Salvatore Borsellino, il coraggio e l'amarezza della denuncia

Ormai siamo ad un passo dal 33° anniversario della morte di Paolo Borsellino e molto facilmente si ripeteranno i “riti” delle commemorazioni ufficiali con le loro spesso ipocrite retoriche istituzionali.

Tra i non pochi che mettono sempre più in discussione le “cerimonie” ufficiali di uno Stato bifronte Salvatore Borsellino, il coraggioso e instancabile fratello di Paolo continua ad essere testimone, assieme ad una massa crescente soprattutto di giovani, di una verità scomoda: Lo Stato è stato in parte complice negli avvenimenti relativi alle stragi che hanno insanguinato il nostro martoriato Paese.

“La Giustizia ha gli occhi bendati”; “Lo Stato è stato in parte complice”; “Il sistema di potere che oggi ci governa è diretta conseguenza di quel disegno criminale ed eversivo fondato proprio su quelle stragi”; “Falcone e Borsellino, se fossero ancora vivi, li ucciderebbero un'altra volta per poter andare avanti”.

Queste sono alcune delle coraggiose quanto sofferte e amare frasi che si possono ascoltare nel corso dell'imperdibile intervista di Antimafia 2000 di pochi giorni fa.

Non aggiungo altro se non di ricordarcene quando tra pochi giorni inizieranno le “commemorazioni”. Con l'invito a non lasciar soli i pochi magistrati, giornalisti, politici e testimoni coraggiosi che, in nome nostro, continuano a perseguire la ricerca di indicibili quanto urticanti verità i cui effetti ancora persistono.
Con la consapevolezza del dovere di distinguere il volto credibile di uno Stato, più che mai da sostenere, da quello compromesso, da contrastare.
Germano Bosisio
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