L’estate per il preadolescente è una finestra aperta sul mondo
L’estate è un periodo fecondo di scoperte e di delusioni. In questi giorni i ‘giornaloni’ parlano di quattordicenni lasciati allo sbando e sindaci che impongono assurdi coprifuoco. Si è diffusa la sindrome del pulcino nero.
L’estate è sinonimo di ferie, vacanze, stacco dalla routine, pausa, fuga dal presente, dall’alienazione, dai conflitti e dalla miseria; è lo spazio dell’illusione di un tempo privato sottratto alla complessità della fatica di vivere, ma è anche tempo di sofferenza, solitudine.
L’estate è tante cose. È il periodo per allargare la conoscenza, scoprire nuovi luoghi e paesi; è il tempo per la lettura; è l’occasione per scoprire l’arte.
Per il quattordicenne, l’estate è il limbo della scoperta del bene, del male, del divertimento, dell’impegno, della condivisione, della solitudine, della felicità, della malinconia, dell’allegria, della depressione: “Poi, la frescura dell’acqua salata. Si rideva insieme, abbagliati, pigri, riconoscenti. Avevamo il sole, il mare, le risa, l’amore; li avremmo ritrovati mai come in quell’estate, con quello splendore, quell’intensità che davano loro la paura e gli altri rimorsi?” (Françoise Sagan, Buongiorno tristezza.)
L’estate per il quattordicenne o quindicenne è una finestra aperta sul mondo; è l’occasione per spaziare, agire fuori dagli ambienti istituzionali del controllo; è il momento per esperire le cose di questo mondo liquido, impalpabile, inconsistente.
La preadolescenza è una fase importante per la formazione personale. È il momento in cui si diventa più capaci di riflettere sui propri pensieri e si riconoscono i limiti delle proprie conoscenze.
La preadolescenza è un momento in cui si sviluppa un pensiero critico, si inizia a mettere in discussione le fonti di informazione, si valuta l’affidabilità delle proprie convinzioni, ci si interroga sulle proprie aspettative, ci si distacca da i valori imposti dall'ambiente di appartenenza per affermarsi come individuo capace di pensare e decidere in modo indipendente: la propria identità è soggetta a cambiamenti e riconsiderazioni.
La preadolescenza è un passaggio caratterizzato da disequilibri dell’umore, da incomprensioni, da pulsioni sessuali, da rotture affettive e amicali. Il quindicenne è convinto di essere nelle condizioni mentali, affettive di scegliere, governare le scelte; per questo motivo, sentendosi stretto nei panni attribuiti dal sistema scolastico, sociale e familiare, è costretto a mascherarsi per difendersi dall’intromissione dell’adulto.
Il preadolescente, pur ruminando, elucubrando in modo ossessivo per rapportarsi con il proprio corpo, la propria sessualità, la propria identità, vive una profonda, rocambolesca avventura mutante del senso di sé, che gli consente di affrontare con maggiore consapevolezza le sfide future e presenti.
La preadolescenza pone di fronte a domande complesse che sottopongono a uno stress esistenziale mai provato prima. La condizione esperienziale del quattordicenne quindicenne è multivariata, plurima, disarticolata, sconosciuta e può essere fonte o di una crescita costruttiva affermativa del Sé oppure può essere fonte di frustrazione, fallimento.
Il preadolescente sa di non essere più protetto, né nel bene né nel male, dai suoi riferimenti, inoltre, li percepisce come inibenti, costrittivi, limitanti e cerca di staccarsene: la separazione spesso può portare a comportamenti inattesi, impropri
Non è più l’infante dipendente: “ È il privilegio della prima giovinezza di vivere in anticipo sui propri giorni, in quella bella continuità di una speranza che non conosce né pause né introspezioni. Ci si chiude alle spalle il piccolo cancello della fanciullezza e si entra in un giardino incantato, dove anche le ombre splendono di promesse e ogni svolta del sentiero ha una sua seduzione”. (Joseph Conrad)
L’estate è quello spazio simbolico in cui i processi trasformativi si possono acuire: è un tempo sospeso in un contesto entropico.
