Monticello: volontario attivo in Chiesa e nel sindacato, si è spento Enrico della Rampina
La chiesa di Sant'Agata ha faticato a contenere le persone che, davvero in gran numero, hanno preso parte sabato pomeriggio, alle esequie di Enrico Mauri. Il 77enne, venuto a mancare al culmine di una malattia, era un volto noto e conosciuto non solo a Monticello, ma nell'intero territorio. In primis per Cascina Rampina, il progetto di agricoltura biologica e inclusione sociale portato avanti dal figlio Fabrizio nei terreni di famiglia. Per i tanti che frequentano l'azienda situata in Via Donatello, l'anziano era una presenza gentile e costante, pronta ad accogliere tutti con un sorriso e una parola cordiale.
C'era però tanto altro a rendere Enrico Mauri una figura stimata un po' in ogni dove: il suo impegno attivo nell'ambito parrocchiale. Già catechista, era stato anche esponente del consiglio pastorale e per anni punto di riferimento di tante iniziative; in questi giorni molti gli hanno riconosciuto la dote di saper aggregare, con spontaneità e grande passione. Proprio quei valori che forse oggi si fa fatica a ritrovare.
Infine il 77enne, già dipendente del salumificio Vismara di Casatenovo – come molti fra i suoi coetanei del territorio – era stato delegato sindacale e volontario per la CISL, sempre pronto a sostenere la causa dei lavoratori e, negli anni a seguire, a dare una mano nelle questioni previdenziali o legate al raggiungimento della pensione.
Insomma, Enrico Mauri era una di quelle persone capaci di lasciare un segno. Lo ha detto a chiare lettere il parroco don Marco Crippa nella sua omelia, l'altro pomeriggio, faticando - a tratti - a contenere l'emozione data da un legame intriso di rispetto e di amicizia.
''I migliori se ne vanno: una persona ha commentato così la notizia della morte di Enrico. Per la verità tutti ce ne andiamo ed Enrico aveva da qualche tempo fatto i conti con questa dolorosa e insieme reale considerazione. Nella sua umiltà non avrebbe condiviso la prima parte di quel giudizio, quel essere giudicato uno dei migliori. Lo avrebbe credo respinto, ma avrebbe condiviso la seconda: che cioè era arrivato per lui il momento di andare; lo aveva intuito e si era preparato, per quanto umanamente possibile a questo. E preparandosi, forse ci ha anche preparato, o almeno aiutato a prepararci'' ha detto il sacerdote, che ha celebrato la funzione con il monticellese don Simone Riva, facendo appunto riferimento alla battaglia contro la malattia dell'amico, che ha caratterizzato l'ultimo tratto della sua intensa esistenza.

''La possibilità di non riuscire a guarire da questa malattia, era una cosa che pian piano ha messo nel conto e lo ha fatto nel migliore dei modi. In qualche chiacchierata, almeno con me, non l’aveva nascosta. Lo ha fatto senza far pesare a nessuno la fatica e il dolore e cercando di non essere di peso, sforzandosi di continuare la vita di sempre, compreso il lavoro. Lo ha fatto senza lamentarsi. L’ha fatto nella fede - ha aggiunto il sacerdote - chiedendo di ricevere il sacramento dell’Unzione dei malati, chiedendo di poter ricevere l’Eucarestia nelle domeniche in cui non aveva più le forza per venire in Chiesa. Decidendo anche quali con quali canti essere accompagnato oggi in questa eucarestia''.
Un ricordo carico di affetto quello che don Marco ha voluto condividere sabato pomeriggio davanti ad una chiesa gremita, cercando di delineare al meglio le doti che rendevano Enrico Mauri una persona speciale. ''In ogni situazione aveva il gusto di cercare il buono, in ogni solco gettare un seme e poi coltivarlo e poi raccoglierne i frutti e poi ancora condividerli. Uomo mite che per usare altre parole di qualcuno di più importante merita di essere chiamato da Dio beato. Per la semplicità che ha vissuto e testimoniato e trasmesso. Per quella fame e sete della giustizia in cui ha creduto. Per la mitezza con cui ti parlava, scriveva e raccontava storie, per quel desiderio di pace che lo animava. Io credo che ciascuno di voi abbia anche ricordi più ricchi, importanti di Enrico. Ciascuno se li tenga stretti. Tutti prima o poi vanno. Ci lasciano'' ha proseguito don Marco, esortando tutti a fare esercizio di memoria.

