Costa, dispositivi digitali: guida all’uso per bambini

I dispositivi digitali e l’uso precoce da parte dei bambini: questa relazione è stata approfonditamente analizzata nell’incontro ''Touch screen - Human touch'', promosso negli scorsi giorni da AVIS Comunale di Costa Masnaga, in collaborazione con il centro sociale e culturale Barycentro. Un partecipato pubblico di genitori e figure di riferimento per i minori ha preso parte all’iniziativa di consapevolezza che ha fornito strumenti utili per l’educazione.
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 Da sinistra Lucia Mevio di Avis, la dottoressa Maria Siano, lo psicoterapeuta Rosario Montirosso, il presidente Avis Edoardo Marzi e l’attore Giorgio Galimberti 

Dopo i saluti di Annalisa Pozzi, responsabile del centro sociale e della dottoressa Maria Siano, pediatra di Costa Masnaga, si è subito entrati nel vivo con l’attore Giorgio Galimberti che ha brillantemente accompagnato il relatore della serata, lo psicologo e psicoterapeuta Rosario Montirosso.
La tecnologia pervade la nostra quotidianità, come testimoniano le ricerche: 5,4 milioni di persone, nel 2024, hanno avuto accesso a Internet e l’utilizzo medio personale è di 6,5 ore al giorno. Tra 6 mesi e 4 anni, il 92% dei bambini inizia a usare dispositivi digitali che, per la loro natura, creano delle assenze tra le persone, pur nella presenza fisica.
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“Gli esseri umani sono stati costruiti sulla relazione, creata con lo sguardo, il tatto, l’odore e l’esposizione a questi strumenti digitali crea modifiche. Nei primi tre anni di vita, il cervello cresce per le connessioni e la sincronizzazione cerebrale è maggiore quando madre e bambino interagiscono tra di loro. Nessun tablet può sostituire la mamma di un bambino” ha spiegato il dottor Montirosso. Le modificazioni cerebrali create dai dispositivi digitali, conferma la scienza, hanno effetti sullo sviluppo del bambino: se c’è un maggiore utilizzo dello schermo sotto i tre anni, c’è un minore sviluppo delle connessioni cerebrali. I bambini esposti a quattro ore al giorno hanno pertanto un’attività cerebrale eccessiva e risultano sovra stimolati: la maggior frequenza di utilizzo dei dispositivi avviene peraltro durante i rituali come l’alimentazione, l’addormentamento e il gioco. Il cellulare diventa quindi una sorta di baby-sitter, usato con un “ciuccio” per tenere a bada il proprio bimbo.
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“Ci sono effetti negativi sullo sviluppo cognitivo, emotivo e comportamentale e sulla salute fisica dei bambini legati all’esposizione degli schermi” ha proseguito il relatore. “Lo sviluppo cognitivo e motorio sono legati: il corpo rimane la base dell’apprendimento in quanto un’attività corporea genera una serie di competenze per sviluppare le nostre capacità intellettive e i bambini hanno tutti gli strumenti per poter gestire il loro corpo. In una stanza vuota, il bambino lasciato per un’ora si muove come su 8 campi da calcio: il semplice spazio per muoversi è sufficiente per suscitare l’esplorazione e noi, se gli lasciamo tra le mani il cellulare, togliamo loro questo spazio. I bambini giocano con qualsiasi cosa catturi il loro interesse in quel momento: non servono giochi perché non averne aumenta la creatività. Quello che ci rende uomini è la capacità di immaginare, prevedere, usare la fantasia”.
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L’attività motoria serve a migliorare varie competenze, come il linguaggio e la coordinazione: i dati sull’attività fisica dimostrano che circa il 30% dei bambini pratica gioco libero per almeno un’ora al giorno per 5-7 giorni la settimana. Dall’altra parte, il 41% dei bambini trascorre più di due al giorno davanti a dispositivi come TV, videogiochi, tablet, cellulari: l’aumento della sedentarietà causa, ad esempio, l’aumento di sovrappeso.
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Circa il 30% di genitori con bambini sotto l’anno, fa utilizzare il cellulare al bambino per farlo rimanere tranquillo. “Un genitore su due crede che il cellulare serva per stimolare, favorire la creatività, l’autonomia ma ci sono anche effetti neurobiologici. Quando i bambini non ottengono il cellulare, ci sono crisi di comportamento: il telefono genera dipendenza perché dona cariche di dopamina, che è un attivatore” ha precisato Montirosso. Gli apparenti vantaggi dell’uso dei dispositivi elettronici causano però modifiche neurobiologiche al cervello.
In questo contesto, è importante il ruolo che assumono i genitori nell’uso dello schermo: l’uso eccessivo influisce sul comportamento digitale dei bambini che vanno per imitazione. Oggi sempre più si parla di “technoreference” ovvero la distrazione digitale: le interruzioni tecnologiche sono associate a un minor scambio con il bambino e creano opportunità mancate. “Tanto più un genitore è stressato, tanto più userà il cellulare (per non pensare, per distrarsi, riempire il tempo), tanto più lo userà il bambino. C’è una relazione tra l’imitazione adulto-bambino ma anche un uso eccessivo dell’adulto che lo usa a sua volta per calmarsi”.
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Secondo lo psicoterapeuta, i dispositivi digitali non vanno demonizzati in quanto sono strumenti che fanno parte della nostra quotidianità: occorre farne educazione e creare maggiore consapevolezza attorno all’utilizzo.
Sono state stabilite alcune linee guida per un uso efficace: sotto i 2 anni viene consigliato di non usare gli schermi, che possono gradualmente essere introdotti nella fascia tra 2 e 5 anni. Non vanno usati nelle fasi di addormentamento o per calmare il bambino: “Per questo c’è la carezza, che è il modello conosciuto dall’uomo da milioni di anni per trasmettere affetto. La carezza è temperatura, odore: un segnale di umanità che non si può passare tramite il tablet. Nessun dispositivo può dare carezze” ha precisato lo psicologo.
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Il ruolo dei genitori è quello di mediazione attiva, co-visione, ma anche di mediazione restrittiva. “I bambini richiedono tempo: non si può costruire una relazione umana senza tempo. Dobbiamo tornare a fare interazione, senza la quale non andiamo da nessuna parte” ha concluso Montirosso, invitando altresì a riscoprire l’uso del libro che ha effetti opposti rispetto al digitale aumentando la capacità di linguaggio e la comprensione. I bambini avvicinati alla lettura hanno zone del cervello molto più sviluppate. “Leggere un libro implica apprendimento: è un continuo stimolo cognitivo che nessun tablet è in grado di fare. Apprendere e far crescere dal punto di vista umano significa tornare alla relazione”.
In conclusione di serata, il presidente Avis Costa Edoardo Marzi la volontaria Lucia Mevio hanno consegnato ai relatori la maglietta dell’associazione: “Sono raffigurate la mano che rappresenta il dare e ricevere, la rosa che è la passione e l’amore e il papavero che, rinascendo, esprime resilienza. I donatori Avis donano il sangue con amore e danno la possibilità di donare la vita a chi ne ha bisogno”.
M.Mau.
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