Medio Oriente e rovesciamento delle parti

Il rovesciamento delle parti è purtroppo il tragico “gioco” che sempre più in modo ricorrente caratterizza il GCM ( Grande Circo Mediatico) e in particolare il nostro mondo politico nel ribaltare le responsabilità di ciò che accade.

Un termine che fa torcere le budella specie quando registra uno strumentale capovolgimento tra il bene e il male e tra il giusto e l'ingiusto.

Ora siamo all'assurdo che si cerca scientemente di far passare per speculatori politici e ancor peggio per irresponsabili chi è mosso da sincero amore per l'umanità contro la barbarie.

Cos'è, se non questo, il tentativo multiplo di screditare l'azione della Global Sumud Flotilla?

Uno Stato massacratore e genocida come quello dell'Israele di oggi (con la sua criminale leadership e purtroppo anche con la maggioranza dei propri cittadini, perlomeno secondo i sondaggi), ben oltre alle reazioni all'orribile strage del 7 Ottobre 2023 e facendosi beffe del Diritto Internazionale, ricatta l'intero consesso internazionale. Un consesso che invece di condannarlo effettivamente con sanzioni varie, a partire dall'embargo delle armi, cerca a più riprese di colpevolizzare coloro che in modi coraggiosi e “dal basso”(mai verificatisi prima in queste proporzioni) tentano di supplire al balbettio degli Stati contribuendo in modo esemplare a scuotere tutti da una rassegnata impotenza.

Al di là di ogni simpatia politica anche i più refrattari hanno ben compreso che, oltre alla ineludibile questione genocidaria a scapito di inermi ed innocenti esseri umani, soprattutto donne e bambini palestinesi, da fermare al più presto, occorre contrastare quello che di fatto è un vero e proprio attacco alla credibilità del Diritto Universale a cui sostituire il dominio della forza e della prepotenza.

Anche questo presunto quanto discutibile Piano di Pace concordato tra Trump e Netanyahu, se da una parte potrebbe rappresentare un contributo alla preservazione del primario valore della vita umana dall'altro non può e non deve costituire la consacrazione dell'esautorazione del diritto di un Popolo alla propria autodeterminazione garantendo l'impunità di chi si è macchiato di orribili crimini.

Chi pagherà gli effetti prodotti dagli scempi di qualsiasi tipo che abbiamo e stiamo ancora vedendo? Quale destino per la Cisgiordania? Quali le garanzie di effettivo abbandono di Gaza da parte dell'esercito Israeliano? Hamas giustamente pagherà ma Netanyahu e la sua cricca sarà premiato? E quale diritto ad avere un vero Stato Palestinese sarà sancito se Natanyahu l'ha esplicitamente negato?

Sono solo alcuni dei molti interrogativi che qualsiasi persona di buon senso e sinceramente amante della Giustizia non può non porsi. Interrogativi brucianti quanto ineludibili che non possono, a mio parere per le primarie ragioni umanitarie sopra esposte, portare ad un no al Piano di un pur inqualificabile bullo Usa. Interrogativi che devono necessariamente costituire elementi di “perfezionamento” dell'accordo, se non ci si vuole arrendere alla pura legge del più forte.

Ecco perché l'azione determinata e legittimissima della Flotilla, con la sua encomiabile azione non violenta, può ancora costituire una spina nel fianco di ipocrisie più o meno palesi nella direzione di un più giusto accordo che non sacrifichi al solo contingentato realismo le sorti di una questione tragicissima come quella palestinese che possiede anche un valore d'esemplarità per altre simili.

Senza caricarne all'eccesso il peso internazionale si potrebbe però ben dire che il compito e il valore della rappresentatività si sia capovolto: dove gli Stati sembrano arrendersi alle logiche dei rapporti di forza i loro cittadini richiamano tutti in ogni ambito partecipativo ad una maggior quanto effettiva coerenza rispetto ai valori proclamati.. Come non mi ritrovo pienamente in quel motto di natura nazionalistica che con quel “libera dal fiume al mare” è rivendicato da entrambi i fronti pur nella consapevolezza della diversità tra chi sta subendo da anni e chi sta facendo subire. Una convivenza dignitosa nel reciproco rispetto non può non continuare ad essere la miglior prospettiva.

E detto da chi come me non è mai stato per un nazionalismo ad oltranza si può ben affermare che il motivo di vero orgoglio è semmai costituito dal ruolo svolto dalla componente italiana della Flotilla come della Società Civile auto organizzata ben oltre le rigide appartenenze politiche.

Del resto quanto è riportato per iscritto sul video dove risuonano le ultime raccomandazioni della nostra nave militare d'appoggio alla Flotilla nel congedarsi da essa risulta, riferendosi al diritto marittimo internazionale violato da Israele, come beffardamente amaro: “L'Italia rispetta l'illegalità internazionale”.
Germano Bosisio
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