Cronache dal Lido/7: la stanchezza inizia a farsi sentire, ma l'entusiasmo non ci molla
Qualche giorno fa abbiamo superato la metà della Mostra del Cinema di Venezia, ma siamo talmente carichi di cose da fare che nemmeno ce ne stiamo rendendo conto. La stanchezza è forte, sin dal primo giorno; personalmente per stare dietro a tutto dormo poco più di quattro ore a notte, eppure sto resistendo. Il segreto? I miei amici.
L’esperienza del festival è qualcosa di assolutamente speciale solo se la si vive al fianco di qualcuno che non solo ci faccia compagnia, ma soprattutto che abbia voglia di esplorare il mondo del cinema. Non occorre essere degli esperti, soltanto gettarsi all’arrembaggio, è solo così che si supera tutto e si vivono delle emozioni uniche.
La mia settima giornata di festival è iniziata come di consueto in fila a prendere il posto alla transenna, rituale mattutino che sta però perdendo il suo senso visto che tutti i cast stanno arrivando dalla parte opposta. Questa volta abbiamo giocato di anticipo e ci siamo messi da entrambe le parti così da essere preparati a tutto.
Il maltempo è ritornato a abbattersi su Venezia con una pioggia anche pesante, ma fortunatamente ho potuto rifugiarmi in sala e quando sono uscita ormai era tutto finito. Il primo film della giornata è stato ''House of Dynamite'', il nuovo lavoro di Katherine Bigelow, prima donna a vincere l’Oscar come miglior regia che anche in questo caso ha deciso di focalizzarsi sul tema della guerra. La pellicola racconta la minaccia imminente di un missile di origine sconosciuta in caduta libera sugli Stati Uniti e i numerosi tentativi di bloccarlo; la trama è semplicissima, ma a fare a differenza è il modo un cui viene raccontato: è sempre la stessa vicenda ma da numerosi punti di vista.

C’è stato davvero poco tempo per riprendersi dal film della Bigelow che era in arrivo Sofia Coppola, la figlia del grande Francis Ford, ma anche lei nella storia per lavori memorabili come ''Lost in traslation'' e ''Marie Antoinette'', giusto per citarne alcuni. Sofia è sbarcata al Lido per presentare il documentario dedicato a Marc Jacobs e la mia amica Carlotta non poteva che essere più felice: del resto è la sua regista preferita.

E’ arrivato poi il turno del cast francese de ''L’etranger'' con il regista Francois Ozon e il protagonista Benjamin Voisin, ma soprattutto dei due film della giornata ''House o dynamite'' e ''Dead man’s wire''. Katherine Bigelow è comparsa totalmente all’improvviso, ma soprattutto a piedi, riuscire ad intercettarla è stato uno dei grandi colpi di giornata ed oltre che farle i complimenti per il film ne ho approfittato per farmi autografare ''The Hurt Locker'' il film che ha cambiato la storia.

E’ stato veramente un bell’acchiappo visto che poi non si è fermata più con nessuno. Molto più disponibili sono invece stati Rebecca Ferguson, il divino Idris Elba e Jared Harris, l’interprete di Moriarty del Sherlock Holmes di Guy Richie e che si è dimostrato un vero signore. Innanzitutto, coperto dagli altri, non ci eravamo accorti di lui che nel frattempo era già salito in macchina, appena l’ho chiamato è sceso apposta per noi e mi ha addirittura protetto dai reseller pazzi che mi spingevano contro le transenne.

Per quanto riguarda il cast dell’altra pellicola è stato tutto molto confusionario (non preoccupatevi, ci rifaremo più avanti), ma è arrivato l’ennesimo colpo di fortuna con Gus Van Sant, regista di film memorabili come ''Milk'' e ''Will Huntingm genio ribelle''. Il mio amico Rossano mi aveva già avvisato circa la reticenza del regista di autografare cose e così, quando si è fermato per caso avanti a me, non ci ho pensato due volte ed ho allungato il mio poster. Missione completata.

Erano solo le 3 di pomeriggio ed ero già devastata, avrei voluto tornare all’appartamento e dormire, ma non c’era tempo. Giusto qualche minuto per rifocillarmi con l’ennesimo pranzo in ritardo che ero già in sala per l’ambitissima prima di ''L'etranger'', il nuovo film di Francois Ozon. Si tratta dell’adattamento dell’omonimo romanzo di Albert Camus già portato in scena da Luchino Visconti con protagonista Mastroianni. Più o meno la storia racconta delle vicende di un giovane francese ad Angeri che viene accusato dell’omicidio di un uomo del posto, vi dico più o meno perché sinceramente non ho capito molto. Mettendo da parte l’interpretazione terribile del protagonista, il film è un’accozzaglia di cose a cui non sono riuscita a dare un senso, se ne consiglio la visione? Assolutamente no.

