Parco solare nell'ex miniera Alpetto di Cesana: a chi giova?
Abbiamo letto della firma della convenzione per la realizzazione di un cosiddetto maxi 'parco' fotovoltaico nell'ex miniera Alpetto di Cesana Brianza.
Sulla questione come associazioni del territorio abbiamo forti perplessità, soprattutto di ordine ambientale.
Mettiamo anzitutto in chiaro che le nostre associazioni sono assolutamente favorevoli alla implementazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile, in particolare fotovoltaica.
Riteniamo però che i pannelli fotovoltaici debbano prioritariamente essere installati su edifici esistenti o su aree dismesse.

L'ex miniera Alpetto di Cesana non si può ritenere un impianto dismesso, casomai un'area da recuperare dal punto di vista ambientale: questo è ciò che prevedono - obbligatoriamente - tutte le concessioni pubbliche al termine delle attività di escavazione.
Holcim doveva - e deve - necessariamente ripristinare l'area su cui per alcuni decenni ha realizzato la propria attività estrattiva; invece finora ha lasciato sul monte Cornizzolo una profonda ferita - visibile da chilometri di distanza -, che rischia di rimanere tale per i futuri secoli.
L'installazione del 'parco' fotovoltaico eviterà alla Holcim l'onere del recupero ambientale, consentendole in tal modo di risparmiare cospicui fondi propri, che invece a nostro parere andavano - e vanno - destinati al recupero ambientale e paesaggistico.
Nel contempo Silea - società totalmente pubblica, formata dai comuni soci - si accollerebbe anche l’onere perpetuo di mantenere un territorio irrimediabilmente rovinato e a rischio, sollevando la Holcim da qualsiasi futuro problema.
In ogni caso ci chiediamo se l'implementazione del 'parco' solare, in un contesto così delicato, ha tenuto conto degli aspetti di impatto sul microclima, sulla stabilità dei fronti cava, sul paesaggio e sulla fauna.
C'è poi il tema relativo al conflitto di interessi che sicuramente ha riguardato chi prima ha rappresentato la società privata Holcim Italia e poi ha cambiato casacca passando alla presidenza dell'azienda pubblica Silea: un vero e proprio contrasto di interessi a nostro parere, seppur in un momento successivo la presidenza di Silea è variata.
A tutte le nostre perplessità e ai nostri quesiti ci aspettiamo riscontro soprattutto dai sindaci soci di Silea, che devono dare risposte chiare su quella che - nelle narrazioni delle due società - viene spacciata come un'operazione con ricadute solo positive dal punto di vista ambientale.
Sulla questione come associazioni del territorio abbiamo forti perplessità, soprattutto di ordine ambientale.
Mettiamo anzitutto in chiaro che le nostre associazioni sono assolutamente favorevoli alla implementazione di impianti per la produzione di energia rinnovabile, in particolare fotovoltaica.
Riteniamo però che i pannelli fotovoltaici debbano prioritariamente essere installati su edifici esistenti o su aree dismesse.

L'ex miniera Alpetto di Cesana non si può ritenere un impianto dismesso, casomai un'area da recuperare dal punto di vista ambientale: questo è ciò che prevedono - obbligatoriamente - tutte le concessioni pubbliche al termine delle attività di escavazione.
Holcim doveva - e deve - necessariamente ripristinare l'area su cui per alcuni decenni ha realizzato la propria attività estrattiva; invece finora ha lasciato sul monte Cornizzolo una profonda ferita - visibile da chilometri di distanza -, che rischia di rimanere tale per i futuri secoli.
L'installazione del 'parco' fotovoltaico eviterà alla Holcim l'onere del recupero ambientale, consentendole in tal modo di risparmiare cospicui fondi propri, che invece a nostro parere andavano - e vanno - destinati al recupero ambientale e paesaggistico.
Nel contempo Silea - società totalmente pubblica, formata dai comuni soci - si accollerebbe anche l’onere perpetuo di mantenere un territorio irrimediabilmente rovinato e a rischio, sollevando la Holcim da qualsiasi futuro problema.
In ogni caso ci chiediamo se l'implementazione del 'parco' solare, in un contesto così delicato, ha tenuto conto degli aspetti di impatto sul microclima, sulla stabilità dei fronti cava, sul paesaggio e sulla fauna.
C'è poi il tema relativo al conflitto di interessi che sicuramente ha riguardato chi prima ha rappresentato la società privata Holcim Italia e poi ha cambiato casacca passando alla presidenza dell'azienda pubblica Silea: un vero e proprio contrasto di interessi a nostro parere, seppur in un momento successivo la presidenza di Silea è variata.
A tutte le nostre perplessità e ai nostri quesiti ci aspettiamo riscontro soprattutto dai sindaci soci di Silea, che devono dare risposte chiare su quella che - nelle narrazioni delle due società - viene spacciata come un'operazione con ricadute solo positive dal punto di vista ambientale.
Circolo Ambiente Ilaria Alpi e Gruppo Volontari per la Difesa della Natura Suello