Bulciago celebra la Giornata del Rifugiato con un emozionante incontro

Come ogni anno il Comune di Bulciago, all’interno del progetto SAI (Sistema di Accoglienza e Integrazione) ''Lecco una provincia accogliente'', insieme al progetto FAMI (Fondo Asilo Migrazione e Integrazione 2021/2027) ''Conoscere per integrarsi'', gestito dalla Comunità Montana Valsassina Valvarrone Val d’Esino e Riviera per gli Ambiti di Bellano, Lecco e Merate, ha celebrato la Giornata Mondiale del Rifugiato il 20 giugno scorso con una serata intensa di riflessioni e parole capaci di lasciare il segno, all’interno della più ampia rassegna in co-organizzazione con il Comune di Lecco, il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci della Provincia di Lecco e il Consorzio Consolida.
Con l’obiettivo di sensibilizzare la cittadinanza sul tema dell’accoglienza, delle migrazioni e dell’integrazione delle persone straniere, attraverso momenti di incontro, riflessione e festa, la serata a Bulciago è stata particolarmente toccante ed ha lasciato tutti i presenti incapaci di fare domande per rispetto della persona che, con la sua viva voce e senza la reinterpretazione di terzi, ha espresso con ferma chiarezza e senza alcun vittimismo, l’esperienza vissuta in prima persona che l’ha portata ad essere la donna che è oggi, capace di riappropriarsi della propria vita e dei suoi sogni attraverso lo studio, l’abnegazione di ciò che mai si sarebbe aspettata, il coraggio di vivere e di farcela in un mondo a lei sconosciuto ed ostile: Amaka Ethel Nwokorie.
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Ad aprire l'iniziativa Davide Biffi, coordinatore del SAI della Comunità Montana Lario Orientale – Valle San Martino, che ha sottolineato lo storico legame con il territorio bulciaghese, tra i primi in Provincia di Lecco ad aderire al Sistema di Accoglienza e Integrazione “diffuso”. Un percorso avviato già sotto la guida dell’attuale sindaco Luca Cattaneo, a conferma di una continuità istituzionale nel segno dell’accoglienza. ''Ci piace sempre tornare qui. Bulciago è stato uno dei primi Comuni ad aderire al SAI, e il legame è sempre rimasto forte, grazie alla presenza di amministratori che questa sera ritroviamo qui, tra il pubblico, a testimoniare un percorso di accoglienza che non è mai stato calato dall’alto, ma frutto di una scelta responsabile e condivisa'' ha affermato Biffi.  
Un percorso reale di inclusione nella vita quotidiana, che ha coinvolto scuola, volontariato, lavoro, relazioni di comunità e la condivisione concreta dei principi su cui si fonda la nostra Costituzione. Tutto ciò è stato possibile grazie all’impegno sinergico del Comune, della Cooperativa AERIS, della Comunità Montana Lario Orientale – Valle San Martino, di numerose associazioni, di tanti cittadini e, soprattutto, dei giovani ospiti del progetto, veri protagonisti di questa esperienza di convivenza e crescita reciproca.
A prendere la parola a nome dell’intera amministrazione comunale, dunque, l’assessore alle politiche sociali Nicola Corsaro, che ha voluto sottolineare l’importanza di momenti di questo tipo. ''Nel dibattito pubblico, spesso le questioni legate all’accoglienza vengono affrontate con toni forti e semplificazioni che non sempre riflettono le esperienze vissute nelle nostre comunità. A Bulciago, consapevoli delle diverse sensibilità dei cittadini, abbiamo scelto un percorso di confronto, ascolto e responsabilità, fondato su fatti concreti e rispetto reciproco'' ha affermato l'amministratore, spiegando come la Costituzione sancisca chiaramente i principi di solidarietà, dignità umana e legalità, alla base di ogni iniziativa di integrazione. Senza una guida attenta, un coordinamento serio e la collaborazione tra istituzioni e cittadini, i progetti rischiano di non raggiungere gli obiettivi di sicurezza, inclusione e rispetto.
