Lago di Annone, dopo quasi 40 anni!
È sempre interessante ascoltare la relazione del biologo Negri sullo stato di salute del lago di Annone e la presenza di molti cittadini all'incontro svoltosi mercoledì sera in Villa Cabella è la testimonianza più evidente dell'importanza che riveste questa delicata questione per la popolazione non solo rivierasca.
In sintesi estrema ne è uscito un quadro fatto di luci ma anche e soprattutto ancora di ombre.
Nell'intervenire come cittadino, dopo anni di diretta “militanza lacustre” ormai lontani, ho usato inizialmente un numero 38 che tra i tanti citati dall'apprezzato biologo non era risuonato nel corso dell'esposizione.
38 sono infatti gli anni, ho ricordato, che ci separano dalla micidiale moria di pesci e conseguenti rischi sanitari allora per fortuna occasionalmente scongiurati e purtroppo, pur in un quadro di lento miglioramento, siamo ancora ad una situazione che si può certamente ritenere tutt'altro che risolta.
Apprendiamo infatti, pur nel convergente interesse delle amministrazioni rivierasche coordinate tra loro, che siamo ancora in presenza di alcuni immissari ben lontani dai valori limite, di manutenzioni poco vigilate, di sdoppiamento della sistema fognario non ancora completato, di battello taglia alghe fermo da 2 anni, se non ho capito male. Come di troppo lente riduzioni delle sostanze a vario titolo critiche per il benessere lacustre prodotte dal cosiddetto “sifonamento” dei fondali dell'Annone Est e da un sistema adottato recentemente nel 2024 (solo dopo gli allarmi a rischio di moria – sob!- del dr. Negri) di insufflaggio di aria che crea una turbolenza benefica ai fondali dell'Annone Ovest, i cui effetti però si potranno solo vedere nell'arco di una decina d'anni (su questi spinosi temi ero già intervenuto pubblicamente negli scorsi anni).
In sostanza entrambi i laghi pur tra loro collegati hanno evidenziato, nonostante vari e costosi interventi differenziati di bonifica, ancora condizioni di ipertrofia con apporti esterni tuttora inquinanti oltre che quantità ancora cospicue di giacenze potenzialmente rischiose sui fondali.
Con un quadro così tracciato non si può non registrare un bilancio non certamente tranquillizzante soprattutto alla luce di quei 38 anni (senza considerare il preesistente) e della dotazione di ormai decine di anni di un sistema di raccolta (collettore consortile, allora di valenza antesignana) che avrebbe dovuto da tempo impedire gli sversamenti, specie fognari, nel prezioso lago.
Penso che siano questi gli elementi oggettivi di realistica preoccupazione che non solo io ho evidenziato e che hanno registrato diffusi applausi di evidente consenso tra i presenti alla fine del mio intervento.
In sostanza, cercando d'interpretare il senso comune che serpeggia, non si vorrebbe che tutto ciò si trasformasse in una sorte di “Storia infinita” con interventi tampone o non adeguatamente supportati e con tanto di periodiche “celebrazioni”.
Certo l'impegno delle Amministrazioni e della Provincia sono evidenti ma è altrettanto vero che occorra fare molto di più in primis proprio nell'inibizione degli apporti fognari che peraltro con il loro tasso di colifecali incidono pure sul livello di balneabilità, non a caso producendo altalenanti permessi di via libera.
Del resto le Amministrazioni stesse possono giovarsi da qualche anno delle mirate competenze di Lario Rete Holding (LRH), società interamente posseduta dai Comuni della Provincia, che dispone di notevoli risorse finanziarie pure derivanti da cospicui aumenti tariffari (giustificati?) che gradualmente saranno introdotti, come rilevato nel corso di un intervento del pubblico presente.
E che un risanamento praticamente definitivo sia possibile l'ho pure costatato personalmente visitando qualche mese fa il lago d'Orta che, pur con sue specifiche caratteristiche d'inquinamento e altrettante mirate metodologie migliorative, ha saputo in pochi anni arrestare il degrado, invertire una pericolosa tendenza e di fatto recuperare addirittura la balneazione, con tanto di effetti benefici sul turismo.
