Cronache dal Lido/11: tra adrenalina e nostalgia, il gran finale dell'edizione 2025

La Mostra del Cinema di Venezia è finita, anzi a dire la verità ha chiuso i battenti una settimana fa eppure ho come la sensazione di essere ancora totalmente immersa in una bolla bellissima da cui non voglio uscire. Riprendere contatto con la realtà è davvero complicato, ci sono tante cose da fare, il lavoro che si fa più intenso e soprattutto le valigie da svuotare, la vera sfida degna di una trilogia fantasy.
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Selfie con il direttore Barbera e altri amici del Festival

I giorni del festival sono volati e sembra proprio che anno dopo anno il tempo subisca un’accelerazione che non siamo più in grado di controllare. E’ strano pensare alla mia prima volta al Lido nell’ormai lontano 2019, in quell’edizione ero talmente esausta che desideravo finisse il prima possibile e invece ora eccoci qua a fare i conti con la nostalgia. 
Vi avevo lasciato con una due giorni di tanti film e pochi incontri, ma cosa è successo nella giornata finale? No, non mi sono dimenticata di voi e sono pronta a partire con il racconto piuttosto sedetevi comodi per immergervi nell’ultima puntata di questa avventura diventata ormai surreale. 
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La mia ultima giornata di Festival è iniziata con la visione del film di chiusura che era anche una delle pellicole che maggiormente attendevo durante la manifestazione. ''Chien 51'' è l’ultima fatica del regista Cedric Jimenez (che ha diretto delle piccole chicche come ''French Connection'' e ''November'') che ha deciso di portare in scena l’omonimo romanzo di Laurent Gaudè e che rappresenta un grande successo in Francia.
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Il regista Cedric Jimenez

L’ambientazione è quella di una Parigi distopica del 2045 dove esiste una divisione in zone secondo le classi sociali; Zem, il protagonista interpretato da Gilles Lellouche è chiamato ad indagare sull’assassinio dell’inventore dell’intelligenza artificiale che controlla la società. Da grande amante della fantascienza sono stata subito conquistata dal film che mi ha dato una bella dose di adrenalina in vista dell’ultima difficile giornata; la costruzione è ottima così come i molti colpi di scena disseminati da tutto il film.
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Gilles Lellouche

La cosa che mi ha maggiormente colpito è pensare che si tratta di un film francese con budget e tecniche molto distanti dai colossi americani, ma nonostante ciò fa una più che ottima figura; forse avrebbe potuto approfondire maggiormente certi aspetti, ma la narrazione era talmente densa che sarebbe stato molto difficile. Ora mi è venuto il pallino di leggere il libro per fare il confronto: il regista mi ha detto che è completamente diverso dal suo lavoro e quindi non rimane altro che vedere. 
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Toni Servillo

Come vi avevo già raccontato Festival è distribuito in diversi luoghi lungo viale Marconi al Lido, ma il cuore pulsante rimane senza dubbio il red carpet dove ogni sera sfilano tutte le star. Lo ammetto, quest’anno ve ne ho parlato davvero poco, anzi per nulla, ma nelle ultime due edizioni si è trasformato in una vera polveriera. Se un tempo era il luogo prediletto per appostarsi e godersi un po’ di spettacolo, ecco che dal 2024 con la presenza di Lady Gaga è diventato una specie di dormitorio per persone folli.
Sin dalla vigilia dell’apertura della Mostra del Cinema, ragazze e ragazzi, ma anche signore sulla cinquantina e oltre stazionano in maniera costante solo per curiosità, roba del tutto normale se non fosse che creano un vero e proprio accampamento in cui restare giorno e notte. Lo so che lo state pensando e vi do assolutamente ragione, non è assolutamente un comportamento da persone sane di mente, non per niente ne abbiamo preso totalmente le distanze.
Proprio sul nascere di questa nuova moda folle abbiamo deciso di non accamparci più, di goderci un Festival diverso e restare al red carpet solo quando si svuota di questi soggetti ovvero il giorno dell’apertura e di chiusura. Ritrovarci tutti insieme ad iniziare e terminare il festival è una tradizione sacra, una di quelle cose speciali che difendiamo a spada tratta e per nulla al mondo vogliamo farcela portare via. In particolar modo l’ultimo giorno c’è qualcosa di speciale, oltre alla giuria e al cast del film di chiusura non si conoscono gli ospiti, sono infatti tutti i premiati della serata che conosciamo lì sul momento, pronti ad applaudirli entusiasti a dissentire, un modo sacro per essere in prima fila ad un evento totalmente unico. E così alle 5 di mattina c’era già qualcuno del nostro gruppo a prendere i posti per goderci una delle visuali migliori. 
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Con Ginevra, Carlotta e Chiara prima dell'ultimo red carpet

