Sciopero della fame rivolto a enti, volontari e cittadini: un gesto simbolico per Gaza
Un digiuno a staffetta, quale gesto simbolico di solidarietà rispetto a quanto sta accadendo a Gaza. E' la proposta formulata dal Comitato lecchese per la Pace e la Cooperazione fra i Popoli rivolta a cittadini, associazioni ed enti, presentata ieri sera nella sala consiliare del Comune di Casatenovo.

''Quanto sta avvenendo è vergognoso'' ha detto in apertura di incontro il sindaco Filippo Galbiati, stigmatizzando l'operato dei governi che non riescono a prendere una posizione decisa su quello che a tutti gli effetti si sta rivelando un genocidio nei confronti dei civili, uomini, donne e bambini. ''E' indispensabile che ognuno di noi, anche da semplice cittadino, alzi la voce in questo momento: la situazione è ormai inaccettabile dal punto di vista umanitario. Serve una reazione forte, senza se e senza ma''.
Nel passare la parola a Maria Grazia Caglio, presidente del Comitato - di cui peraltro Casatenovo è comune capofila - Galbiati ha dato pieno sostegno all'iniziativa, maturata nel corso dell'estate.

''Anche la società civile si sta muovendo: lo sciopero della fame ha coinvolto negli scorsi giorni il personale sanitario. Del resto a Gaza, oltre che per le bombe, si sta morendo anche per la mancanza di cibo, per la scarsa igiene, per le malattie. Non possiamo rimanere indifferenti'' ha detto Caglio, ricordando che sono passati quasi due anni dal 7 ottobre 2023, con l'attacco di Hamas e la violenta reazione di Israele, non ancora cessata. ''La situazione sta peggiorando di giorno in giorno: la popolazione è ormai allo stremo. Osnago, comune di cui sono vicesindaco e Casatenovo, così come altri enti, nelle scorse settimane hanno approvato la mozione sulla Palestina auspicando che si possa arrivare ad un cessate il fuoco. Ora abbiamo deciso di promuovere un digiuno, facendoci sentire come territorio. Il lecchese del resto si è sempre mostrato sensibile. Noi siamo nati dalla parte del mondo più fortunata, ma dobbiamo pensare anche agli altri''.

A dare ulteriore sostegno all'iniziativa sono state le parole di Francesco Sironi, capogruppo di maggioranza a Casatenovo. ''Il quadro è ormai terrificante e ci sentiamo quindi in dovere di mettere in atto questa protesta civile, non violenta. Uno sciopero della fame attraverso il quale chiediamo tre cose al Governo. Attuare un embargo, non più differibile, sui trasferimenti militari e di armi a Israele; una pressione politica e diplomatica affinchè venga consentito l'arrivo sulla Striscia degli aiuti umanitari. Infine, l'adoperarsi con ogni mezzo per il cessate il fuoco''.

Lo sciopero della fame sarà proposto a turno ai partecipanti ogni venerdì, giorno simbolico per tutte le confessioni religiose coinvolte. Il consigliere Paola Trabucchi ha illustrato le due modalità di adesione: agli enti viene chiesta l'approvazione di una delibera in sede di giunta, mentre ad associazioni e cittadini la compilazione di un modulo nel quale viene manifestata la disponibilità a partecipare a questa iniziativa. ''Sono per il momento indicati tutti i venerdì fino a Natale, sperando non sia necessario arrivare fino a quella data'' ha aggiunto Trabucchi, poco fiduciosa tuttavia che ciò possa accadere.
''C'è fame di pace: vogliamo portare avanti questa iniziativa perchè siamo nati nella parte del mondo che sta meglio: ma i diritti che abbiamo noi dovrebbero essere garantiti a tutti'' ha detto l'assessore alla cultura Gaia Riva.

Prima di chiudere l'incontro a prendere la parola sono stati due sindaci intervenuti alla serata e che hanno già manifestato l'adesione a questa proposta. ''Alcune volte sento dire che sui grandi temi i piccoli comuni non possono fare nulla. Penso invece che la posizione del singolo sia importantissima: non possiamo rimanere indifferenti davanti a quanto sta accadendo. Sono gesti simbolici, ma che aiutano a tenere alta l'attenzione. Purtroppo ci abituiamo troppo presto al dolore, alle guerre: non è la normalità. Cerchiamo - ha detto Paolo Lanfranchi, sindaco di Dolzago - di agire in maniera coordinata. Spero che tutti gli amministratori e non, abbiamo la lucidità di andare oltre i simboli di partito''.