Vediamo cosa succederà al nostro lago anche col concorso di una vigilante opinione pubblica.
In sintesi estrema ne è uscito un quadro fatto di luci ma anche e soprattutto ancora di ombre.
Nell'intervenire come cittadino, dopo anni di diretta “militanza lacustre” ormai lontani, ho usato inizialmente un numero 38 che tra i tanti citati dall'apprezzato biologo non era risuonato nel corso dell'esposizione.
38 sono infatti gli anni, ho ricordato, che ci separano dalla micidiale moria di pesci e conseguenti rischi sanitari allora per fortuna occasionalmente scongiurati e purtroppo, pur in un quadro di lento miglioramento, siamo ancora ad una situazione che si può certamente ritenere tutt'altro che risolta.
Apprendiamo infatti, pur nel convergente interesse delle amministrazioni rivierasche coordinate tra loro, che siamo ancora in presenza di alcuni immissari ben lontani dai valori limite, di manutenzioni poco vigilate, di sdoppiamento della sistema fognario non ancora completato, di battello taglia alghe fermo da 2 anni, se non ho capito male. Come di troppo lente riduzioni delle sostanze a vario titolo critiche per il benessere lacustre prodotte dal cosiddetto “sifonamento” dei fondali dell'Annone Est e da un sistema adottato recentemente nel 2024 (solo dopo gli allarmi a rischio di moria – sob!- del dr. Negri) di insufflaggio di aria che crea una turbolenza benefica ai fondali dell'Annone Ovest, i cui effetti però si potranno solo vedere nell'arco di una decina d'anni (su questi spinosi temi ero già intervenuto pubblicamente negli scorsi anni).
In sostanza entrambi i laghi pur tra loro collegati hanno evidenziato, nonostante vari e costosi interventi differenziati di bonifica, ancora condizioni di ipertrofia con apporti esterni tuttora inquinanti oltre che quantità ancora cospicue di giacenze potenzialmente rischiose sui fondali.
Con un quadro così tracciato non si può non registrare un bilancio non certamente tranquillizzante soprattutto alla luce di quei 38 anni (senza considerare il preesistente) e della dotazione di ormai decine di anni di un sistema di raccolta (collettore consortile, allora di valenza antesignana) che avrebbe dovuto da tempo impedire gli sversamenti, specie fognari, nel prezioso lago.
Penso che siano questi gli elementi oggettivi di realistica preoccupazione che non solo io ho evidenziato e che hanno registrato diffusi applausi di evidente consenso tra i presenti alla fine del mio intervento.
In sostanza, cercando d'interpretare il senso comune che serpeggia, non si vorrebbe che tutto ciò si trasformasse in una sorte di “Storia infinita” con interventi tampone o non adeguatamente supportati e con tanto di periodiche “celebrazioni”.
Certo l'impegno delle Amministrazioni e della Provincia sono evidenti ma è altrettanto vero che occorra fare molto di più in primis proprio nell'inibizione degli apporti fognari che peraltro con il loro tasso di colifecali incidono pure sul livello di balneabilità, non a caso producendo altalenanti permessi di via libera.
Del resto le Amministrazioni stesse possono giovarsi da qualche anno delle mirate competenze di Lario Rete Holding (LRH), società interamente posseduta dai Comuni della Provincia, che dispone di notevoli risorse finanziarie pure derivanti da cospicui aumenti tariffari (giustificati?) che gradualmente saranno introdotti, come rilevato nel corso di un intervento del pubblico presente.
E che un risanamento praticamente definitivo sia possibile l'ho pure costatato personalmente visitando qualche mese fa il lago d'Orta che, pur con sue specifiche caratteristiche d'inquinamento e altrettante mirate metodologie migliorative, ha saputo in pochi anni arrestare il degrado, invertire una pericolosa tendenza e di fatto recuperare addirittura la balneazione, con tanto di effetti benefici sul turismo.
Vediamo cosa succederà al nostro lago anche col concorso di una vigilante opinione pubblica.
Germano Bosisio