Una targhetta alle Betulle in ricordo del casatese Francesco Baio, alpino fuggito dalla prigionia nazista nel '43
Una piastra votiva a ricordo dell'alpino Francesco Baio, originario di Casatenovo, sarà posata al Pian delle Betulle nella mattinata di domenica 7 settembre, nel corso di una cerimonia commemorativa organizzata per il 66° anniversario di consacrazione della chiesetta votiva del Battaglione Morbegno.
Un appuntamento organizzato dall'ANA sezione di Lecco per tenere viva la memoria di una serie di penne nere ''andate avanti'', non soltanto del casatese; diverse le targhette che saranno posate fra una settimana esatta in un luogo carico di devozione, frutto del voto fatto dai soldati sul fronte Greco-Albanese nell’inverno del 1941.
''Rientrai dalla Russia nel maggio 1943. Dopo breve licenza raggiunsi il reparto a San Candido in val Pusteria. L’8 settembre 1943 venni fatto prigioniero dai tedeschi; clandestinamente raggiunsi casa dove vissi nascosto fino al 25 aprile 1945, eludendo la sorveglianza delle autorità, con l’aiuto dei familiari'' scriveva Francesco Baio in un drammatico scritto che rende alla perfezione i sentimenti di quel tempo difficile.

Per presentare la sua figura e le vicissitudini che il casatese ha attraversato durante la seconda guerra mondiale, e quindi la motivazione della piastra votiva, ecco alcune memorie di don Carlo Baio, fratello maggiore di Francesco, salesiano, che in quel periodo era Ravenna presso l’Istituto salesiano, deceduto nel 1992. ''Quando la Russia sbaragliò la Germania anche l’armata italiana fu travolta; si era in dicembre tra il freddo ed il gelo di Ravenna pensavo a Francesco; chissà sarà vivo? Dopo alcuni mesi di angosciosa incertezza una notte si sentì bussare alle finestre: era Francesco! La gioia lo stupore non si possono descrivere. Il povero ragazzo era tutto spaventato perché si sentiva di essere inseguito dai tedeschi che occupavano l’Italia. Francesco raccontò poi che quando l’esercito di spedizione italiano in Russia fu travolto, si trovò tra una marea di soldati terrorizzati: chi impazziva, chi si sparava alla tempia e chi fuggiva; lui ed alcuni amici si tennero uniti finché in qualche modo riuscirono ad organizzare la marcia di ripiegamento. Una sera si rifugiarono in un’isba ben calda e confortevole, ma nella notte risuonarono delle grida: “Arrivano i russi!”. Nella gran confusione molti si persero ed alcuni non tornarono più. Tra questi qualcuno del paese''.
''Francesco, chissà come, superò la sacca dei russi in zona tedesca. Tornato in Italia fu arrestato dalle SS tedesche e messo a custodia di un ponte in Piemonte, successivamente si diede alla fuga riparando a casa. Andò bene. A casa rimase nascosto con grave pericolo: se fosse stato scoperto i tedeschi l’avrebbero fucilato sul posto……. Sorpreso dalla guerra durante il servizio militare, militò negli alpini div. Tridentina, battaglione Morbegno. La sua divisione fu impiegata in imprese leggendarie accanto alla Julia. Partecipò anche alle operazioni sul fronte occidentale contro la Francia, poi in volo fu portato sul fronte albanese per fermare l’avanzata greca. Infine partecipò alla campagna di Russia. Alla rottura del fronte, travolto dalla valanga russa, scampò miracolosamente attraversando l’Ucraina a piedi d’inverno….''.
I familiari, lieti di questo riconoscimento al ricordo del proprio congiunto, ringraziano il gruppo Alpini di Casatenovo per l’impegno e la collaborazione.
''Tutti noi Baio, in primis i figli di Franceso e tutti i familiari, siamo orgogliosi ed onorati di questo riconoscimento che la brigata Morbegno ha voluto tributare alla sua memoria. Lo ricordiamo buono d’animo e cordiale, sia pure nelle numerose vicissitudini a servizio generoso della Patria'' ci ha detto Samuele Baio a nome dei familiari, in particolare dei cugini Enrica, Mariagostina, Maurizio e Paola, figli di Francesco, nato a Casatenovo il 3 febbraio 1919 e morto il 29 giugno 1973.
Un appuntamento organizzato dall'ANA sezione di Lecco per tenere viva la memoria di una serie di penne nere ''andate avanti'', non soltanto del casatese; diverse le targhette che saranno posate fra una settimana esatta in un luogo carico di devozione, frutto del voto fatto dai soldati sul fronte Greco-Albanese nell’inverno del 1941.
''Rientrai dalla Russia nel maggio 1943. Dopo breve licenza raggiunsi il reparto a San Candido in val Pusteria. L’8 settembre 1943 venni fatto prigioniero dai tedeschi; clandestinamente raggiunsi casa dove vissi nascosto fino al 25 aprile 1945, eludendo la sorveglianza delle autorità, con l’aiuto dei familiari'' scriveva Francesco Baio in un drammatico scritto che rende alla perfezione i sentimenti di quel tempo difficile.

Francesco Baio al centro
Per presentare la sua figura e le vicissitudini che il casatese ha attraversato durante la seconda guerra mondiale, e quindi la motivazione della piastra votiva, ecco alcune memorie di don Carlo Baio, fratello maggiore di Francesco, salesiano, che in quel periodo era Ravenna presso l’Istituto salesiano, deceduto nel 1992. ''Quando la Russia sbaragliò la Germania anche l’armata italiana fu travolta; si era in dicembre tra il freddo ed il gelo di Ravenna pensavo a Francesco; chissà sarà vivo? Dopo alcuni mesi di angosciosa incertezza una notte si sentì bussare alle finestre: era Francesco! La gioia lo stupore non si possono descrivere. Il povero ragazzo era tutto spaventato perché si sentiva di essere inseguito dai tedeschi che occupavano l’Italia. Francesco raccontò poi che quando l’esercito di spedizione italiano in Russia fu travolto, si trovò tra una marea di soldati terrorizzati: chi impazziva, chi si sparava alla tempia e chi fuggiva; lui ed alcuni amici si tennero uniti finché in qualche modo riuscirono ad organizzare la marcia di ripiegamento. Una sera si rifugiarono in un’isba ben calda e confortevole, ma nella notte risuonarono delle grida: “Arrivano i russi!”. Nella gran confusione molti si persero ed alcuni non tornarono più. Tra questi qualcuno del paese''.


''Tutti noi Baio, in primis i figli di Franceso e tutti i familiari, siamo orgogliosi ed onorati di questo riconoscimento che la brigata Morbegno ha voluto tributare alla sua memoria. Lo ricordiamo buono d’animo e cordiale, sia pure nelle numerose vicissitudini a servizio generoso della Patria'' ci ha detto Samuele Baio a nome dei familiari, in particolare dei cugini Enrica, Mariagostina, Maurizio e Paola, figli di Francesco, nato a Casatenovo il 3 febbraio 1919 e morto il 29 giugno 1973.
G.C.