Esondazioni e allagamenti: non diamo la colpa al cambiamento climatico. Bisogna intervenire
A Settembre 2025 (dopo gli eventi di Luglio ed Agosto 2025) a Bulciago, Cremella ed in generale nel lecchese (ma anche in provincia di Como) si è assistito al consueto allagamento di varie zone, dovute all’esondazione delle Bevere e del Rio Gambaione.
E’ bastata un ora scarsa di pioggia battente per ottenere di nuovo dei disastri!
Ma non diamo la colpa al Cambiamento Climatico (sicuramente in atto), piuttosto facciamo un esame di coscienza ed osserviamo come il nostro territorio è impermeabilizzato, con torrenti tombinati, deviati, artificializzati ed inquinati. L’acqua è un bene prezioso, ma in Italia viene trattata come una cosa dappoco e nociva ai soliti interessi speculativi sul territorio.
Evidenziamo la mancata manutenzione e la gestione sbagliata dei corsi d’acqua tombinati e di un territorio sempre più impermeabilizzato.
Settembre porta con sé l’ennesimo bollettino di allagamenti. Strade impraticabili, cantine invase dall’acqua, disagi per famiglie e attività. Fenomeni che non possono più essere definiti “eccezionali”: sono ormai la normalità.
I corsi d’acqua minori, nel corso degli anni, sono stati tombinati, incanalati o ridotti a condotte sotterranee.
Il territorio ha subito un processo di impermeabilizzazione massiccia: nuove urbanizzazioni, strade, piazzali e capannoni hanno sottratto spazio naturale all’assorbimento delle acque piovane.
In mancanza di aree di laminazione o di adeguata manutenzione, le piogge intense trasformano i quartieri in bacini temporanei, con gravi danni.
Non è più accettabile che gli enti competenti si limitino a rincorrere l’emergenza senza affrontare le cause strutturali. È mancata la manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua, e non si è mai voluto aprire un serio dibattito sulla necessità di riportare i torrenti alla luce e restituire al territorio la sua funzione naturale di drenaggio.
Elenchiamo alcune priorità:
-Ripristino e rinaturalizzazione di tratti di torrenti oggi tombinati.
-Creazione di aree di esondazione controllata e vasche di laminazione, dove tecnicamente possibile.
-Stop al consumo di suolo e maggiore attenzione all’invarianza idraulica nei nuovi progetti urbanistici.
-Piani di manutenzione programmata e verificabile dei corsi d’acqua.
Accanto alla denuncia tecnica, c’è la frustrazione di chi vive quotidianamente i disagi. «Ogni volta che piove con una certa intensità – raccontano alcuni residenti – temiamo di vedere l’acqua arrivare dentro casa. Non possiamo continuare a vivere così».
L’inerzia pubblica ha un costo altissimo: danni economici, disagi sociali, perdita di sicurezza. Per questo rilanciamo l'appello: Basta promesse, servono azioni concrete e immediatamente verificabili.
E’ bastata un ora scarsa di pioggia battente per ottenere di nuovo dei disastri!
Ma non diamo la colpa al Cambiamento Climatico (sicuramente in atto), piuttosto facciamo un esame di coscienza ed osserviamo come il nostro territorio è impermeabilizzato, con torrenti tombinati, deviati, artificializzati ed inquinati. L’acqua è un bene prezioso, ma in Italia viene trattata come una cosa dappoco e nociva ai soliti interessi speculativi sul territorio.
Evidenziamo la mancata manutenzione e la gestione sbagliata dei corsi d’acqua tombinati e di un territorio sempre più impermeabilizzato.
Settembre porta con sé l’ennesimo bollettino di allagamenti. Strade impraticabili, cantine invase dall’acqua, disagi per famiglie e attività. Fenomeni che non possono più essere definiti “eccezionali”: sono ormai la normalità.
I corsi d’acqua minori, nel corso degli anni, sono stati tombinati, incanalati o ridotti a condotte sotterranee.
Il territorio ha subito un processo di impermeabilizzazione massiccia: nuove urbanizzazioni, strade, piazzali e capannoni hanno sottratto spazio naturale all’assorbimento delle acque piovane.
In mancanza di aree di laminazione o di adeguata manutenzione, le piogge intense trasformano i quartieri in bacini temporanei, con gravi danni.
Non è più accettabile che gli enti competenti si limitino a rincorrere l’emergenza senza affrontare le cause strutturali. È mancata la manutenzione ordinaria dei corsi d’acqua, e non si è mai voluto aprire un serio dibattito sulla necessità di riportare i torrenti alla luce e restituire al territorio la sua funzione naturale di drenaggio.
Elenchiamo alcune priorità:
-Ripristino e rinaturalizzazione di tratti di torrenti oggi tombinati.
-Creazione di aree di esondazione controllata e vasche di laminazione, dove tecnicamente possibile.
-Stop al consumo di suolo e maggiore attenzione all’invarianza idraulica nei nuovi progetti urbanistici.
-Piani di manutenzione programmata e verificabile dei corsi d’acqua.
Accanto alla denuncia tecnica, c’è la frustrazione di chi vive quotidianamente i disagi. «Ogni volta che piove con una certa intensità – raccontano alcuni residenti – temiamo di vedere l’acqua arrivare dentro casa. Non possiamo continuare a vivere così».
L’inerzia pubblica ha un costo altissimo: danni economici, disagi sociali, perdita di sicurezza. Per questo rilanciamo l'appello: Basta promesse, servono azioni concrete e immediatamente verificabili.
Anna Nicolodi, presidente del Comitato Bevere