A Oggiono l'estremo saluto a don Tagliabue, ''prete geniale che sapeva coinvolgere tanti''
Una folla numerosa e commossa ha partecipato, nel pomeriggio odierno, alle esequie di monsignor Giacomo Tagliabue, celebrate nella chiesa di Sant'Eufemia a Oggiono. La liturgia funebre, tenutasi alle 15, ha visto la partecipazione di numerosi fedeli, autorità locali e rappresentanti delle comunità in cui il sacerdote ha prestato servizio durante i suoi 61 anni di ministero.

Tra i presenti sedevano in prima fila il sindaco di Oggiono Chiara Narciso, il sindaco di Garbagnate Monastero Mauro Colombo, il sindaco di Suello Giacomo Valsecchi, l'ex sindaco di Cesana Eugenio Galli e il vicesindaco di Paderno Dugnano Antonella Maria Caniato, a testimonianza della significativa impronta che il religioso 86enne ha saputo lasciare nelle diverse realtà locali.


Monsignor Erminio De Scalzi - vescovo ausiliare della Diocesi di Milano - durante l'omelia ha espresso parole di profonda gratitudine e riconoscenza nei confronti del sacerdote. "Grazie per il dono del suo ministero con 61 anni di sacerdozio. È andato in silenzio e mi piace pensare che anche l'ultima notte si sia addormentato con la preghiera della sera". L'alto prelato ha poi voluto dare voce al cordoglio collettivo, quello "di tutte le persone che gli hanno voluto bene, lo hanno stimato, i suoi fratelli, una famiglia numerosa con tanti nipoti".
Nel ricordare la figura di don Giacomo, il vescovo ha sottolineato la ricchezza del ministero sacerdotale: "Ogni volta che c'è il funerale di un sacerdote, mi rendo conto che sia un mondo con un sacco di personalità importanti e diverse tra loro. Nonostante il diminuito numero di sacerdoti con età avanzate e mancata vocazione di oggi, sono ancora tanti. Ogni giorno prendono in mano il loro ministero come dono di Dio, restando profondamente ancorati nel rapporto con Gesù, come servi utili come parla nei Vangeli".


Particolarmente toccante il passaggio in cui De Scalzi ha descritto la visione cristiana della morte: "Quello che stiamo vivendo è un momento mesto di congedo, ma la fede ci rivela che oggi Giacomo vive felice nella casa del Signore, senza le realtà che caratterizzano la vita terrena. Per un sacerdote morire è come tornare a casa sentendosi attesi da una persona cara, Signore Gesù".

Citando il Cardinal Martini, il vescovo ha aggiunto: "Un giorno sarà la morte a bussare alla porta e prontamente le aprirò perché so che sarai tu Signore ad entrare per portarmi con te per sempre", distinguendo poi tra "pellegrini, coloro che hanno meta e destinazione" e "iramondi che invece non sanno dove andare. Don Giacomo era un pellegrino".


Nel ricordo personale, De Scalzi ha descritto don Giacomo come "un prete di tanta umanità, che lo ha sempre aiutato a voler bene a tutti. Un prete che ascoltava, si appassionava alla sua vocazione e si affezionava alla gente". Lo ha ricordato come "una persona con cui si stava volentieri, che fa dimenticare le preoccupazioni almeno per qualche tempo, mettendo a proprio agio il proprio interlocutore. Tenace e determinato, lascia un singolare ricordo, nella genialità che ha avuto per tante iniziative, in grado di coinvolgere tante persone".

In conclusione, con un'immagine di grande intensità spirituale, l'alto prelato ha affermato: "Sono sicuro che il Signore, vedendolo arrivare in paradiso, con la sua dedizione esemplare e il suo amore per Gesù, gli avrà detto: 'Don Giacomo, siedi qui alla mia tavola e riposati'".


Anche il vicario episcopale di Lecco, monsignor Gianni Cesena ha voluto rendere omaggio al confratello con una lettera in cui ha evidenziato come "il suo zelo non sia diminuito con il tempo" e "la sua generosità non si sia mai esaurita", ricordando l'ammirazione che ha suscitato ovunque per "le sue capacità, la sua autorevolezza e determinazione".

Nato a Cantù nel 1939, don Giacomo ha lasciato un'impronta indelebile in molte comunità, in particolare a Maggianico di Lecco, dove è stato coadiutore dal 1967 al 1982 rivoluzionando la vita parrocchiale con l'introduzione dell'oratorio estivo e numerose iniziative culturali e artistiche. È stato anche parroco a Suello e a Paderno Dugnano, prima di ritirarsi a Brongio e, negli ultimi tre anni, a Oggiono.


Tra i ricordi, quello di una nipote che, con voce commossa, ha ricordato il congiunto, un uomo attento e dolce. ''Un grazie sincero per tutti i momenti di serenità passati insieme, in gita al mare e in montagna, ma anche di quelli più profondi e di consigli di vita. Con la tua peculiare capacità di ascoltare e riflettere con calma, con l'unico grande obiettivo di fare del bene".

Al termine della funzione - alla quale hanno preso parte diversi sacerdoti del decanato oggionese e non solo - il feretro è stato accompagnato al cimitero di Cantù, città di cui il sacerdote era originario. Monsignor Giacomo Tagliabue lascia la sorella Adele e i fratelli Angelo, Enrico, Marco e Mario con le rispettive famiglie, oltre a tanti fedeli che ne custodiscono il ricordo con affetto e gratitudine.

