Casatenovo 'si illumina' nel ribadire il Sì allo Stato di Palestina. In tanti al corteo
Una fiaccolata per ribadire quattro SI', uno dei quali però, più importante di tutti: riconoscere lo Stato di Palestina. Oltre cinquecento persone, nella serata di venerdì 10 ottobre, hanno preso parte alla fiaccolata a sostegno di Gaza, snodatasi per le strade di Casatenovo e promossa dal collettivo Umanità alla Deriva, con il sostegno della Comunità Pastorale Maria Regina di Tutti i Santi e del Comune.

Uomini e donne di tutte le età, ma soprattutto tante famiglie con bambini, alle ore 20 si sono riunite dinnanzi alla chiesa di San Giorgio stringendo tra le mani una luce; pochi minuti più tardi è partito il corteo che si è diretto verso Via Leopardi, percorrendo poi Via Parini, Via Casati, Via Greppi e Via Castelbarco, sino all'ex sede del salumificio Vismara.
Da Piazza del Lavoro i partecipanti alla fiaccolata si sono diretti verso Via Mameli e Via Manzoni per giungere poi in Piazza della Repubblica per un momento conclusivo.

Dinnanzi al municipio si sono infatti alternati gli interventi dei promotori di una manifestazione che si è svolta – per un'incredibile coincidenza – in una giornata cruciale, quella durante la quale sono state gettate le basi per un accordo di pace tra Israele e Hamas. Un segnale di speranza che tuttavia, a detta del sindaco Filippo Galbiati, non è sufficiente.

Nel ringraziare innanzitutto Meri Sanvito e don Eusebio Stefanoni che si sono fatti promotori della serata in rappresentanza rispettivamente delle associazioni riunite in Umanità alla Deriva e della Comunità Pastorale, il primo cittadino ha auspicato ''che le armi si fermino davvero''. ''Abbiamo dei dubbi su questo accordo, soprattutto che sia davvero finalizzato alla pace, ma un primo risultato è stato raggiunto''.
Galbiati ha poi ricordato i passaggi compiuti – all'unanimità – dal consiglio comunale sul tema. Dall'approvazione della mozione ''Due popoli, due stati'', all'intitolazione – lo scorso anno – di una sala di Cascina Levada alla memoria di Vik Arrigoni, l'attivista bulciaghese che, in tempi lontani, si era speso per la difesa dei palestinesi, sacrificando con la vita la propria battaglia a tutela dei diritti umani della popolazione di Gaza.

E poi l'adesione alla campagna #Leccohafamedipace promossa dal Comune di Casatenovo e dal Comitato per la Pace e la Cooperazione fra i Popoli. Proprio ieri, è toccato agli amministratori casatesi il digiuno a staffetta, quale gesto di solidarietà nei confronti di chi, oltre al rumore assordante delle bombe e ad un contesto di orrore e distruzione, ha dovuto fare i conti con la scarsità di acqua e di cibo.

''Noi abbiamo ricordato i morti di Israele e della Palestina, condannando i fatti e ponendoci al fianco dei due popoli'' ha detto Galbiati, auspicando il superamento dei fanatismi. Sul finire del proprio intervento, l'amministratore ha dato lettura di un pensiero espresso nel lontano 1981 dal presidente della Repubblica, Sandro Pertini che – nel ribadire il sostegno agli ebrei per quanto avevano vissuto decenni prima – aveva evidenziato la necessità che anche i palestinesi potessero contare su un territorio proprio, riconosciuto a tutti gli effetti.

Un tema quest'ultimo, ripreso da Francesco Sironi, capogruppo di maggioranza, secondo il quale ci troviamo in un momento storico cruciale che necessita di una presa di coscienza forte rispetto all'esigenza di riconoscere lo Stato di Palestina. ''Senza questa consapevolezza, non potrà esserci la pace. Israele deve avere un interlocutore reale con il quale confrontarsi'' ha ribadito il consigliere, ricordando infine – nel giorno in cui è stato assegnato a Maria Corina Machado il Premio Nobel - tre figure che in passato si erano spese per il raggiungimento della Pace, ponendo il bene comune al di là di ogni contesa: Shimon Peres, Yitzhak Rabin e Yasser Arafat.

