Missaglia: dibattito con il PD sulla medicina di prossimità
Si è svolto l'altra sera, mercoledì 21 maggio, presso la sala civica di Palazzina Teodolinda a Missaglia, l’incontro ''Con la salute non si scherza. La medicina di prossimità: una sfida per salvare il sistema sanitario nazionale'', promosso dai Circoli PD del Casatese e del Meratese, che ha richiamato numerosi cittadini e amministratori locali. Ad introdurre la serata è stato il sindaco di Missaglia Paolo Redaelli, che ha sottolineato come il tema della sanità sia particolarmente sentito in paese in questo periodo a causa del recente pensionamento di due medici storici. ''Affrontiamo un tema che segna Missaglia: la dottoressa Bandozzi è andata in pensione, così come il dottor Valagussa, con conseguenti disagi per la popolazione. È fondamentale mantenere un presidio sanitario vicino: oggi c’è quello di Monteregio, ma il percorso sulla medicina territoriale è più che mai importante'' ha detto Redaelli.

La serata, moderata da Milena Mucci, responsabile sanità PD Lecco, si è aperta con un momento di cordoglio dedicato a Rossana Righi e Gino D'Ulisse ''due persone molto importanti per la nostra comunità, che vogliamo ricordare anche questa sera'' ha detto Mucci, sottolineando poi come la prevenzione e il miglioramento dei servizi sanitari siano temi centrali e urgenti.
Il primo a prendere la parola è stato Carlo Borghetti, consigliere regionale PD e capo delegazione commissione sanità, che ha ricostruito le tappe che hanno portato all’attuale situazione in Lombardia.

''I problemi della sanità riguardano tutto il sistema regionale, in particolare la gestione della cronicità e delle liste d’attesa. Le scelte politiche fatte a partire dalla metà degli anni ’90 – penso, ad esempio, alla riforma 31/97 e al governo Formigoni – hanno privilegiato un modello ospedalocentrico e aperto sempre più spazio al privato, tanto che oggi metà dell’offerta sanitaria è privata. Stiamo pagando queste scelte perché la salute parte dalla prevenzione, e questa è stata trascurata. La governance è cambiata nel 2015 con Maroni, togliendo le ASL e unendo i servizi territoriali nelle ATS, ma così si è creato un deficit territoriale: nel 2020 le ATS si sono infatti trovate in difficoltà davanti alla pandemia perché non avevano la stessa copertura delle vecchie ASL. Il privato, inoltre, si concentra sui settori più remunerativi, come le cardiochirurgie: solo in Lombardia ce ne sono 32, quanto in tutta la Francia. Il PD propone quindi di cambiare il rapporto pubblico-privato, oggi non virtuoso, e di spingere sulla prevenzione, portando l’investimento sanitario al 7% del PIL – oggi è al 6,3% – per avere 8 miliardi in più da investire; bisogna usare i fondi del PNRR per la sanità territoriale, in modo da avere personale e infrastrutture adeguate, come le Case di Comunità. Non possiamo ridurci al modello americano, dove il privato domina e chi non ha l’assicurazione non può permettersi anche le cure più basiche''.

A seguire, il medico chirurgo Roberto Brambilla ha ricordato come istruzione, lavoro e sanità siano i pilastri della democrazia e della libertà: se anche solo uno di questi viene a mancare, non c’è più giustizia sociale. ''Quando ci battiamo per il diritto alla salute, ci battiamo per la democrazia e la libertà, ma non è sempre stato così: la conquista del diritto alla salute è stata lenta, sancita dall’articolo 32 della Costituzione, che tutela la salute dell’uomo in quanto essere umano. È un diritto fragile, sempre in pericolo: oggi sono infatti 4,5 milioni i cittadini che hanno rinunciato alle cure, il 7,7% secondo Istat, soprattutto a causa delle liste d’attesa. Prima del 1978 non tutti avevano accesso alle cure, poi con la legge Basaglia e la legge Anselmi si è istituito il Servizio Sanitario Nazionale, rendendo il cittadino padrone della propria salute. Bisogna ricostruire l’ideale di una sanità universale, equa e realmente accessibile, rilanciando il controllo pubblico sulla sanità territoriale, come avveniva con i Consigli Sanitari di Zona. Il problema non è il privato in sé, ma il fatto che si allarga dove il pubblico non riesce ad arrivare'' ha spiegato.

