Molteno: la storia dei cognomi e dello stemma di Via Bonanomi

Molteno ha riscoperto le sue radici attraverso un viaggio appassionante tra archivi polverosi, catasti e stemmi. Si è svolta l’altra sera, giovedì 25 settembre, una serata ricca di storia, memoria e genealogia, dedicata alle famiglie storiche di Molteno. Un interessante evento che ha visto la partecipazione di tanti cittadini, appassionati o semplici curiosi, riuniti per ripercorrere secoli di storia locale attraverso i cognomi, i documenti antichi e le tracce lasciate dagli antenati.
Ad aprire la serata i saluti istituzionali del sindaco Giuseppe Chiarella che ha evidenziato l'importanza di occasioni come questa per riscoprire le radici del paese e rafforzare il senso di appartenenza alla comunità.
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Da sinistra Antonello Tosi, Carlo Preatoni, Laura Perego e Massimiliano Sana

A guidare l’incontro è stato il professor Carlo Preatoni, esperto genealogista e profondo conoscitore della storia delle famiglie lombarde, che ha guidato i presenti in un affascinante viaggio a ritroso nel tempo, fino alla fine del Cinquecento. Grazie al suo lavoro di ricerca è stato possibile ricostruire la presenza e l’evoluzione di numerosi cognomi legati al territorio moltenese. Nato nel 1969 a Bollate ma di origini garbagnatesi, Preatoni svolge la professione di insegnante, collaborando con varie scuole del territorio e curando principalmente la formazione professionale destinata agli adulti: da oltre venticinque anni si dedica alla ricerca genealogica e araldica, pubblicando libri e collaborando con i principali istituti italiani del settore.
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Attraverso l’analisi degli "stati delle anime" (i censimenti parrocchiali di tutti i nuclei familiari del paese, introdotti dopo il Concilio di Trento) del 1574, il professore ha evidenziato la presenza a Molteno di famiglie come la famiglia notabile dei Corbetta, ma anche Savioni, Frigerio, Molteni e Locatelli; vicino alla chiesa erano diffusi i cognomi Vergani, Brambilla, Riva, Mambretti, Farini, Bosisio, Rossini, Manzoni. A Brongio (dove, come oggi, non c’era coincidenza tra il paese civile di Garbagnate Monastero e la parrocchia) erano diffusi Fumagalli, Appiani, Corti, Isacchi, Ratti, Mauri, Longhi, Cavaci. Un altro documento interessante, il censimento fiscale per la tassa sul sale ritrovato a Milano e risalente al 1540 circa, riporta i nomi Bertoli, Molteno, Appiani, Curioni.
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Il saluto del sindaco Giuseppe Chiarella

Durante la dominazione spagnola, nel 1655, emergono i cosiddetti feudi camerali: territori venduti, insieme al titolo nobiliare, per esigenze finanziarie. Molteno non fu infeudata, ma compaiono molte famiglie, tra cui Rosino, Conti, Corbetta, Bressi, Visconti, Bosisio, Vismara, Sangiorgio, Redaelli, Ratti, Cesana, Locatelli, Sangalli, Valsecchi, Corti.
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Con l’arrivo degli austriaci, nel Settecento, si impone una nuova logica fiscale che porta alla redazione del catasto Teresiano (prende il nome dall’ideatrice, Maria Teresa D’Austria), che per Molteno risale al 1771.
''Prima esistevano gli estimi catastali, ma non è detto che i proprietari fossero residenti. Spesso erano persone provenienti da fuori città: spesso le famiglie notabili, si spostavano fuori dalle città per pagare meno tasse. Poi con gli austriaci, questo è cambiato perché loro hanno messo a posto il sistema fiscale degli spagnoli'' ha precisato Pratoni.
I nomi di riferimento a Molteno alla fine del Settecento sono: Valsecchi, Colombo, Crippa, Cavenaghi, Colzani, Visconti, Amati, Rigamonti, Valnegri, Conti, Castelnuovo, Negri, Frigerio, Annoni, Arrigoni, Corbetta, Longhi, Canali.
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Nel corso della serata, particolare attenzione è stata riservata alla casa affrescata di Via Bonanomi, sulla quale si trova uno stemma nobiliare parzialmente conservato. Ricostruendo la storia della proprietà dell’edificio dal Settecento al Novecento, il professor Preatoni ha tracciato un percorso che coinvolge diverse famiglie illustri. La contessa Rosa Carena, moglie di un Aliprandi: dalla loro unione nasceranno solo figlie femmine. La primogenita sposò un Annoni, ma morì a vent’anni e lui si risposò.
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Il professor Carlo Preatoni