A differenza delle altre occasioni non ho aspettato il saluto del cast, dopo due applausi striminziti mi sono fiondata fuori dalla sala a prendere un po’ d’aria e ho preso in mano il telefono. Nelle due ore di film sembrava essere scoppiata l’apocalisse, il mio amico Oscar aveva cercato di chiamarmi più e più volte così come Carlotta, poi tantissimi messaggi che mi dicevano di fare presto, era successo sicuramente qualcosa. Ci ho impiegato poco a svelare l’arcano: Oscar Isaac non solo era ricomparso a Venezia, ma addirittura era in sala per una proiezione. Con un’abile operazione sono entrata dal flusso di uscita tirandomi dietro le mie amiche, mi sono ritrovata nel bel mezzo degli applausi di un film che non avevo visto, ma lui era lì, proprio davanti a me. Vi risparmio la scena imbarazzante che ne è seguita: vi dico solo che gli ho parlato e temo che si ricordi di me. Vedremo, ad aspettarci c’è la premiere di ''In the hand of Dante''.

La giornata si è chiusa in modo grandioso con la tanto ambita premiere di ''Dead man’s wire'' in cui Gus Van Sant ha ricevuto il premio Campari. Il film racconta la storia vera del rapimento di Tony Kirtsis negli anni Settanta. Per certi tratti sembra un viaggio surreale, ma può essere considerato a tutti gli effetti un ottimo lavoro che indaga l’animo umano e lo strano comportamento delle masse di incoronare falsi miti, un po’ come succedeva in ''Re per una notte'' di Martin Scorsese.
Anche questa volta subito l’inizio degli applausi sono schizzata via, ma non sono uscita dalla sala, piuttosto mi sono arrampicata fino in galleria dai miei amici dove abbiamo completato la missione. Prima di tutto ho incontrato Dacre Montgomery, attore ormai celeberrimo per la seconda stagione di Stranger Things, ma soprattutto Colman Domingo.

Interprete versatile e dal grande talento, finalmente si sta ritrovando il giusto spazio anche se purtroppo molto spesso i suoi film non arrivano in Italia, ne è un esempio ''Sing sing'' pellicola stupenda che ha molto da insegnare a ''Grazie ragazzi'' di Riccardo Milani. Esiste una foto in ricordo di quell’incontro, peccato che Colman abbia pensato bene di abbracciarmi mentre la scattavo rischiando così di ribaltarci, il risultato è più che evidente: una foto completamente mossa, ma sicuramente epica.
Anche questa volta si è fatto tardi, mentre finisco di scrivere sono le due di notte e mi aspetta una giornata davvero scoppiettante. Il protagonista sarà soltanto uno: Oscar Isaac.
L’esperienza del festival è qualcosa di assolutamente speciale solo se la si vive al fianco di qualcuno che non solo ci faccia compagnia, ma soprattutto che abbia voglia di esplorare il mondo del cinema. Non occorre essere degli esperti, soltanto gettarsi all’arrembaggio, è solo così che si supera tutto e si vivono delle emozioni uniche.

L'ambito autografo di Katherine Bigelow
La mia settima giornata di festival è iniziata come di consueto in fila a prendere il posto alla transenna, rituale mattutino che sta però perdendo il suo senso visto che tutti i cast stanno arrivando dalla parte opposta. Questa volta abbiamo giocato di anticipo e ci siamo messi da entrambe le parti così da essere preparati a tutto.
Il maltempo è ritornato a abbattersi su Venezia con una pioggia anche pesante, ma fortunatamente ho potuto rifugiarmi in sala e quando sono uscita ormai era tutto finito. Il primo film della giornata è stato ''House of Dynamite'', il nuovo lavoro di Katherine Bigelow, prima donna a vincere l’Oscar come miglior regia che anche in questo caso ha deciso di focalizzarsi sul tema della guerra. La pellicola racconta la minaccia imminente di un missile di origine sconosciuta in caduta libera sugli Stati Uniti e i numerosi tentativi di bloccarlo; la trama è semplicissima, ma a fare a differenza è il modo un cui viene raccontato: è sempre la stessa vicenda ma da numerosi punti di vista.

Selfie con Sofia Coppola
C’è stato davvero poco tempo per riprendersi dal film della Bigelow che era in arrivo Sofia Coppola, la figlia del grande Francis Ford, ma anche lei nella storia per lavori memorabili come ''Lost in traslation'' e ''Marie Antoinette'', giusto per citarne alcuni. Sofia è sbarcata al Lido per presentare il documentario dedicato a Marc Jacobs e la mia amica Carlotta non poteva che essere più felice: del resto è la sua regista preferita.

Benjamin Voisin
E’ arrivato poi il turno del cast francese de ''L’etranger'' con il regista Francois Ozon e il protagonista Benjamin Voisin, ma soprattutto dei due film della giornata ''House o dynamite'' e ''Dead man’s wire''. Katherine Bigelow è comparsa totalmente all’improvviso, ma soprattutto a piedi, riuscire ad intercettarla è stato uno dei grandi colpi di giornata ed oltre che farle i complimenti per il film ne ho approfittato per farmi autografare ''The Hurt Locker'' il film che ha cambiato la storia.