''Enrico ci ha lasciato: se ci fermiamo a queste parole, non possiamo che soffrire, ma se con pazienza cominciamo a fare l’elenco di cosa ci ha lasciato, allora si ritrova il senso della presenza che diventa certo anche nostalgia e malinconia, ma presto diventa dolce consolazione. Possiamo anche noi trovare una luce nella crepa che si è aperta con questo lutto'' ha concluso il sacerdote.
Una perdita significativa per l'intera comunità ma soprattutto per la sua famiglia – in particolare la moglie con i tre figli e i nipoti – che nelle scorse ore sulla pagina social di Cascina Rampina, hanno condiviso due belle immagini del loro congiunto, accompagnate da un messaggio efficace e reale, pur nella sua semplicità: ''Ciao Enrico, papà, nonno Rico, Ricu della Rampina. Hai saputo dare, tanto, essere un esempio. Grazie''.
C'era però tanto altro a rendere Enrico Mauri una figura stimata un po' in ogni dove: il suo impegno attivo nell'ambito parrocchiale. Già catechista, era stato anche esponente del consiglio pastorale e per anni punto di riferimento di tante iniziative; in questi giorni molti gli hanno riconosciuto la dote di saper aggregare, con spontaneità e grande passione. Proprio quei valori che forse oggi si fa fatica a ritrovare.

Alcune immagini di Enrico Mauri tratte dai social di Cascina Rampina
Infine il 77enne, già dipendente del salumificio Vismara di Casatenovo – come molti fra i suoi coetanei del territorio – era stato delegato sindacale e volontario per la CISL, sempre pronto a sostenere la causa dei lavoratori e, negli anni a seguire, a dare una mano nelle questioni previdenziali o legate al raggiungimento della pensione.
Insomma, Enrico Mauri era una di quelle persone capaci di lasciare un segno. Lo ha detto a chiare lettere il parroco don Marco Crippa nella sua omelia, l'altro pomeriggio, faticando - a tratti - a contenere l'emozione data da un legame intriso di rispetto e di amicizia.
''I migliori se ne vanno: una persona ha commentato così la notizia della morte di Enrico. Per la verità tutti ce ne andiamo ed Enrico aveva da qualche tempo fatto i conti con questa dolorosa e insieme reale considerazione. Nella sua umiltà non avrebbe condiviso la prima parte di quel giudizio, quel essere giudicato uno dei migliori. Lo avrebbe credo respinto, ma avrebbe condiviso la seconda: che cioè era arrivato per lui il momento di andare; lo aveva intuito e si era preparato, per quanto umanamente possibile a questo. E preparandosi, forse ci ha anche preparato, o almeno aiutato a prepararci'' ha detto il sacerdote, che ha celebrato la funzione con il monticellese don Simone Riva, facendo appunto riferimento alla battaglia contro la malattia dell'amico, che ha caratterizzato l'ultimo tratto della sua intensa esistenza.

''La possibilità di non riuscire a guarire da questa malattia, era una cosa che pian piano ha messo nel conto e lo ha fatto nel migliore dei modi. In qualche chiacchierata, almeno con me, non l’aveva nascosta. Lo ha fatto senza far pesare a nessuno la fatica e il dolore e cercando di non essere di peso, sforzandosi di continuare la vita di sempre, compreso il lavoro. Lo ha fatto senza lamentarsi. L’ha fatto nella fede - ha aggiunto il sacerdote - chiedendo di ricevere il sacramento dell’Unzione dei malati, chiedendo di poter ricevere l’Eucarestia nelle domeniche in cui non aveva più le forza per venire in Chiesa. Decidendo anche quali con quali canti essere accompagnato oggi in questa eucarestia''.
Un ricordo carico di affetto quello che don Marco ha voluto condividere sabato pomeriggio davanti ad una chiesa gremita, cercando di delineare al meglio le doti che rendevano Enrico Mauri una persona speciale. ''In ogni situazione aveva il gusto di cercare il buono, in ogni solco gettare un seme e poi coltivarlo e poi raccoglierne i frutti e poi ancora condividerli. Uomo mite che per usare altre parole di qualcuno di più importante merita di essere chiamato da Dio beato. Per la semplicità che ha vissuto e testimoniato e trasmesso. Per quella fame e sete della giustizia in cui ha creduto. Per la mitezza con cui ti parlava, scriveva e raccontava storie, per quel desiderio di pace che lo animava. Io credo che ciascuno di voi abbia anche ricordi più ricchi, importanti di Enrico. Ciascuno se li tenga stretti. Tutti prima o poi vanno. Ci lasciano'' ha proseguito don Marco, esortando tutti a fare esercizio di memoria.

''Enrico ci ha lasciato: se ci fermiamo a queste parole, non possiamo che soffrire, ma se con pazienza cominciamo a fare l’elenco di cosa ci ha lasciato, allora si ritrova il senso della presenza che diventa certo anche nostalgia e malinconia, ma presto diventa dolce consolazione. Possiamo anche noi trovare una luce nella crepa che si è aperta con questo lutto'' ha concluso il sacerdote.
Una perdita significativa per l'intera comunità ma soprattutto per la sua famiglia – in particolare la moglie con i tre figli e i nipoti – che nelle scorse ore sulla pagina social di Cascina Rampina, hanno condiviso due belle immagini del loro congiunto, accompagnate da un messaggio efficace e reale, pur nella sua semplicità: ''Ciao Enrico, papà, nonno Rico, Ricu della Rampina. Hai saputo dare, tanto, essere un esempio. Grazie''.
G.C.