Il risultato non è quello sperato, ma la nostra battaglia sui temi del lavoro e della cittadinanza certamente non si fermerà

Il grande pregio che ha avuto questo referendum è quello di aver portato i temi del lavoro e della cittadinanza al centro della discussione politica.
Abbiamo fatto una campagna referendaria  con passione e impegno incontrando tante persone e ascoltando i tanti problemi che le famiglie affrontano nella quotidianità. 
Ringraziamo le 3500 e più persone di Casatenovo (pari al 32,94% degli aventi diritto al voto), che ci danno la forza per proseguire nel nostro impegno e nella giusta battaglia per i diritti delle persone.
Tanti giovani ai seggi, tante giovani famiglie con i bambini. 
Anche se il risultato non è quello sperato noi non ci fermeremo. 
E nelle istituzioni continueremo le nostre battaglie.
Lo dobbiamo a quelle 1000 persone e più  (3 al giono)che ogni anno muoiono sul posto di lavoro e alle loro famiglie. Perché  la sicurezza deve essere una priorità. 
E anche nella zona del lecchese, purtroppo, sono successi  infortuni e incidenti mortali.
Cercheremo di combattere la piaga degli appalti e subappalti, causa di lavori precari e sottopagati  oltre che poco sicuri.
Lo dobbiamo a quelle migliaia di giovani che ogni anno se ne vanno all'estero  a volte solo per una esperienza di studio e lavoro ma il più  delle volte perché  stanchi di contratti precari  che non permettono loro di pianificare una vita futura. E anche nel nostro territorio sono diversi i ragazzi che se ne sono andati e non sono più  tornati.  Un grave danno economico e di conoscenza per il nostro paese.
Siamo consapevoli che i cambiamenti nel mondo del lavoro devono anche includere una certa flessibilità.  
E siamo al  fianco di quei datori di lavoro che con molta onestà hanno bel governato questo fenomeno.
Quello che è successo però in questi anni è  che la flessibilità è  diventata molto spesso precarietà.
E per concludere.
Un'altra  importante sfida ci aspetta nei prossimi anni.
Secondo i dati  di Banca  Italia entro il 2040 in Italia la popolazione (seguendo il trend attuale) diminuirà  di 5,4 milioni di persone con un calo del 9% della forza lavoro.
Ecco che allora dobbiamo ragionare in termini positivi sui flussi migratori.
Un tema enorme ma che dobbiamo affrontare con coraggio e serietà. 
Le persone che sono da anni in Italia, lavorano, pagano le tasse e contribuiscono alla crescita del PIL italiano e a pagare le nostre pensioni meritano di essere cittadini italiani. Perché  ora, i cittadini che hanno regolare permesso di soggiorno e hanno una serie di requisiti (residenza da oltre 10 anni, reddito certo, fedina penale pulita, pagano tasse in Italia, diploma di italiano corso B1 oltre ai vari certificati della nazione di provenienza)  impiegano mediamente almeno 12 anni e più  per diventare cittadini italiani.
E anche i loro figli che nascono in Italia, vanno a scuola con i nostri figli e i nostri nipoti diventano cittadini italiani solo al compimento dei 18 anni. 
Una grande ingiustizia  nei loro confronti.
Meri Sanvito, Alleanza Verdi Sinistra
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