''Il progetto SAI, portato avanti con impegno dalle passate e attuali amministrazioni guidate dal sindaco Luca Cattaneo, incarna questi valori: un percorso costruito con trasparenza e responsabilità, volto a favorire la crescita personale e sociale di chi vi partecipa, sempre nel rispetto e nella tutela della comunità locale. Grazie a questo progetto, diversi ragazzi hanno raggiunto traguardi importanti, conquistando autonomia, costruendo una propria famiglia e integrandosi pienamente nel tessuto sociale del paese, anche attraverso il lavoro in aziende di Bulciago e la partecipazione attiva a iniziative sociali e culturali''.
Dopo gli interventi istituzionali la serata è entrata nel vivo grazie alla sapiente e rispettosa moderazione di Duccio Facchini, direttore della rivista Altreconomia, che con assoluta sensibilità e profondità ha posto l’accento sulla necessità di ascoltare e raccontare le storie dei migranti con rispetto, dalla loro viva voce senza filtri o rivisitazioni, restituendo loro la centralità che spesso viene negata: ''Mai come oggi viviamo l’epoca della totale disumanizzazione: le persone non esistono, le vittime non esistono, le loro voci non esistono. Sono altri che parlano per loro ma questa sera no, questa sera ci racconterà senza vittimismo ma con semplicità e schiettezza la sua vera storia Amaka Ethel Nwokorie, mediatrice culturale, counselor e scrittrice nigeriana che vive in Italia dal 1995'' ha affermato Facchini. ''La sua storia è una testimonianza di resilienza e trasformazione: arrivata nel nostro Paese con false promesse, è stata vittima di tratta e sfruttamento sessuale. Tuttavia, grazie alla sua determinazione e al ricordo delle parole di suo padre, è riuscita a ricostruire la sua vita, diventando una voce autorevole contro la tratta e un punto di riferimento per molte donne migranti. Presidente di African Reformers in Italy, associazione che promuove l’integrazione e riduce il divario sociale tra migranti africani e la società italiana, collabora anche con il servizio di Etnopsichiatria dell’Ospedale Niguarda di Milano e con il Centro per donne migranti e i loro bambini degli Ospedali Santi Paolo e Carlo di Milano oltre ad essere socia della cooperativa sociale Crinali e formatrice in ambito interculturale''.
Amaka Ethel Nwokorie, ospite della serata, ha poi preso la parola con estrema semplicità e chiarezza e ''come un pugno nello stomaco'', come anticipato nella sua introduzione da Facchini, ha raccontato la sua reale esperienza di vittima di tratta e la sua rinascita attraverso lo studio e l’impegno sociale nel libro da lei scritto senza intermediazioni ''Le parole di mio padre'', pubblicato da Altreconomia Edizioni.
''Quando sono arrivata in Italia, ho sentito la necessità di far sentire la mia voce, di raccontare la mia esperienza. All’inizio non ero pronta, la scrittura è stata una gravidanza lunga, un percorso di riflessione e crescita che ha preso forma nel tempo, anche grazie al confronto con persone che vivono qui da molti anni''.
La scrittrice ha spiegato la volontà di colmare un vuoto: spesso sono altri a parlare per noi, senza conoscere realmente ciò che pensiamo e sentiamo. ''Ho raccontato la mia storia senza filtri, senza perfezionismi, per far emergere la realtà vissuta, fatta di dolore ma anche di resilienza e lotta. Il mio viaggio in Italia è iniziato nel 1995, quando sono partita dalla Nigeria spinta da una promessa e da un’opportunità che non mi interessava. Sono arrivata in un mondo difficile, sono stata vittima di sfruttamento, ma non ho mai smesso di lottare per riprendere in mano la mia vita e il mio futuro. L’italiano all’inizio era un nemico, odiavo quella lingua che rappresentava la mia sofferenza, ma poi è diventata la mia arma, il mio strumento di difesa e di rinascita'' ha raccontato, parlando di una storia fatta non solo di dolore ma anche di speranza e forza di reazione.  
A chiusura della serata, le parole di Facchini, che con grande professionalità ha invitato a riflettere sull’importanza di andare oltre i pregiudizi ed affiancare ai dati statistici il valore umano delle storie, senza però trasformare chi ha sofferto in vittima sacrificale o in oggetto di narrazioni comode che zittiscono le coscienze dell’Occidente.
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