Tra i presenti sedevano in prima fila il sindaco di Oggiono Chiara Narciso, il sindaco di Garbagnate Monastero Mauro Colombo, il sindaco di Suello Giacomo Valsecchi, l'ex sindaco di Cesana Eugenio Galli e il vicesindaco di Paderno Dugnano Antonella Maria Caniato, a testimonianza della significativa impronta che il religioso 86enne ha saputo lasciare nelle diverse realtà locali.


Monsignor Erminio De Scalzi - vescovo ausiliare della Diocesi di Milano - durante l'omelia ha espresso parole di profonda gratitudine e riconoscenza nei confronti del sacerdote. "Grazie per il dono del suo ministero con 61 anni di sacerdozio. È andato in silenzio e mi piace pensare che anche l'ultima notte si sia addormentato con la preghiera della sera". L'alto prelato ha poi voluto dare voce al cordoglio collettivo, quello "di tutte le persone che gli hanno voluto bene, lo hanno stimato, i suoi fratelli, una famiglia numerosa con tanti nipoti".

Monsignor Giacomo Tagliabue
Nel ricordare la figura di don Giacomo, il vescovo ha sottolineato la ricchezza del ministero sacerdotale: "Ogni volta che c'è il funerale di un sacerdote, mi rendo conto che sia un mondo con un sacco di personalità importanti e diverse tra loro. Nonostante il diminuito numero di sacerdoti con età avanzate e mancata vocazione di oggi, sono ancora tanti. Ogni giorno prendono in mano il loro ministero come dono di Dio, restando profondamente ancorati nel rapporto con Gesù, come servi utili come parla nei Vangeli".


Particolarmente toccante il passaggio in cui De Scalzi ha descritto la visione cristiana della morte: "Quello che stiamo vivendo è un momento mesto di congedo, ma la fede ci rivela che oggi Giacomo vive felice nella casa del Signore, senza le realtà che caratterizzano la vita terrena. Per un sacerdote morire è come tornare a casa sentendosi attesi da una persona cara, Signore Gesù".

Citando il Cardinal Martini, il vescovo ha aggiunto: "Un giorno sarà la morte a bussare alla porta e prontamente le aprirò perché so che sarai tu Signore ad entrare per portarmi con te per sempre", distinguendo poi tra "pellegrini, coloro che hanno meta e destinazione" e "iramondi che invece non sanno dove andare. Don Giacomo era un pellegrino".


Monsignor Erminio De Scalzi durante l'omelia
Nel ricordo personale, De Scalzi ha descritto don Giacomo come "un prete di tanta umanità, che lo ha sempre aiutato a voler bene a tutti. Un prete che ascoltava, si appassionava alla sua vocazione e si affezionava alla gente". Lo ha ricordato come "una persona con cui si stava volentieri, che fa dimenticare le preoccupazioni almeno per qualche tempo, mettendo a proprio agio il proprio interlocutore. Tenace e determinato, lascia un singolare ricordo, nella genialità che ha avuto per tante iniziative, in grado di coinvolgere tante persone".

In conclusione, con un'immagine di grande intensità spirituale, l'alto prelato ha affermato: "Sono sicuro che il Signore, vedendolo arrivare in paradiso, con la sua dedizione esemplare e il suo amore per Gesù, gli avrà detto: 'Don Giacomo, siedi qui alla mia tavola e riposati'".


Anche il vicario episcopale di Lecco, monsignor Gianni Cesena ha voluto rendere omaggio al confratello con una lettera in cui ha evidenziato come "il suo zelo non sia diminuito con il tempo" e "la sua generosità non si sia mai esaurita", ricordando l'ammirazione che ha suscitato ovunque per "le sue capacità, la sua autorevolezza e determinazione".

Nato a Cantù nel 1939, don Giacomo ha lasciato un'impronta indelebile in molte comunità, in particolare a Maggianico di Lecco, dove è stato coadiutore dal 1967 al 1982 rivoluzionando la vita parrocchiale con l'introduzione dell'oratorio estivo e numerose iniziative culturali e artistiche. È stato anche parroco a Suello e a Paderno Dugnano, prima di ritirarsi a Brongio e, negli ultimi tre anni, a Oggiono.


Tra i ricordi, quello di una nipote che, con voce commossa, ha ricordato il congiunto, un uomo attento e dolce. ''Un grazie sincero per tutti i momenti di serenità passati insieme, in gita al mare e in montagna, ma anche di quelli più profondi e di consigli di vita. Con la tua peculiare capacità di ascoltare e riflettere con calma, con l'unico grande obiettivo di fare del bene".

Al termine della funzione - alla quale hanno preso parte diversi sacerdoti del decanato oggionese e non solo - il feretro è stato accompagnato al cimitero di Cantù, città di cui il sacerdote era originario. Monsignor Giacomo Tagliabue lascia la sorella Adele e i fratelli Angelo, Enrico, Marco e Mario con le rispettive famiglie, oltre a tanti fedeli che ne custodiscono il ricordo con affetto e gratitudine.
M.E.