Infortunio mortale a Besana costato la vita ad un casatese: due anni al datore di lavoro

Due anni per l'infortunio in cantiere costato la vita al casatese Stefano Anastasio, morto nel 2022.
Quest'oggi, all'ora di pranzo, il giudice in ruolo monocratico Dario Salerno del Tribunale di Monza, ha disposto la condanna dell'imprenditore Gianni Sassella, datore di lavoro della vittima, chiamato a rispondere dell'accusa di omicidio colposo.
I fatti al centro della vicenda giudiziaria risalgono al gennaio di tre anni fa quando a Besana morì Anastasio, 50enne di Casatenovo.
Fatale l'infortunio di cui l'operaio si rese suo malgrado vittima mentre stava lavorando in un cantiere in località Cazzano, insieme ad altri colleghi dell'impresa Costruzioni Sassella; il casatese si trovava alla guida di un escavatore che stava manovrando in un tratto in discesa quando il mezzo si sarebbe improvvisamente ribaltato, con il muratore 50enne rimasto intrappolato al suo interno.
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Un'immagine del cantiere scenario dell'infortunio mortale e nel riquadro Stefano Anastasio

Immediato l'intervento dei colleghi che nel disperato tentativo di liberarlo, si erano avvalsi di una gru, utilizzandola per sollevare la piccola ruspa. Purtroppo però, per Anastasio non c'era ormai più nulla da fare.
I soccorritori, intervenuti sul posto con un'ambulanza supportata dall'elisoccorso e dai vigili del fuoco, non avevano potuto fare altro che constatare il decesso del casatese, originario di Maddaloni in provincia di Caserta, ma in Brianza da parecchi anni ormai e storico dipendente dell'impresa con quartier generale a Rogoredo.
Dalle indagini svolte dalla Polizia Locale di Besana, dalle quali era emerso il mancato utilizzo della cintura di sicurezza da parte del lavoratore, la Procura della Repubblica di Monza ha aperto un fascicolo di indagine a carico appunto, del legale rappresentante dell'impresa casatese. Rinviato a giudizio lo scorso anno dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale brianzolo, Sassella ha affrontato il dibattimento che qualche settimana fa era culminato nella richiesta di condanna a due anni, formulata dal sostituto procuratore Carlo Cinque. 
In quell'occasione la pubblica accusa aveva messo in evidenza la necessità da parte del datore di lavoro, di un maggior controllo sui propri dipendenti rispetto all'utilizzo dei dispositivi di sicurezza. Una posizione alla quale si era associata anche la parte civile, ritenendo fosse compito dell'imprenditore ammonire, anche con fermezza e assumere provvedimenti, in caso ravvisasse una condotta contraria a quella richiesta. 
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Di contro il difensore dell'imputato, l'avvocato Antonino De Benedetti del Foro di Monza, aveva ricordato nella sua arringa come la vittima fosse un lavoratore ben formato, evidenziando l'attenzione che la società casatese aveva sempre posto su questi aspetti. Un gesto dunque, ritenuto - dalla difesa - fuori dal controllo dell'imprenditore, non presente peraltro al momento dei fatti.
Stamani la condanna a due anni (senza il beneficio della pena sospesa) sentenziata dal dottor Salerno nei confronti di Sassella. 
Sette le parti civili costituite tra cui la vedova, i due figli di Anastasio e altri parenti (rappresentati dagli avvocati Alessandro Petito di Torino e Domenico Raschellà di Como).
Nella sua sentenza - che sarà depositata entro novanta giorni - il giudice ha disposto altresì una provvisionale complessiva di circa 440mila euro a titolo di risarcimento per i familiari. A questo proposito la difesa si è riservata di valutare un eventuale ricorso in Appello una volta esaminate le motivazioni.
G.C.
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