Il bello dell’ultimo giorno è che inizia il toto dei premiati, c’è chi fa ipotesi, chi addirittura è certo delle proprie affermazioni, ma quest’anno è stato tutto più complicato. In palio ci sono il premio opera prima, il premio Mastroianni (dedicato all’attore o attrice esordienti), leone d’argento alla miglior regia, le coppe Volpi come miglior attore e miglior attrice, premio Isella alla miglior sceneggiatura, premio speciale della giuria, il gran premio della giuria e logicamente il premio più ambito, il Leone d’oro. Nonostante le discussioni della giuria si fossero chiuse la sera prima, noi alle 2 del pomeriggio non sapevamo assolutamente nulla e questa incertezza ci mandava in paranoia. In giro circolavano voci discordanti come una presunta Coppa Volpi a Benjamin Voisin che ancora si aggirava per il Lido, alcuni spiritosi sapendo la mia passione per Sorrentino mi ripetevano in continuazione che fosse appena ritornato, ma logicamente erano tutte grandi invenzioni.
Verso le quattro è iniziato a rimbalzare più forte un premio a ''The Voice of Hind Rajab'', il film palestinese acclamato dalla critica, ormai l’unica certezza che avevamo, intanto arrivano notizie di avvistamenti come se fossero dei veri e propri fantasmi. Io avevo solo due speranze, vedere almeno un premio a ''Frankenstein'' o a ''The Testament of Ann Lee'', come me tutti i miei amici ci credevamo veramente, ma piccolo spoiler, avevamo sbagliato in pieno. 
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Con il direttore Barbera

Alle 17.30 finalmente si sono accese le luci, il carpet ha iniziato a prendere vita e così una dopo l’altra sono sfilate le giurie in attesa del gran finale. Se negli anni scorsi incontrare i giurati durante le proiezioni stampa era una normalità quest’anno erano praticamente introvabili, come delle creature misteriose che se ne stavano tra le mura dell’Hotel Excelsior, così ne abbiamo approfittato nella grande serata di chiusura. Finalmente sono così riuscita a fermare Ramell Ross, regista del piccolo gioiello “Nickel Boys” (film forse mai nemmeno uscito nelle sale italiane, ma che io avev recuperato alla Festa del Cinema di Roma) e tra i giurati della selezione ufficiale Mohammad Rasoulof, Cristian Mungiu, il presidente Alexander Payne e la divina Fernanda Torres che l’anno scorso ci aveva incantato con la sua performance in ''I’m still here''.
Ecco poi il turno dell’attesissimo (o almeno per me) cast di ''Chien 51'' con Adele Exarchopoulos, Louis Garrel e soprattutto Gilles Lellouche, uno dei miei attori francesi preferiti che avevo già incontrato nel pomeriggio e, vista la sua estrema disponibilità, non potevo non approfittarne. 
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Con Ramel Ross