Il parroco don Massimo Santambrogio, nel prendere la parola, ha ammesso di aver vacillato – come uomo di fede – dinnanzi alle atrocità subite dal popolo palestinese e alla conta, lunga e inarrestabile, dei morti. ''Questa sera tutta questa gente è mossa dal desiderio di dire basta. Vogliamo la pace'' ha detto il sacerdote, ricordando che ''il futuro del mondo sta in chi si nutre di umanità'' e ricorrendo ad alcune parole di don Tonino Bello, il cui ministero fu caratterizzato da una costante attenzione agli ultimi.

A chiudere gli interventi, Meri Sanvito in rappresentanza del tavolo di lavoro ''Umanità alla Deriva'' che ha condiviso la lettera di Munira El Najar, insegnante palestinese di Gaza, indirizzata alle madri di tutto il mondo. ''Vi scrivo da un luogo che non assomiglia più alla vita, un luogo dove la maternità è intrecciata con la preghiera, dove l'amore cammina per mano con la pazienza e la paura è addolcita solo dalla speranza. Sono una madre, esattamente come voi. Sogno di vedere i miei figli crescere, di preparare loro un pasto senza prima contare le incursioni aeree. Di vestirli con abiti puliti, che non portino addosso l'odore del fumo, di permettere loro di dormire senza chiedere... quando finirà la guerra? o.....perché noi? A Gaza noi non viviamo. Noi aspettiamo. Aspettiamo il pane, aspettiamo l'acqua e un tenue segnale di sicurezza. Aspettiamo di contare i nostri figli ogni sera e tremiamo al pensiero che uno di loro potrebbe non esserci più all'alba. Madri del mondo, non chiediamo pietà ma testimonianza, non chiediamo silenzio ma una voce accanto alle nostre, così che i vostri figli, una volta cresciuti sapranno che anche noi avevamo dei figli. Che avevamo braccia e cuore e paure proprio proprio come voi. Fate che il mondo ricordi che a Gaza le madri ancora partoriscono sotto il fuoco, Che crescono i figli nelle tende e insegnano loro che l'amore sopravvive anche sotto la guerra. Dalla mia piccola tenda vi scrivo con la voce di ogni madre che ha sopportato, che ha vissuto un lutto e di ogni madre che ancora osa sognare: LA PACE''.

Uomini e donne di tutte le età, ma soprattutto tante famiglie con bambini, alle ore 20 si sono riunite dinnanzi alla chiesa di San Giorgio stringendo tra le mani una luce; pochi minuti più tardi è partito il corteo che si è diretto verso Via Leopardi, percorrendo poi Via Parini, Via Casati, Via Greppi e Via Castelbarco, sino all'ex sede del salumificio Vismara.
Da Piazza del Lavoro i partecipanti alla fiaccolata si sono diretti verso Via Mameli e Via Manzoni per giungere poi in Piazza della Repubblica per un momento conclusivo.

Dinnanzi al municipio si sono infatti alternati gli interventi dei promotori di una manifestazione che si è svolta – per un'incredibile coincidenza – in una giornata cruciale, quella durante la quale sono state gettate le basi per un accordo di pace tra Israele e Hamas. Un segnale di speranza che tuttavia, a detta del sindaco Filippo Galbiati, non è sufficiente.

Nel ringraziare innanzitutto Meri Sanvito e don Eusebio Stefanoni che si sono fatti promotori della serata in rappresentanza rispettivamente delle associazioni riunite in Umanità alla Deriva e della Comunità Pastorale, il primo cittadino ha auspicato ''che le armi si fermino davvero''. ''Abbiamo dei dubbi su questo accordo, soprattutto che sia davvero finalizzato alla pace, ma un primo risultato è stato raggiunto''.
Galbiati ha poi ricordato i passaggi compiuti – all'unanimità – dal consiglio comunale sul tema. Dall'approvazione della mozione ''Due popoli, due stati'', all'intitolazione – lo scorso anno – di una sala di Cascina Levada alla memoria di Vik Arrigoni, l'attivista bulciaghese che, in tempi lontani, si era speso per la difesa dei palestinesi, sacrificando con la vita la propria battaglia a tutela dei diritti umani della popolazione di Gaza.

