Besana, Edelweiss: in scena ''Grace'', spettacolo intenso

Il 29 maggio scorso, presso il teatro Edelweiss di Besana, Davide Romiti ha portato in scena come coreografo ed ideatore, con il testo scritto da Giovanna Ferrari, uno spettacolo teatrale intenso e carico di significati, un progetto nato quasi per caso ma che ha saputo coinvolgere profondamente sia gli interpreti sia il pubblico.
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Romiti, figura poliedrica e appassionata del teatro e della danza, racconta con emozione come questo percorso sia stato un’esperienza di crescita collettiva: «Questo progetto è nato come un esperimento a Monticello, un percorso che ha coinvolto un gruppo di persone che hanno messo un pezzettino di sé. Per molti era la prima volta sul palco, e per me è stata una grande emozione vedere quello che abbiamo creato insieme».
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Non si è mai posto come un insegnante autoritario, ma come parte di un gruppo, un compagno di viaggio che ha condiviso con i partecipanti ogni passo di questa avventura e scoperta artistica «Ho scelto di mettere in scena questo spettacolo con attori non specialisti perché il professionista può essere troppo preciso e diventare sterile, in teatro bisogna regalare emozioni, e io volevo che chi era sul palco si sentisse libero di esprimersi» spiega richiamando all’autenticità e alla sensibilità, messaggi chiave dello spettacolo.
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Lo spettacolo, dal titolo simbolico “Grace, viaggio al centro della donna”, prende il nome da una cagnolina molto amata da Romiti, ma il nome diventa un archetipo, una rappresentazione di ogni donna e delle sue molteplici sfaccettature. «Abbiamo immaginato questo viaggio che parte dalla stazione, perché la vita è un cammino fatto di tappe, di momenti che si portano dentro come ricordi preziosi. La borsa di una donna, come dice la canzone di Noemi che abbiamo scelto, contiene tutta la sua vita, con fotografie, emozioni, gioie e dolori».
Questo viaggio teatrale è scandito da canzoni e scene che raccontano l’innamoramento, la sessualità, la delusione e la rinascita, con simboli forti come la rosa, il lenzuolo e le maschere che rappresentano uomini che arrivano di notte con promesse mai mantenute.
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Un elemento centrale dello spettacolo è la rappresentazione della relazione tra uomo e donna, sintetizzata in oggetti simbolici: la cravatta rappresenta l’uomo, mentre il rossetto è l’elemento femminile immancabile nella borsa. Romiti ha voluto sfidare alcune convenzioni scegliendo di far cantare a un uomo canzoni da donna (lui stesso), per sottolineare che esistono uomini sensibili e vicini all’emisfero femminile, e per mostrare la complessità e la varietà delle relazioni di genere.
«Non tutti gli uomini sono uguali, fortunatamente c’è anche il rovescio della medaglia», afferma, riconoscendo le differenze naturali tra uomini e donne ma anche la possibilità di comprensione e rispetto reciproci. Il percorso narrativo dello spettacolo si sofferma anche su temi delicati e profondi, senza però cadere in stereotipi o enfatizzare troppo la violenza, un tema già ampiamente trattato altrove. «Abbiamo voluto parlare della donna in tutte le sue sfaccettature, dalla più giovane alla più matura, mettendo in luce la sua forza, le sue contraddizioni e la sua capacità di amare e soffrire».
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Una scena particolarmente simbolica vede le donne liberarsi dagli uomini come se fossero manichini, spruzzando profumo per lasciare solo un ricordo, un gesto che esprime la speranza e la delusione che seguono la fine di una relazione.
«Quando finisce una relazione, uomo o donna che sia, speri sempre che qualcosa rimanga, ma spesso non è così, ed è quella la delusione più forte», riflette Romiti con sincerità. grace__3_.jpg (66 KB)
Tra i momenti più toccanti dello spettacolo è senz’altro quello in Romiti presenta con commozione una sua cara amica, che aveva vissuto un’esperienza drammatica di morte apparente per mezz’ora. «Ho voluto che ci fosse anche lei perché si parlava di cuore, e nella vita bisogna tornare a pensare col cuore, che spesso si perde nella fretta e nella cattiveria gratuita».