Successivamente ha preso la parola il sindaco di Casatenovo Filippo Galbiati, medico di emergenza-urgenza di professione, ponendo l’accento sulla necessità di una riforma culturale e politica profonda.
''Non credo che ci sia una volontà di smantellare il sistema pubblico, ma qualcosa di più pericoloso: la perdita della capacità riformatrice: serve una partecipazione politica che sappia comunicare con le persone e una proposta organica alle prossime elezioni, perché il principio non sta più insieme da solo, ha bisogno di stare al passo con la società che sta cambiando. La mancanza di personale infermieristico è la cassa di detonazione dei problemi: senza infermieri ci sono meno posti letto disponibili. In più l’integrazione sociosanitaria si è interrotta tra sindaci, territorio e strutture: le due gambe, sanitaria e sociale, non hanno pari dignità, pur occupandosi della stessa persona, impedendo ai sindaci di poter prendere in mano la comunicazione e il riconoscimento del loro ruolo politico nel sociale''.

Valeria Marinari, vicesindaco di Merate, ha poi evidenziato il ruolo fondamentale del terzo settore ''attore importante per ricostruire il tessuto sociale e sanitario di prossimità. Questa dimensione vicina ai bisogni delle persone è necessaria per trovare soluzioni anche creative, con una funzione quasi profetica. Il rischio oggi è che il terzo settore sia visto solo come semplice erogatore di servizi: invece serve un maggiore coinvolgimento nei tavoli di lavoro, per rendere i cittadini protagonisti del proprio territorio e non solo fruitori. Il terzo settore deve anche andare a cercare i bisogni che si formano attorno alle strutture ospedaliere, come i caregiver, mantenendo la capacità di osservare e riconoscere i bisogni per trovare soluzioni alternative. È necessario dunque rivedere il ruolo di questo mondo, oggi penalizzato dalla frammentazione dei servizi''.

A chiudere la serata, l'intervento del consigliere regionale PD per la provincia di Lecco e la Brianza, Gian Mario Fragomeli. ''Sempre più italiani non continuano le cure a causa delle lunghe liste d’attesa e dei problemi economici, e questo dato si riflette sul tasso di mortalità: chi soffre di più sono le persone in difficoltà economiche e con basso tasso di scolarizzazione. Oggi il pubblico risponde solo al 40% della domanda di servizi, il resto è lasciato al privato, questo dato dimostra la forte difficoltà in cui verte il sistema e mettendo in luce la necessità di dover lavorare per rilanciarlo''.
Quello di mercoledì è stato dunque un incontro che ha donato molti spunti su cui riflettere, svoltosi in un clima di partecipazione, confronto e attenzione, ribadendo la centralità della sanità pubblica, della prevenzione e della medicina di prossimità come sfide decisive per il futuro del sistema sanitario nazionale.

La serata, moderata da Milena Mucci, responsabile sanità PD Lecco, si è aperta con un momento di cordoglio dedicato a Rossana Righi e Gino D'Ulisse ''due persone molto importanti per la nostra comunità, che vogliamo ricordare anche questa sera'' ha detto Mucci, sottolineando poi come la prevenzione e il miglioramento dei servizi sanitari siano temi centrali e urgenti.
Il primo a prendere la parola è stato Carlo Borghetti, consigliere regionale PD e capo delegazione commissione sanità, che ha ricostruito le tappe che hanno portato all’attuale situazione in Lombardia.

Il consigliere regionale Carlo Borghetti
''I problemi della sanità riguardano tutto il sistema regionale, in particolare la gestione della cronicità e delle liste d’attesa. Le scelte politiche fatte a partire dalla metà degli anni ’90 – penso, ad esempio, alla riforma 31/97 e al governo Formigoni – hanno privilegiato un modello ospedalocentrico e aperto sempre più spazio al privato, tanto che oggi metà dell’offerta sanitaria è privata. Stiamo pagando queste scelte perché la salute parte dalla prevenzione, e questa è stata trascurata. La governance è cambiata nel 2015 con Maroni, togliendo le ASL e unendo i servizi territoriali nelle ATS, ma così si è creato un deficit territoriale: nel 2020 le ATS si sono infatti trovate in difficoltà davanti alla pandemia perché non avevano la stessa copertura delle vecchie ASL. Il privato, inoltre, si concentra sui settori più remunerativi, come le cardiochirurgie: solo in Lombardia ce ne sono 32, quanto in tutta la Francia. Il PD propone quindi di cambiare il rapporto pubblico-privato, oggi non virtuoso, e di spingere sulla prevenzione, portando l’investimento sanitario al 7% del PIL – oggi è al 6,3% – per avere 8 miliardi in più da investire; bisogna usare i fondi del PNRR per la sanità territoriale, in modo da avere personale e infrastrutture adeguate, come le Case di Comunità. Non possiamo ridurci al modello americano, dove il privato domina e chi non ha l’assicurazione non può permettersi anche le cure più basiche''.

