'Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amato'. Dunque, questo spirito si traduce in un amore che diventa motivo di conversione e dimostrazione di unità".

"Il frutto di questa obbedienza - ha proseguito l'Arcivescovo - crea una comunità cristiana speciale che, pur vivendo nel mondo, si distingue per le sue relazioni, dove ci si ama e si è amati. Questo sentimento si traduce nella condivisione dell’essenziale, come insegna l’esempio di Barnaba che vende tutto ciò che possiede per i poveri. Tuttavia, non è l’unico modo di considerare le proprie risorse come bene da condividere. Noi siamo chiamati a vivere una solidarietà improntata non all’impoverimento, ma alla fede nella resurrezione, alla carità e all’attenzione a chi è più povero”.

La celebrazione, illuminata da queste parole, si è conclusa con la benedizione dell’Arcivescovo, che ha ringraziato il sindaco, il coro e i nonni, figure importanti per trasmettere la fede. Un’attenzione particolare è stata dedicata anche alla lampada offerta in dono alla comunità, quale invito ai fedeli a lasciarsi "accendere".
V.I.