E poi l'adesione alla campagna #Leccohafamedipace promossa dal Comune di Casatenovo e dal Comitato per la Pace e la Cooperazione fra i Popoli. Proprio ieri, è toccato agli amministratori casatesi il digiuno a staffetta, quale gesto di solidarietà nei confronti di chi, oltre al rumore assordante delle bombe e ad un contesto di orrore e distruzione, ha dovuto fare i conti con la scarsità di acqua e di cibo.

''Noi abbiamo ricordato i morti di Israele e della Palestina, condannando i fatti e ponendoci al fianco dei due popoli'' ha detto Galbiati, auspicando il superamento dei fanatismi. Sul finire del proprio intervento, l'amministratore ha dato lettura di un pensiero espresso nel lontano 1981 dal presidente della Repubblica, Sandro Pertini che – nel ribadire il sostegno agli ebrei per quanto avevano vissuto decenni prima – aveva evidenziato la necessità che anche i palestinesi potessero contare su un territorio proprio, riconosciuto a tutti gli effetti.

Un tema quest'ultimo, ripreso da Francesco Sironi, capogruppo di maggioranza, secondo il quale ci troviamo in un momento storico cruciale che necessita di una presa di coscienza forte rispetto all'esigenza di riconoscere lo Stato di Palestina. ''Senza questa consapevolezza, non potrà esserci la pace. Israele deve avere un interlocutore reale con il quale confrontarsi'' ha ribadito il consigliere, ricordando infine – nel giorno in cui è stato assegnato a Maria Corina Machado il Premio Nobel - tre figure che in passato si erano spese per il raggiungimento della Pace, ponendo il bene comune al di là di ogni contesa: Shimon Peres, Yitzhak Rabin e Yasser Arafat.

Il parroco don Massimo Santambrogio, nel prendere la parola, ha ammesso di aver vacillato – come uomo di fede – dinnanzi alle atrocità subite dal popolo palestinese e alla conta, lunga e inarrestabile, dei morti. ''Questa sera tutta questa gente è mossa dal desiderio di dire basta. Vogliamo la pace'' ha detto il sacerdote, ricordando che ''il futuro del mondo sta in chi si nutre di umanità'' e ricorrendo ad alcune parole di don Tonino Bello, il cui ministero fu caratterizzato da una costante attenzione agli ultimi.

A chiudere gli interventi, Meri Sanvito in rappresentanza del tavolo di lavoro ''Umanità alla Deriva'' che ha condiviso la lettera di Munira El Najar, insegnante palestinese di Gaza, indirizzata alle madri di tutto il mondo. ''Vi scrivo da un luogo che non assomiglia più alla vita, un luogo dove la maternità è intrecciata con la preghiera, dove l'amore cammina per mano con la pazienza e la paura è addolcita solo dalla speranza. Sono una madre, esattamente come voi. Sogno di vedere i miei figli crescere, di preparare loro un pasto senza prima contare le incursioni aeree. Di vestirli con abiti puliti, che non portino addosso l'odore del fumo, di permettere loro di dormire senza chiedere... quando finirà la guerra? o.....perché noi? A Gaza noi non viviamo. Noi aspettiamo. Aspettiamo il pane, aspettiamo l'acqua e un tenue segnale di sicurezza. Aspettiamo di contare i nostri figli ogni sera e tremiamo al pensiero che uno di loro potrebbe non esserci più all'alba. Madri del mondo, non chiediamo pietà ma testimonianza, non chiediamo silenzio ma una voce accanto alle nostre, così che i vostri figli, una volta cresciuti sapranno che anche noi avevamo dei figli. Che avevamo braccia e cuore e paure proprio proprio come voi. Fate che il mondo ricordi che a Gaza le madri ancora partoriscono sotto il fuoco, Che crescono i figli nelle tende e insegnano loro che l'amore sopravvive anche sotto la guerra. Dalla mia piccola tenda vi scrivo con la voce di ogni madre che ha sopportato, che ha vissuto un lutto e di ogni madre che ancora osa sognare: LA PACE''.
G.C.