Monticello: chiesa gremita per l'ultimo saluto a Omar Carrassi, mancato a 37 anni

''Non è facile parlare della morte, ma bisogna farlo perchè è proprio essa a dare un senso alla vita''. Ha usato queste parole don Giancarlo - missionario per lunghi anni in America Latina e a Cuba, oggi residente a Bolzano - durante l'omelia pronunciata nel pomeriggio odierno in occasione delle esequie funebri di Omar Carrassi
Nonostante il periodo ''di partenze'', nel cuore dell'estate, la chiesa di Sant'Agata a Monticello era davvero gremita. In tanti hanno voluto stringersi ai familiari del 37enne, venuto a mancare negli scorsi giorni al culmine di una malattia contro la quale combatteva da tempo.
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Il feretro del 37enne all'uscita dalla chiesa di Sant'Agata oggi pomeriggio

Cresciuto in frazione Torrevilla, Omar aveva frequentato le scuole in paese, diplomandosi in informatica e telecomunicazioni all'istituto superiore Greppi; la passione per la tecnologia lo aveva spinto a proseguire gli studi, con la laurea conseguita all'Università degli Studi di Milano Bicocca. Poi l'inserimento nel mondo del lavoro, con molteplici esperienze acquisite in questi anni come sviluppatore. 
Un giovane appassionato del suo lavoro, amante dello sport (aveva militato nella Polisportiva Besanese ndr), legato alla famiglia e agli amici; seppur da qualche tempo si fosse allontanato da Monticello, trasferendosi in un paese limitrofo, il 37enne era rimasto vicino alla sua comunità d'origine dove ancora oggi risiedono appunto i suoi familiari.
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Omar Carrassi

''Ho battezzato Omar e per questo sono qui oggi'' ha detto don Giancarlo, amico della famiglia Carrassi che ha affiancato il parroco don Marco Crippa durante i funerali del giovane. ''Da quando Gesù è morto per noi, ci ha indicato una meta che va al di là: per chi non è credente, la morte è una porta che si chiude. Per chi invece crede nella resurrezione, questa porta si apre ad un pezzo di vita che ancora non conosciamo. In questi momenti abbiamo la possibilità di fermarci e pensare al nostro quotidiano. La vita non è soltanto un correre, come disperati, ma trovare un senso a quello che facciamo. Sono sicuro che Omar nel corso della sua esistenza abbia mandato su un bel po' di materiale positivo, per costruire la casa che ora abita. Una casa che nessuno ora potrà distruggere'' ha detto il sacerdote facendo riferimento all'aldilà.
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''La vita di domani dipende da quella di oggi, da quante persone avremo aiutato qui, da come ci siamo comportati. Ora caro Omar ti auguro di stare con Dio: spero che tu abbia una bella casa, ma sono sicuro che sia così perchè nella tua vita hai seminato il bene'' ha concluso il religioso.
Nel volgere al termine del proprio intervento, don Giancarlo si è augurato che i presenti possano imparare - anche grazie all'esempio del giovane - ''che la vita dopo la morte dipende da quella che viviamo oggi. La morte non ci deve fare paura: preghiamo affinchè il Signore ci aiuti ad avere fiducia in lui e in noi''.
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Al termine delle esequie sono stati i familiari e gli amici più cari del 37enne a portare sulle spalle - all'esterno - il feretro di Omar che, al termine di un momento di preghiera e accompagnato da uno scrosciante applauso, si è avviato verso il tempo crematorio per l'ultimo viaggio terreno.
G.C.
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