Nel 1769, gli Aliprandi Carena vendettero tutte le loro proprietà (634 pertiche del valore di 3900 scudi), alla famiglia Bressi, nobili milanesi con molti interessi a Molteno. I Bressi tennero la proprietà della casa fino al 1813, lasciandola ai Frapolli, una famiglia proveniente dal Canton Ticino che si era arricchita. Anche questa famiglia ebbe solo prole femminile (la prima sposò un Venini, mentre l’ultimogenita Lucia fu l’amante preferita di Ugo Foscolo). I figli di Venini rilevarono tutte le proprietà delle sorelle e la proprietà, nel 1829, passò dai Frapolli ai Venini. Questi ultimi diedero la casa di Via Bonanomi ed altre proprietà a livello (una sorta di affitto con riscatto in uso all’epoca): un ramo della famiglia Riva, che non aveva origini nobili, riuscì in questo modo a rilevare la proprietà nel 1850. La casa venne venduta nel 1929 alla famiglia Redento Corti.
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Come spiegato dallo studioso, anche le famiglie non nobili che si arricchivano nel corso dell’Ottocento, come i Riva, talvolta adottavano uno stemma per affermare il proprio status. Tuttavia, secondo l’interpretazione del professor Preatoni, lo stemma di Via Bonanomi che presenta una corona comitale, rappresenta l’unione araldica tra le famiglie Annoni e Aliprandi. Entrambe erano famiglie comitali e i due stemmi simboleggiano il segno di alleanze matrimoniali.
La serata ha visto anche l’intervento di Antonello Tosi, presidente dell’Associazione Genealogica Lombarda, che ha spiegato l’attività del gruppo, nato nel 2007 per riunire appassionati e studiosi non professionisti. ''Fare genealogia – ha sottolineato – è un modo per scoprire se stessi, ripercorrendo generazione dopo generazione la storia personale della propria famiglia. Per le ricerche si parte dalle informazioni in famiglia e l’associazione aiuta chi è intenzionato a fare questo tipo di ricerca''.
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Laura Perego e Massimiliano Sana

Grazie a fonti come registri civili, archivi parrocchiali, portali online (come il portale degli antenati o FamilySearch), oggi è possibile ricostruire alberi genealogici con grande precisione. ''Ma la genealogia – ha aggiunto il collega Massimiliano Sana – non si limita ai nomi e alle date: è una vera e propria scienza dell’identità''.
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Lo stemma affrescato in Via Bonanomi

Un ulteriore contributo è arrivato da Laura Perego, psicologa e psicoterapeuta, che ha illustrato l’importanza della genealogia anche dal punto di vista della psicologia familiare. Schemi di comportamento, traumi non detti, conflitti intrafamiliari, dinamiche relazionali possono passare da una famiglia all’altra, attraversando le generazioni.
''Quando un evento doloroso viene taciuto, il vissuto emotivo correlato a quell’evento non sparisce ma può essere trasmesso alle generazioni successive anche senza parole. Capita che ci si ritrovi a vivere emozioni che non hanno un significato nel presente ma possono avere radici in quello che è accaduto prima di noi. Conoscere la genealogia può essere quindi un modo di conoscere noi stessi''.
Conoscere la propria storia familiare aiuta a comprendere e, talvolta, ad accettare che significa ''smettere di pensare in maniera rigida e smettere di dare valore a certi eventi''. La genealogia quindi ''approccia le storie famigliari in maniera meno netta, meno bianco e nero accettando le sfumature che ci rendono umani''.
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L’altra sera non si è trattato solo di elencare nomi incisi su vecchi registri o di stemmi scoloriti sui muri: si è trattato di storie, di legami, di radici che ancora oggi parlano. L'evento è stato infatti un’occasione preziosa per riflettere sul senso di appartenenza e per riscoprire le proprie radici: in un’epoca che corre sempre più veloce, fermarsi a guardare indietro non è nostalgia, ma un gesto di consapevolezza. Perché sapere da dove veniamo ci aiuta, spesso, a scegliere con più lucidità dove vogliamo andare.
Michela Mauri
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