Vi risparmio il momento in cui appaiono i premiati e in cui noi ci fingiamo euforici quando in realtà non ce ne importa un tubo, ma saltiamo direttamente alle proclamazioni dei vari vincitori che quest’anno sono stati totalmente discutibili. Partiamo con il premio Mastroianni il riconoscimento consegnato al giovane emergente che alla fine è stato il minore dei mali, a trionfare è stata Luna Wedler un’attrice anche molto brava ma che faceva parte di ''Silent Friend'' un film che sto facendo fatica a dimenticare, a mio parere uno dei peggiori della Mostra.
Per il premio miglior attrice al posto di premiare la bravura di Emma Stone in ''Bugonia'' o di Amanda Seyfried in ''The Testament of Ann Lee'', la giuria ha deciso di affidarsi alla quota asiatica e approdare su Xin Zhilei protagonista di ''The Sun Rises On Us All'' un film che già mi ispirava poco e che ha accompagnato il sonno in sala di tutti coloro che si sono avventurati nella visione. Fortunatamente è andata meglio tra gli uomini dove Toni Servillo finalmente si è portato a casa un riconoscimento, uno dei pochi premi di cui sono veramente contenta, non solo perché è un attore che amo ma è il protagonista de ''La grazia'', il mio film preferito di Venezia.
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Al red carpet davanti all'assistente del Festival, Angela Savoldi

Come miglior sceneggiatura tendiamo un velo pietoso, perché Valerie Donzelli con il suo ''A pied d’ouvre'' secondo me si meritava tutto tranne che un premio, ma anche qui, come successo con la quota asiatica, il membro francese della giuria ha fatto sentire la sua voce; a farci tornare il sorriso ci ha però pensato Benny Safdie che si è aggiudicato il Leone d’argento come miglior regia. Dobbiamo dirlo, sicuramente c’era qualcuno che se lo sarebbe meritato più di lui, ma il suo ''The smashing machine'' è un film bello e appassionato, tecnicamente coerente e soprattutto lui è molto simpatico. I due premi della giuria sono andati a ''The Voice of Hind Rajab'' e a ''Sotto le Nuvole'' di Gianfranco Rosi, premio per la quota Rai del festival ad un film carino, ma sicuramente per me dimenticabile. 
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Benny Safdie

Alla fine divisi tutti i vari premi tra distributori italiani e nazioni varie credo che all’interno della giuria sia venuto fuori un bel casino visto che il Leone d’Oro se lo è aggiudicato forse il film più improbabile tra tutti: ''Father Mother Sister Brother'' di Jim Jarmusch. Scelta giusta? Sbagliata? Chi l’ha visto dice che decisione peggiore non poteva esserci, mentre io lascio scheda bianca perché anche quest’anno il vincitore non l’ho visto. Ormai è una specie di maledizione, ma per un motivo o per l’altro il film Leone d’Oro è uno dei pochi del concorso che non riesco a vedere, se l’anno scorso era stata colpa di una prenotazione che era saltata, quest’anno è stata colpa della stanchezza.
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Jim Jarmusch con il Leone d'Oro

Faccio un enorme mia culpa, ma quel giorno non mi reggevo letteralmente in piedi e tra il dormire in sala e il letto dell’appartamento ho preferito la seconda opzione. Chissà, forse così mi sono risparmiata la delusione. Di certo c’è che personalmente avrei inserito nel lotto di premiati altri film (clamoroso che non siano stati considerati ''Frankenstein'' e ''The Testament of Ann Lee'') e avrei dato il Leone d’Oro a ''No other choice'' sicuramente la pellicola più completa sia per l’elevata fattezza tecnica sia per il tema attualissimo. 
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Mentre vi scrivo questo ultimo racconto è passata oltre una settimana dalla fine della Mostra del Cinema e mi sembra strano pensare come abbia passato gli ultimi mesi ad attendere con ansia un evento che in un attimo è scivolato via. In queste pagine di diario di viaggio ho provato a portarmi con me all’interno di una delle manifestazioni cinematografiche più importanti al mondo, di svelarvi i segreti, qualche chicca nascosta, ma mi rendo conto che diventa sempre più difficile. Descrivervi a parole le emozioni provate in quei giorni, ma soprattutto il clima di vivere un evento di tale portata è praticamente impossibile.
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Fernanda Torres