Per Paolo Redaelli, sindaco di Missaglia, lo sciopero della fame ''è un gesto simbolico che ci aiuta a non anestetizzare le nostre coscienze e a capire in minima parte cosa sta affrontando la popolazione di Gaza. Non è normale che nel 2025 accadano queste cose''.
Per conoscere meglio l'iniziativa o manifestare la propria adesione clicca QUI

La conferenza stampa di ieri: al microfono il sindaco casatese Filippo Galbiati
''Quanto sta avvenendo è vergognoso'' ha detto in apertura di incontro il sindaco Filippo Galbiati, stigmatizzando l'operato dei governi che non riescono a prendere una posizione decisa su quello che a tutti gli effetti si sta rivelando un genocidio nei confronti dei civili, uomini, donne e bambini. ''E' indispensabile che ognuno di noi, anche da semplice cittadino, alzi la voce in questo momento: la situazione è ormai inaccettabile dal punto di vista umanitario. Serve una reazione forte, senza se e senza ma''.
Nel passare la parola a Maria Grazia Caglio, presidente del Comitato - di cui peraltro Casatenovo è comune capofila - Galbiati ha dato pieno sostegno all'iniziativa, maturata nel corso dell'estate.

Da sinistra l'assessore Gaia Riva, Maria Grazia Caglio del Comitato lecchese per la Pace e la Cooperazione tra i Popoli e i consiglieri Francesco Sironi e Paola Trabucchi
''Anche la società civile si sta muovendo: lo sciopero della fame ha coinvolto negli scorsi giorni il personale sanitario. Del resto a Gaza, oltre che per le bombe, si sta morendo anche per la mancanza di cibo, per la scarsa igiene, per le malattie. Non possiamo rimanere indifferenti'' ha detto Caglio, ricordando che sono passati quasi due anni dal 7 ottobre 2023, con l'attacco di Hamas e la violenta reazione di Israele, non ancora cessata. ''La situazione sta peggiorando di giorno in giorno: la popolazione è ormai allo stremo. Osnago, comune di cui sono vicesindaco e Casatenovo, così come altri enti, nelle scorse settimane hanno approvato la mozione sulla Palestina auspicando che si possa arrivare ad un cessate il fuoco. Ora abbiamo deciso di promuovere un digiuno, facendoci sentire come territorio. Il lecchese del resto si è sempre mostrato sensibile. Noi siamo nati dalla parte del mondo più fortunata, ma dobbiamo pensare anche agli altri''.

A dare ulteriore sostegno all'iniziativa sono state le parole di Francesco Sironi, capogruppo di maggioranza a Casatenovo. ''Il quadro è ormai terrificante e ci sentiamo quindi in dovere di mettere in atto questa protesta civile, non violenta. Uno sciopero della fame attraverso il quale chiediamo tre cose al Governo. Attuare un embargo, non più differibile, sui trasferimenti militari e di armi a Israele; una pressione politica e diplomatica affinchè venga consentito l'arrivo sulla Striscia degli aiuti umanitari. Infine, l'adoperarsi con ogni mezzo per il cessate il fuoco''.

Lo sciopero della fame sarà proposto a turno ai partecipanti ogni venerdì, giorno simbolico per tutte le confessioni religiose coinvolte. Il consigliere Paola Trabucchi ha illustrato le due modalità di adesione: agli enti viene chiesta l'approvazione di una delibera in sede di giunta, mentre ad associazioni e cittadini la compilazione di un modulo nel quale viene manifestata la disponibilità a partecipare a questa iniziativa. ''Sono per il momento indicati tutti i venerdì fino a Natale, sperando non sia necessario arrivare fino a quella data'' ha aggiunto Trabucchi, poco fiduciosa tuttavia che ciò possa accadere.


Prima di chiudere l'incontro a prendere la parola sono stati due sindaci intervenuti alla serata e che hanno già manifestato l'adesione a questa proposta. ''Alcune volte sento dire che sui grandi temi i piccoli comuni non possono fare nulla. Penso invece che la posizione del singolo sia importantissima: non possiamo rimanere indifferenti davanti a quanto sta accadendo. Sono gesti simbolici, ma che aiutano a tenere alta l'attenzione. Purtroppo ci abituiamo troppo presto al dolore, alle guerre: non è la normalità. Cerchiamo - ha detto Paolo Lanfranchi, sindaco di Dolzago - di agire in maniera coordinata. Spero che tutti gli amministratori e non, abbiamo la lucidità di andare oltre i simboli di partito''.

Da sinistra i sindaci Paolo Redaelli (Missaglia), Paolo Lanfranchi (Dolzago) e Filippo Galbiati (Casatenovo)
Per Paolo Redaelli, sindaco di Missaglia, lo sciopero della fame ''è un gesto simbolico che ci aiuta a non anestetizzare le nostre coscienze e a capire in minima parte cosa sta affrontando la popolazione di Gaza. Non è normale che nel 2025 accadano queste cose''.
Per conoscere meglio l'iniziativa o manifestare la propria adesione clicca QUI
G.C.