Rebecca Ferguson
E’ stato veramente un bell’acchiappo visto che poi non si è fermata più con nessuno. Molto più disponibili sono invece stati Rebecca Ferguson, il divino Idris Elba e Jared Harris, l’interprete di Moriarty del Sherlock Holmes di Guy Richie e che si è dimostrato un vero signore. Innanzitutto, coperto dagli altri, non ci eravamo accorti di lui che nel frattempo era già salito in macchina, appena l’ho chiamato è sceso apposta per noi e mi ha addirittura protetto dai reseller pazzi che mi spingevano contro le transenne.

Il cast di ''Dead man’s wire''
Per quanto riguarda il cast dell’altra pellicola è stato tutto molto confusionario (non preoccupatevi, ci rifaremo più avanti), ma è arrivato l’ennesimo colpo di fortuna con Gus Van Sant, regista di film memorabili come ''Milk'' e ''Will Huntingm genio ribelle''. Il mio amico Rossano mi aveva già avvisato circa la reticenza del regista di autografare cose e così, quando si è fermato per caso avanti a me, non ci ho pensato due volte ed ho allungato il mio poster. Missione completata.

Jared Harris
Erano solo le 3 di pomeriggio ed ero già devastata, avrei voluto tornare all’appartamento e dormire, ma non c’era tempo. Giusto qualche minuto per rifocillarmi con l’ennesimo pranzo in ritardo che ero già in sala per l’ambitissima prima di ''L'etranger'', il nuovo film di Francois Ozon. Si tratta dell’adattamento dell’omonimo romanzo di Albert Camus già portato in scena da Luchino Visconti con protagonista Mastroianni. Più o meno la storia racconta delle vicende di un giovane francese ad Angeri che viene accusato dell’omicidio di un uomo del posto, vi dico più o meno perché sinceramente non ho capito molto. Mettendo da parte l’interpretazione terribile del protagonista, il film è un’accozzaglia di cose a cui non sono riuscita a dare un senso, se ne consiglio la visione? Assolutamente no.

Il cast de ''L'etranger''
A differenza delle altre occasioni non ho aspettato il saluto del cast, dopo due applausi striminziti mi sono fiondata fuori dalla sala a prendere un po’ d’aria e ho preso in mano il telefono. Nelle due ore di film sembrava essere scoppiata l’apocalisse, il mio amico Oscar aveva cercato di chiamarmi più e più volte così come Carlotta, poi tantissimi messaggi che mi dicevano di fare presto, era successo sicuramente qualcosa. Ci ho impiegato poco a svelare l’arcano: Oscar Isaac non solo era ricomparso a Venezia, ma addirittura era in sala per una proiezione. Con un’abile operazione sono entrata dal flusso di uscita tirandomi dietro le mie amiche, mi sono ritrovata nel bel mezzo degli applausi di un film che non avevo visto, ma lui era lì, proprio davanti a me. Vi risparmio la scena imbarazzante che ne è seguita: vi dico solo che gli ho parlato e temo che si ricordi di me. Vedremo, ad aspettarci c’è la premiere di ''In the hand of Dante''.

Gus Van Sant con il premio Campari
La giornata si è chiusa in modo grandioso con la tanto ambita premiere di ''Dead man’s wire'' in cui Gus Van Sant ha ricevuto il premio Campari. Il film racconta la storia vera del rapimento di Tony Kirtsis negli anni Settanta. Per certi tratti sembra un viaggio surreale, ma può essere considerato a tutti gli effetti un ottimo lavoro che indaga l’animo umano e lo strano comportamento delle masse di incoronare falsi miti, un po’ come succedeva in ''Re per una notte'' di Martin Scorsese.

Foto ricordo con Dacre Montgomery
Anche questa volta subito l’inizio degli applausi sono schizzata via, ma non sono uscita dalla sala, piuttosto mi sono arrampicata fino in galleria dai miei amici dove abbiamo completato la missione. Prima di tutto ho incontrato Dacre Montgomery, attore ormai celeberrimo per la seconda stagione di Stranger Things, ma soprattutto Colman Domingo.

Al centro Colman Domingo
Interprete versatile e dal grande talento, finalmente si sta ritrovando il giusto spazio anche se purtroppo molto spesso i suoi film non arrivano in Italia, ne è un esempio ''Sing sing'' pellicola stupenda che ha molto da insegnare a ''Grazie ragazzi'' di Riccardo Milani. Esiste una foto in ricordo di quell’incontro, peccato che Colman abbia pensato bene di abbracciarmi mentre la scattavo rischiando così di ribaltarci, il risultato è più che evidente: una foto completamente mossa, ma sicuramente epica.
Anche questa volta si è fatto tardi, mentre finisco di scrivere sono le due di notte e mi aspetta una giornata davvero scoppiettante. Il protagonista sarà soltanto uno: Oscar Isaac.
Giorgia Monguzzi