Oltre al fascino delle star, l’ansia di vedere film nuovi, c’è la sensazione di trovarsi a casa, un ambiente magico dove poter condividere la propria passione. Mi fa strano pensare alla mia prima volta al festival quando praticamente da sola correvo da una parte all’altra alla ricerca di storie e di qualche attore; anno dopo anno non solo sono entrata nel meccanismo, ma ho trovato il mio posto. I giorni di Venezia sono un rituale magico che attendiamo per dodici mesi all’anno per ritrovarci, divertirci e vivere delle avventure speciali. Quelli che un tempo erano solo sconosciuti sono diventati amici, parte di una famiglia che non ha il proprio fondamento sui legami di sangue bensì sulla voglia di viaggiare con la fantasia.
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Oscar Isaac

L’esperienza del festival è magica proprio grazie a loro, a quelle persone speciali che mi fanno sentire me stessa, al sicuro, a casa, se ogni anno rinnovo il mio rituale è solo per merito loro. Sono tante le cose che mi porto nel cuore di questa edizione, c’è sicuramente la visione de ''La Grazia'' il mio film preferito di quest’anno, ma anche ''Frankenstein'' e ''L'isola di Andrea'', le due pellicole che mi hanno toccato il profondamente; mentre porto nel cuore i momenti folli con Oscar Isaac e soprattuto il mio incontro speciale con Paul Dano che mi emoziona ancora ricordare.
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L'emozionante incontro con Paul Dano

Ci sono film che mi hanno sorpreso, ma anche tante delusioni, i film lunghi da stare male e le lotte contro il sonno dirompente, le premiere con il cast e gli applausi a non finire, le luci che si spengono e le persone che si affrettano a prendere il posto migliore. Le sveglie all’alba, le corse per appostarsi alle transenne, il tempo ballerino, la pioggia e il sole cocente, i teli per tenere i posti per tutti e i pennarelli degli autografi che prontamente qualcuno ci vuole rubare, i pranzi veloci, le file al bagno e il telefono perennemente con la batteria scarica. I tanti incontri, le tante emozioni, ma soprattutto ci sono stati gli amici speciali che sono stati sempre al mio fianco, sono loro la cosa più bella che porterò sempre con me. 
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Con Alessia, Angela, Carlotta, Ginevra e Chiara, coinquiline e compagne d'avventura al Festival

Grazie ad Alessia, Angela, Carlotta, Ginevra e Jenny, le mie coinquiline speciali che hanno condiviso tutte le mie (spesso eccessive follie); c’è stato poco tempo per parlare di loro ma in tutte le avventure che ho vissuto ci sono sempre state. Grazie ad Alberto e ad Oscar, i miei speciali amici cinefili con cui discutere di film, appostarsi, pianificare; grazie a Chiara, Beatrice, Giulia, Marika, Martina, Marika, Irene, Rossano, Samuel, Matteo e a tutti coloro che con me hanno condiviso carpet, transenne speranze. Grazie agli amici che ho incrociato in questi giorni frenetici di Mostra, chi per un saluto veloce chi per una bella chiacchierata. Grazie a tutti gli sconosciuti che ho incontrato per caso, insieme abbiamo condiviso momenti speciali, abbiamo riso, scherzato ed è stato talmente folle che nemmeno ci siamo chiesti i rispettivi nomi perché Venezia è fatta così.
Il mio ringraziamento va soprattutto a voi lettori che per un altro anno mi avete accompagnata in questo folle viaggio e in qualche modo mi avete fatto sentire più reale quello che ho vissuto. Non so se ci sarà un’altra occasione, ma spero di ritornare a raccontarvi per un’altra volta questa avventura speciale.
Giorgia Monguzzi
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