Sirtori: infortunio in cantiere. Al via il processo in tribunale
E' stato rinviato al mese di novembre per sentire i restanti testi del pubblico ministero, l'imputato e poi per l'eventuale discussione, il procedimento a carico M.V. amministratore unico di una società di edilizia per la quale lavorava un operaio rimasto ferito in un cantiere.
All'uomo si contestano lesioni personali gravi e colpose (con politrauma facciale e frattura di uno zigomo) riportate dal dipendente classe 1967, per non avere adottato tutti i sistemi idonei di protezione collettiva, nella fattispecie un parapetto a protezione di un pianerottolo intermedio, prospiciente una buca dove poi era avvenuta la caduto per diversi metri.
Questa mattina, nell'aula del giudice Martina Beggio, il pubblico ministero Ezio Domenico Basso ha chiesto al primo testimone del processo, un collega di lavoro della vittima, di ricostruire quanto accaduto nel settembre 2019 a Bevera di Sirtori, presso l'azienda Nuova Stame.
Entrambi muratori, ha raccontato, quel giorno stavano lavorando nei pressi di una buca dove avrebbe dovuto essere collocata una pressa.
Dopo avere iniziato a smontare i ponteggi, fissata una lunga scala alla parete, i due si apprestavano a scendere nella buca per affiancare altri colleghi nelle operazioni di rimozione di alcune macerie, da caricare poi sul carro ponte per trasferirle al “piano”.
“Mi sono girato e ho visto il mio collega inclinato, come piegato su un fianco e poi è caduto” ha raccontato il teste “mimando” anche la posa dell'operaio. “Ho sentito urlare gli altri operai. Mi sono avvicinato e ho visto che era vivo, ferito, a terra, con attorno altre persone. Sono stati chiamati i soccorsi, sono arrivati i vigili del fuoco, l'ambulanza, i carabinieri, l'elicottero e lo hanno portato via”.
Presa visione di alcune fotografie ritraenti i momenti dei soccorsi, il teste ha però asserito che la posizione di una scala non fosse la stessa impressa nella sua memoria.
Terminata la sua audizione, è stata la volta di un funzionario di ATS, oggi in pensione, che che ha potuto solo fornire alcuni dettagli relativi al ferito (“era sul pianerottolo di mezzo”) e nulla più vista anche la distanza di anni dal fatto.
Il processo è stato aggiornato al mede di novembre.
All'uomo si contestano lesioni personali gravi e colpose (con politrauma facciale e frattura di uno zigomo) riportate dal dipendente classe 1967, per non avere adottato tutti i sistemi idonei di protezione collettiva, nella fattispecie un parapetto a protezione di un pianerottolo intermedio, prospiciente una buca dove poi era avvenuta la caduto per diversi metri.

Entrambi muratori, ha raccontato, quel giorno stavano lavorando nei pressi di una buca dove avrebbe dovuto essere collocata una pressa.
Dopo avere iniziato a smontare i ponteggi, fissata una lunga scala alla parete, i due si apprestavano a scendere nella buca per affiancare altri colleghi nelle operazioni di rimozione di alcune macerie, da caricare poi sul carro ponte per trasferirle al “piano”.

Presa visione di alcune fotografie ritraenti i momenti dei soccorsi, il teste ha però asserito che la posizione di una scala non fosse la stessa impressa nella sua memoria.
Terminata la sua audizione, è stata la volta di un funzionario di ATS, oggi in pensione, che che ha potuto solo fornire alcuni dettagli relativi al ferito (“era sul pianerottolo di mezzo”) e nulla più vista anche la distanza di anni dal fatto.
Il processo è stato aggiornato al mede di novembre.
S.V.