Il sindaco Paolo Redaelli (a sinistra) e il dottor Roberto Brambilla
A seguire, il medico chirurgo Roberto Brambilla ha ricordato come istruzione, lavoro e sanità siano i pilastri della democrazia e della libertà: se anche solo uno di questi viene a mancare, non c’è più giustizia sociale. ''Quando ci battiamo per il diritto alla salute, ci battiamo per la democrazia e la libertà, ma non è sempre stato così: la conquista del diritto alla salute è stata lenta, sancita dall’articolo 32 della Costituzione, che tutela la salute dell’uomo in quanto essere umano. È un diritto fragile, sempre in pericolo: oggi sono infatti 4,5 milioni i cittadini che hanno rinunciato alle cure, il 7,7% secondo Istat, soprattutto a causa delle liste d’attesa. Prima del 1978 non tutti avevano accesso alle cure, poi con la legge Basaglia e la legge Anselmi si è istituito il Servizio Sanitario Nazionale, rendendo il cittadino padrone della propria salute. Bisogna ricostruire l’ideale di una sanità universale, equa e realmente accessibile, rilanciando il controllo pubblico sulla sanità territoriale, come avveniva con i Consigli Sanitari di Zona. Il problema non è il privato in sé, ma il fatto che si allarga dove il pubblico non riesce ad arrivare'' ha spiegato.

Il consigliere regionale Gian Mario Fragomeli e Filippo Galbiati, sindaco di Casatenovo
Successivamente ha preso la parola il sindaco di Casatenovo Filippo Galbiati, medico di emergenza-urgenza di professione, ponendo l’accento sulla necessità di una riforma culturale e politica profonda.
''Non credo che ci sia una volontà di smantellare il sistema pubblico, ma qualcosa di più pericoloso: la perdita della capacità riformatrice: serve una partecipazione politica che sappia comunicare con le persone e una proposta organica alle prossime elezioni, perché il principio non sta più insieme da solo, ha bisogno di stare al passo con la società che sta cambiando. La mancanza di personale infermieristico è la cassa di detonazione dei problemi: senza infermieri ci sono meno posti letto disponibili. In più l’integrazione sociosanitaria si è interrotta tra sindaci, territorio e strutture: le due gambe, sanitaria e sociale, non hanno pari dignità, pur occupandosi della stessa persona, impedendo ai sindaci di poter prendere in mano la comunicazione e il riconoscimento del loro ruolo politico nel sociale''.

Valeria Marinari, assessore e vicesindaco di Merate
Valeria Marinari, vicesindaco di Merate, ha poi evidenziato il ruolo fondamentale del terzo settore ''attore importante per ricostruire il tessuto sociale e sanitario di prossimità. Questa dimensione vicina ai bisogni delle persone è necessaria per trovare soluzioni anche creative, con una funzione quasi profetica. Il rischio oggi è che il terzo settore sia visto solo come semplice erogatore di servizi: invece serve un maggiore coinvolgimento nei tavoli di lavoro, per rendere i cittadini protagonisti del proprio territorio e non solo fruitori. Il terzo settore deve anche andare a cercare i bisogni che si formano attorno alle strutture ospedaliere, come i caregiver, mantenendo la capacità di osservare e riconoscere i bisogni per trovare soluzioni alternative. È necessario dunque rivedere il ruolo di questo mondo, oggi penalizzato dalla frammentazione dei servizi''.

A chiudere la serata, l'intervento del consigliere regionale PD per la provincia di Lecco e la Brianza, Gian Mario Fragomeli. ''Sempre più italiani non continuano le cure a causa delle lunghe liste d’attesa e dei problemi economici, e questo dato si riflette sul tasso di mortalità: chi soffre di più sono le persone in difficoltà economiche e con basso tasso di scolarizzazione. Oggi il pubblico risponde solo al 40% della domanda di servizi, il resto è lasciato al privato, questo dato dimostra la forte difficoltà in cui verte il sistema e mettendo in luce la necessità di dover lavorare per rilanciarlo''.
Quello di mercoledì è stato dunque un incontro che ha donato molti spunti su cui riflettere, svoltosi in un clima di partecipazione, confronto e attenzione, ribadendo la centralità della sanità pubblica, della prevenzione e della medicina di prossimità come sfide decisive per il futuro del sistema sanitario nazionale.
Isabel Matthes