Dal punto di vista organizzativo, lo spettacolo è stato autofinanziato, con spese importanti, ma con l’intenzione di devolvere eventuali avanzi in beneficenza all’associazione METI, un’associazione impegnata nella tutela e nel supporto delle persone vittime di abusi durante l’infanzia, offrendo un aiuto concreto attraverso servizi di ascolto, assistenza psicologica e legale promuovendo anche campagne di sensibilizzazione e iniziative educative volte a prevenire gli abusi e a diffondere una maggiore consapevolezza sul tema, coinvolgendo famiglie, scuole e istituzioni. Romiti racconta le difficoltà legate del teatro e della gestione tecnica, ma si dice soddisfatto del risultato e delle richieste di repliche future.
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«Abbiamo fatto tutto con semplicità, senza un grande staff, ma con un tecnico bravissimo e il supporto di alcune persone vicine. La semplicità raggiunge il pubblico, soprattutto in teatro, perché l’emozione è un’onda che si riceve e si dà. Se a chi guarda non arriva nulla di tutto questo, diventa un problema». La passione e l’autenticità sono state le vere protagoniste di questa esperienza, che ha saputo emozionare e coinvolgere. Il messaggio finale dell’opera è un invito a non perdere mai il proprio cuore e a non cancellare se stesse per amore. «Una persona ti deve amare per come sei, non per come vogliono cambiarti. Questo è un’arma a doppio taglio: spesso si fa per amore, ma se cancelli te stessa, sbagli», spiega Romiti con forza. La donna, anche se si smarrisce, può ritrovarsi e ricominciare, come racconta anche la testimonianza di una ragazza che ha vissuto una relazione dolorosa ma ha trovato la forza di migliorarsi grazie a una seconda possibilità. Questo tema della rinascita e della speranza attraversa tutto lo spettacolo, che vuole essere un omaggio alla resilienza e alla bellezza dell’essere donna. Con quasi trent’anni di esperienza nel mondo dello spettacolo, iniziata a 17 anni e arricchita da molteplici corsi e collaborazioni, Romiti riflette sull’importanza di essere autentici e di mettere passione in ciò che si fa. «Il pubblico vuole emozionarsi, non vedere sul palco una perfezione sterile: bisogna essere se stessi e accettare le proprie imperfezioni, perché solo amandosi si può aprire il cuore al mondo e trasmettere emozioni». Questa filosofia, che mette al centro l’emozione e la verità, è stata la stella polare che ha guidato ogni fase della realizzazione dello spettacolo. In conclusione, l’esperienza di Davide Romiti con “Grace” è un esempio di come il teatro possa essere uno strumento potente per raccontare storie vere, mettere in luce emozioni profonde e creare un legame autentico con il pubblico. Nonostante le difficoltà organizzative, la passione e la dedizione hanno permesso di realizzare un progetto che ha lasciato un segno, non solo sugli spettatori, ma soprattutto su chi ha partecipato alla sua creazione, invitando tutti a continuare a coltivare la semplicità, l’autenticità e il coraggio di mostrarsi per quello che si è, perché solo così il teatro – e la vita – possono davvero emozionare.

Membri del cast:
-Nunzia Ricucci
-Marta Beretta
-Donatella Bonanni
-Marta Milani
-Carla Stucchi
-Giulia Boffi
-Elisa Nespoli
-Eleonora Pozzi
-Alice Lissoni
-Serena di Iorio
-Anna Gavirago
-Antonio Caracciolo
-Ezio Panzeri
-Simone Petruccelli
-Samuele Medda
-Samuele Grandi
-Ivan Aisoni
-Alessandro Lombardo
-Simone Sartori
-Marco Beretta
-Diego Colnaghi
-Riccardo Zagheno
-Cristian Corelli
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