Oggiono: le ragazze al radio storia di giustizia industriale

Stati Uniti D’America, anni Venti. Giovani ragazze cedono alle lusinghe di un ottimo stipendio e iniziano a lavorare nella U.S. Radium Corporation, coltivando l’idea di diventare economicamente indipendenti, ma molte di loro sono andate incontro alla morte. 
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Si è tenuto ieri sera al Palabachelet di Oggiono, con grande apprezzamento del pubblico, ''Radium girls. La vera storia delle ragazze al radio'', lo spettacolo di e con l’attore oggionese Nicola Bizzarri e l’attrice lecchese Sabrina Corabi, che ha riportato sul palco per la prima volta in Italia la vera storia delle “Radium Girls”, un’opera teatrale intensa che dà corpo e voce a una delle pagine più dimenticate e significative della storia del lavoro e della giustizia industriale.
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Un racconto potente che ha riportato agli anni Venti del Novecento, in New Jersey, dove la U.S. Radium Corporation assumeva giovani donne per dipingere quadranti di orologi con una vernice luminosa chiamata “Undark”, ignare della presenza letale del radio. Il loro compito era semplice solo in apparenza: intingere il pennello nella vernice “Undark” e disegnare numeri e lancette sui quadranti degli orologi destinati ai soldati. Questa sostanza conteneva radio, un elemento appena scoperto nel 1898 dai coniugi Marie e Pierre Curie e a quel tempo considerato innovativo, benefico, addirittura curativo.
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La radioattività del radio è così forte che può causare luminescenza, ovvero brillare al buio, una proprietà che fu sfruttata dall’industria dell’inizio del secolo scorso. Alle lavoratrici veniva insegnato a modellare i pennelli con le labbra per ottenere una maggiore precisione (“lip, dip, paint”, lecca, intingi e dipingi era il motto): esse hanno finito così per ingerire piccole dosi di sostanza radioattiva ogni giorno. La vernice si depositava sulle mani, sui vestiti, sulla pelle. “Sembravamo fatte di stelle”, raccontò una di loro, ma quella luminosità era tossica. Col tempo, molte di loro iniziarono a manifestare sintomi gravi e inspiegabili: denti che cadevano, mascelle che si sgretolavano, dolori atroci.
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I medici aziendali negavano ogni collegamento con l’esposizione al radio, ma alcune di loro ebbero il coraggio di lottare, affrontando un sistema che preferiva mettere a tacere le vittime pur di proteggere il profitto. Il caso delle Radium Girls è diventato una pietra miliare nella storia dei diritti del lavoro e della giustizia industriale, contribuendo a cambiare le leggi sul lavoro e sulla sicurezza sul posto di lavoro. 
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Sul palcoscenico i due attori si sono mossi con straordinaria versatilità, dando voce a più personaggi e prospettive, intrecciando linguaggi e registri. Lo spettatore ha assistito alla quotidianità di una delle lavoratrici, che dall’entusiasmo e dai sogni passa lentamente alla consapevolezza del proprio avvelenamento e alla voce cinica del datore di lavoro, pronto a negare l’evidenza e a difendere gli interessi dell’azienda a qualunque costo.
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In scena anche gli agenti di vendita, spavaldi e compiaciuti, che promuovono prodotti al radio come miracolose panacee, incuranti dei danni che causano e infine viene riprodotto uno spezzone del processo, nel quale si rivive la battaglia legale delle lavoratrici contro un sistema che le aveva tradite e abbandonate. Il risultato è un racconto teatrale stratificato, coinvolgente e civile, che non si limita a informare, ma che ha trascinato il pubblico dentro la complessità morale, sociale ed emotiva di una vicenda dimenticata,  aprendo una luce su una storia ancora poco conosciuta dal pubblico italiano. 
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Arricchito dalle musiche di Francesco Rampichini, dalle scenografie e costumi di Loredana Mazzoleni, con la voce off di Riccardo Merino e la produzione firmata Stendhart Teatro, lo spettacolo ha regalato al pubblico una serata di intensa emozione e riflessione. “Undark” non è solo il nome di una vernice: è il simbolo di un’epoca che brillava per progresso ma si rifiutava di vedere le sue vittime. È la storia di donne che hanno lottato ed è un monito ancora attualissimo.
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Il prossimo appuntamento con la rassegna “La Piccola” è fissato per sabato 27 luglio alle 21.00, nel parco di Villa Rosa a Molteno (in caso di pioggia, lo spettacolo si terrà presso il teatro dell’oratorio). In scena “Blasé”, una produzione Officine Gorilla – Teatro della Juta, con Michele Puleio, testo e regia di Luca Zilovich. Uno spettacolo originale con un solo attore e nove personaggi. Il protagonista, affetto da acquisto ossessivo-compulsivo, prende in ostaggio un magazzino Amazon. Da quel momento, la parola passa agli ostaggi. Una brillante ma oscura riflessione sulla nostra società iperconsumista, dove tutto è previsto, prezzato e impacchettato. Cosa significa davvero essere rivoluzionari oggi? E si può “vendere” una rivoluzione?
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L’ingresso è libero con prenotazione raccomandata.
Date evento
domenica, 27 luglio 2025
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