Nibionno: incontro sulla donazione degli organi
"lo dono, non so chi, ma so perché" è l’emblematico titolo della conferenza sulla donazione di organi promossa dal gruppo Aido intercomunale di Nibionno e Bulciago che si è tenuta nella serata di mercoledì 28 maggio.
In apertura, La presidente Zita Viganò, dopo aver ringraziato il parroco don Luigi Bianchi e il sindaco Laura Di Terlizzi di Nibionno per la loro presenza, si è soffermata sull'importanza del fornire informazioni corrette riguardo la donazione per salvare la vita a persone che, diversamente, morirebbero. Ha inoltre espresso apprezzamento per la presenza a sostegno della diffusione della cultura del dono dei due sodalizi che hanno collaborato alla realizzazione della serata: l'associazione Cata nel Cuore nel ricordo di Luca Catalano e al comitato Insieme a Teo per la Vita in ricordo di Matteo Carozzi.
Il dottor Lorenzo Colzani, medico di medicina generale a Bulciago, Cassago Brianza, Nibionno e membro del direttivo AIDO di Cassago Brianza, Barzago e Cremella, è intervenuto in veste di moderatore della serata, portando la sua esperienza e soffermandosi sull'importanza del trapianto come unica terapia in molti casi per tornare ad avere una vita "normale".
Il dottor Mauro Viganò, dirigente medico di gastroenterologia, epatologia, trapiantologia all’ospedale Papa Giovanni XXIII, nel suo intervento, ha detto che oggi il nosocomio bergamasco è il primo in Italia in grado di eseguire qualsiasi tipo di trapianto, che si tratti di interventi neonatali, pediatrici o su pazienti adulti.
Il percorso che porta al trapianto inizia nei reparti di terapia intensiva, dalla segnalazione di potenziali donatori e si conclude con il trapianto di organi e tessuti in pazienti inseriti in lista dopo una preparazione preoperatoria medica e psicologica all'intervento, con le cure in terapia intensiva, la degenza in reparto ed infine i controlli ambulatoriali successivi che consentono di continuare a seguire il paziente preso in cura nel follow-up per tutta la vita.
Il dottor Viganò ha messo in evidenza anche quanto la donazione di organi sia a macchia di leopardo in Italia con regioni più propense a donare ed altre dove sulla cultura del dono c'è ancora molto da lavorare: basti pensare che nel 2023 le persone in lista d'attesa di un trapianto erano circa 8.000 mentre le donazioni sono state poco più di 2.000. Sono ancora molte le opposizioni alla donazione, dovute principalmente alla mancata di informazione derivata anche dal fatto che non tutti sanno che in Italia il protocollo per stabilire che una persona è morta è tra i più rigidi del mondo: ci deve essere una totale assenza di funzioni cerebrali, dipendenti da un prolungato arresto della circolazione per almeno venti minuti, o da una gravissima lesione che ha colpito direttamente il cervello. In questi casi, detti di "morte cerebrale", i medici eseguono una serie di accertamenti clinici per stabilire, per un periodo di almeno sei ore consecutive, la contemporanea assenza di riflessi che partono direttamente dal cervello, reazioni agli stimoli dolorifici, respiro spontaneo, stato di coscienza, qualsiasi attività elettrica del cervello (elettroencefalogramma piatto). Gli accertamenti devono essere effettuati da una commissione di tre medici (un medico legale, un rianimatore ed un neurologo), registrati e ripetuti almeno tre volte nel periodo delle sei ore.
Nel suo accattivante intervento il dottor Umberto Casiraghi, infermiere strumentista di sala operatoria urgenza ed emergenza al IRCCS Ospedale San Raffaele di Milano ha illustrato il trapianto come terapia salvavita: oggi si tratta di un intervento routinario in grado di salvare migliaia di vite ogni anno che tuttavia necessita della donazione, un atto volontario, consapevole, gratuito e anonimo. Per questo, ha aggiunto, è importante il lavoro che Associazioni come AlDO svolgono per promuovere la cultura del dono in tutti i luoghi in cui sia possibile a partire dalle scuole perché i ragazzi possano da adulti esprimersi per una scelta consapevole e informata.
