Oggiono: messa solenne per Sant'Eufemia presieduta da don Alessandro Vismara nel 50° di ordinazione

La festa patronale di Sant'Eufemia è entrata nel vivo martedì 16 settembre con la celebrazione - a Oggiono - della Santa Messa, presieduta da don Alessandro Vismara, sacerdote originario della città che quest'anno ricorda mezzo secolo di ordinazione. Un momento sentito e partecipato, che ha unito la comunità attorno alla figura della santa martire e ha assunto un significato ancora più profondo grazie al ricordo di alcuni importanti anniversari di vita ministeriale.
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Don Alessandro Vismara

L’assenza di alcuni sacerdoti, a causa di problemi di salute o impegni improrogabili, non ha impedito che il loro ministero venisse celebrato con affetto e gratitudine, alla presenza di molti religiosi nativi di Oggiono o in servizio nelle parrocchie del Decanato. Oltre al 45° anno di sacerdozio del prevosto don Maurizio Mottadelli e del 15° del vicario per la pastorale giovanile don Gabriele Lovati - che hanno concelebrato la funzione - sono stati ricordati anche il 10° di don William Abruzzese - oggi parroco in Valsassina - e il 70° di don Alessandro Longhi, oggionese d'origine ma da tempo in servizio a Besana.
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''Anche se non lo manifesto, provo una certa emozione a celebrare solennemente la Santa Messa in questa chiesa'' si è rivolto con commozione ai fedeli don Alessandro Vismara, nel corso dell’omelia. ''Fin da bambino, ho imparato a frequentare questo luogo di fede tutti i santi giorni, fino all’età di vent’anni quando sono entrato in seminario. Qui ho servito da chierico numerose volte e qui, per la prima volta, ho offerto il Santo Sacrificio dell’Eucaristia. Quindi, ringrazio il parroco per avermi invitato. Tra i tanti ricordi, vorrei solo menzionare i sacerdoti presenti nel periodo in cui ho vissuto qui: benché diversi nel carattere e nell’indole, erano uniti da una fede diamantina e capace di offrire un fulgido esempio anche per la mia vocazione. Molti di voi ricorderanno, don Carlo Gottifredi, don Silvio Beretta, don Angelo Porro e don Alessandro Longhi''.   

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Questi importanti punti di riferimento hanno costituito per la parrocchia una guida sicura non solo per il sacerdote stesso, ma anche per la comunità intera. Grazie al loro impegno, hanno scritto una pagina della storia della Chiesa dedicata a Sant’Eufemia, a cui don Alessandro dedica queste parole: ''Era una santa di grande fama nell’antichità, purtroppo oggi sconosciuta. Il suo culto è giunto nelle nostre regioni nella seconda metà del V secolo ed è stato diffuso da due personaggi divenuti vescovi importanti: San Senatore e Sant’Abbondio. Il suo culto ha accompagnato questa comunità per quindici secoli: questo mostra che la fede ha plasmato la vita della nostra popolazione, ha creato una tradizione, dato vita a una mentalità e fatto sorgere delle istituzioni che avevano un valore civile e caritatevoli. Noi ne siamo gli eredi''.
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Don Alessandro fra don Gabriele Lovati (a sinistra) e don Maurizio Mottadelli

Alla gratitudine di questo dono così significativo si affianca l’amara consapevolezza di una fede sempre più spenta. Don Vismara ha colto questa osservazione per porgere uno sguardo al mondo odierno e alla relazione tra spiritualità e impegno civile: ''senza la fede, dopo verrà il nulla perché non c’è nessun valore puramente umano che potrà sostituire la forza del credo in Gesù Cristo. La stessa che Sant'Eufemia ha testimoniato con il proprio sangue nel martirio. Oggi si tende a separare ciò che è civile da ciò che è religioso, pensiero contrario a una tradizione secolare. Tuttavia, affinché le nostre azioni quotidiane acquisiscano valore, devono ispirarsi alla devozione''.
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A rappresentare fedelmente questa riflessione è l’affresco di Sant’Eufemia, custodito all’interno del Battistero di San Giovanni Battista. Come ha ricordato anche il sacerdote, la raffigurazione dona uno spunto di riflessione ancora vivo nella vita di ogni fedele. ''Nel nostro antico e bellissimo battistero vi è l’immagine della santa che schiaccia il drago dell’eresia'' ha concluso don Alessandro. ''Questo grave peccato allontana la mente e il cuore dal Signore Gesù. Da questa opera d’arte si evince che non è sufficiente una spiritualità superficiale, bensì una fede autenticamente cattolica. Senza una fede corretta, non è possibile compiere opere giuste perché la carità viene dal proprio credo. Un’esistenza priva di misericordia può essere costellata di azioni grandi, ma queste non avranno alcun valore. Questi gesti si impreziosiscono con il tocco di Dio''.
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Colpiti dalla forza delle parole pronunciate da don Alessandro, i fedeli hanno seguito il corteo all’esterno della chiesa per la deposizione della corona di fiori al monumento dedicato alla santa. L’omaggio floreale, donato dall’amministrazione comunale e dalle autorità civili e militari, è stata posata sotto lo sguardo attento e curioso della comunità – a cui si sono uniti il sindaco Chiara Narciso e l’assessore alla cultura Giovanni Corti.
Un'occasione che ha unito fede, memoria e identità in un’unica, silenziosa preghiera collettiva.
V.I.
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