L’estate è sinonimo di ferie, vacanze, stacco dalla routine, pausa, fuga dal presente, dall’alienazione, dai conflitti e dalla miseria; è lo spazio dell’illusione di un tempo privato sottratto alla complessità della fatica di vivere, ma è anche tempo di sofferenza, solitudine.
L’estate è tante cose. È il periodo per allargare la conoscenza, scoprire nuovi luoghi e paesi; è il tempo per la lettura; è l’occasione per scoprire l’arte.
Per il quattordicenne, l’estate è il limbo della scoperta del bene, del male, del divertimento, dell’impegno, della condivisione, della solitudine, della felicità, della malinconia, dell’allegria, della depressione: “Poi, la frescura dell’acqua salata. Si rideva insieme, abbagliati, pigri, riconoscenti. Avevamo il sole, il mare, le risa, l’amore; li avremmo ritrovati mai come in quell’estate, con quello splendore, quell’intensità che davano loro la paura e gli altri rimorsi?” (Françoise Sagan, Buongiorno tristezza.)
L’estate per il quattordicenne o quindicenne è una finestra aperta sul mondo; è l’occasione per spaziare, agire fuori dagli ambienti istituzionali del controllo; è il momento per esperire le cose di questo mondo liquido, impalpabile, inconsistente.
La preadolescenza è una fase importante per la formazione personale. È il momento in cui si diventa più capaci di riflettere sui propri pensieri e si riconoscono i limiti delle proprie conoscenze.
La preadolescenza è un momento in cui si sviluppa un pensiero critico, si inizia a mettere in discussione le fonti di informazione, si valuta l’affidabilità delle proprie convinzioni, ci si interroga sulle proprie aspettative, ci si distacca da i valori imposti dall'ambiente di appartenenza per affermarsi come individuo capace di pensare e decidere in modo indipendente: la propria identità è soggetta a cambiamenti e riconsiderazioni.
La preadolescenza è un passaggio caratterizzato da disequilibri dell’umore, da incomprensioni, da pulsioni sessuali, da rotture affettive e amicali. Il quindicenne è convinto di essere nelle condizioni mentali, affettive di scegliere, governare le scelte; per questo motivo, sentendosi stretto nei panni attribuiti dal sistema scolastico, sociale e familiare, è costretto a mascherarsi per difendersi dall’intromissione dell’adulto.
Il preadolescente, pur ruminando, elucubrando in modo ossessivo per rapportarsi con il proprio corpo, la propria sessualità, la propria identità, vive una profonda, rocambolesca avventura mutante del senso di sé, che gli consente di affrontare con maggiore consapevolezza le sfide future e presenti.
La preadolescenza pone di fronte a domande complesse che sottopongono a uno stress esistenziale mai provato prima. La condizione esperienziale del quattordicenne quindicenne è multivariata, plurima, disarticolata, sconosciuta e può essere fonte o di una crescita costruttiva affermativa del Sé oppure può essere fonte di frustrazione, fallimento.
Il preadolescente sa di non essere più protetto, né nel bene né nel male, dai suoi riferimenti, inoltre, li percepisce come inibenti, costrittivi, limitanti e cerca di staccarsene: la separazione spesso può portare a comportamenti inattesi, impropri
Non è più l’infante dipendente: “ È il privilegio della prima giovinezza di vivere in anticipo sui propri giorni, in quella bella continuità di una speranza che non conosce né pause né introspezioni. Ci si chiude alle spalle il piccolo cancello della fanciullezza e si entra in un giardino incantato, dove anche le ombre splendono di promesse e ogni svolta del sentiero ha una sua seduzione”. (Joseph Conrad)
L’estate è quello spazio simbolico in cui i processi trasformativi si possono acuire: è un tempo sospeso in un contesto entropico.
Dr.Enrico Magni, Psicologo, giornalista