Molteno: la salute non è cura ma prevenzione. L'intervento del professor Silvio Garattini
Una vera e propria rivoluzione culturale: è ciò di cui abbiamo bisogno se vogliamo garantire un futuro sano e sostenibile per la nostra società. È questo, in sintesi, il forte messaggio lasciato dal professor Silvio Garattini, ospite dell’incontro pubblico dal titolo “La ricerca è prevenzione. Quale futuro per la nostra salute?”, svoltosi presso la scuola dell’infanzia paritaria “La Chiocciola” di Molteno nella serata di giovedì 16 ottobre.
Il professor Silvio Garattini
Presidente e fondatore dell’istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” IRCCS, Garattini ha offerto una lucida analisi del sistema sanitario, evidenziando le criticità strutturali e culturali che frenano una reale promozione della salute, fondata a suo avviso sulla prevenzione.
Matteo Bonacina della Fondazione Mons. Ermanno Gerosa
L’evento è stato promosso dalla Fondazione Monsignor Ermanno Gerosa ETS, rappresentata da Matteo Bonacina, organizzatore dell’iniziativa che ha aperto la serata ricordando che ogni riflessione sulla salute deve partire dalla persona umana nella sua interezza, sottolineando come l’attuale sistema rischi di escludere i soggetti più fragili. A nome della Fondazione Gerosa, è intervenuto anche il presidente Mario Vismara che ha espresso emozione e gratitudine per la presenza di uno scienziato di fama internazionale.
Don Giandomenico Colombo
Sono poi intervenuti i rappresentanti degli enti patrocinanti: il sindaco Giuseppe Chiarella ha sottolineato l’importanza dell’incontro per una piccola comunità come Molteno: “Avere un protagonista della ricerca come Garattini è per noi motivo di grande orgoglio: lo ringrazio per il suo contributo alla scienza, al benessere quotidiano e al progresso della nostra società”. Il parroco don Giandomenico Colombo ha richiamato il valore dell’ascolto, mentre il dirigente scolastico Marco Magni ha ricordato come la scuola non possa prescindere dal tema salute, esperienza resa evidente dalla pandemia. Daniela Invernizzi, presidente di Agatha in cammino, ha ribadito l’impegno dell’associazione nella promozione della salute, del benessere e nel sostegno alla ricerca. Infine, il dottor Marcello Tirani di ATS Brianza ha rimarcato la centralità del legame tra ricerca e prevenzione, tema chiave della serata.
Il dirigente scolastico dell'IC Molteno Marco Magni
È stato poi il momento del professor Garattini, il quale ha illustrato con chiarezza e con un linguaggio comprensibile a tutti come il nostro sistema sia oggi orientato principalmente alla cura, a scapito della prevenzione, che invece rappresenta l’unico strumento realmente efficace per ridurre le malattie e contenere i costi. “La salute è un aspetto molto importante a cui dobbiamo dedicare il nostro interesse” ha detto parlando della lunga attesa di vita alla nascita (la media è 83,6 anni) presente nella popolazione italiana. Non va però altrettanto bene la durata di vita sana perché ci sono venti anni di cattiva qualità della vita a causa delle malattie, spesso in comorbilità. “Dobbiamo chiederci come mai abbiamo tanti anni di malattia che, per fortuna, nel nostro sistema riusciamo a curare grazie al sistema sanitario nazionale (SSN) senza il quale la nostra durata di vita sarebbe molto inferiore”.
Mario Vismara, presidente della fondazione Mons. Ermanno Gerosa
La situazione in cui ci troviamo, secondo il professore, dipende dal fatto che la medicina nell’ultimo secolo si è dedicata prevalentemente alle cure e, facendo questi progressi, si è creato un grande mercato della medicina che, in Italia, vale attorno ai 200 miliardi di euro ed è in aumento costante di 5-7% all’anno. Proprio qui si trova un primo contrasto: il mercato ha il monopolio dell’informazione, che non è indipendente, dato che “tutto quello che sappiamo deriva da chi vende”.
Daniela Invernizzi, presidente di Agatha in cammino ODV
Il mercato inoltre condiziona la politica e dunque la legislazione che stabilisce le tre caratteristiche perché un farmaco venga approvato e messo in commercio: qualità, efficacia e sicurezza. La qualità significa conoscere il principio attivo, la quantità e la composizione presente nel farmaco, mentre l’efficacia consiste in un beneficio, in qualcosa di utile per l’ammalato: “L’informazione ci vuole convincere che l’efficacia è data dal migliorare i parametri, però va considerato che abbassare il colesterolo non significa abbattere una malattia ma il fattore di rischio”. Secondo il professore non deve esserci un’efficacia surrogata ma terapeutica: il beneficio deve incrementare la qualità di vita o migliorando i sintomi della malattia oppure aumentando la durata di vita. In ultimo, c’è la sicurezza: “Come per tutte le sostanze, non esistono farmaci innocui. Tutti hanno dei rischi, che non si conoscono quando un farmaco viene approvato perché viene calcolata sulla base del beneficio e non del rischio”.
Marcello Tirani di ATS
Queste tre caratteristiche non includono un aspetto importante, ovvero il confronto tra farmaci: “Bisognerebbe cambiare la legislazione per cui andrebbe calcolato il valore terapeutico aggiunto, ovvero dimostrare com’è il nuovo farmaco rispetto a quelli già in commercio. Se emergesse che un farmaco è uguale a quello che già esiste verrebbe tolto e questo al mercato non piace. Come pubblico dobbiamo essere informati perché noi, come potenziali pazienti, vorremmo il farmaco migliore. Oggi nessuno sa, quando prescrive un farmaco antipertensivo, cosa sta somministrando perché c’è solo l’informazione dipendente”.

Garattini ha sostenuto che il mercato esagera i benefici dei farmaci senza dire quanto davvero siano efficaci né quanti pazienti devono essere trattati per ottenere un singolo beneficio. Tra gli esempi portati i farmaci per il colesterolo: per prevenire un infarto, vanno trattati 200 pazienti. “I 199 restanti assumono un farmaco inutilmente, con possibili effetti collaterali” ha rilevato. Con i farmaci per il diabete, in media, 125 pazienti devono assumere la terapia per 5 anni per prevenire una singola ospedalizzazione o, ancora, con i farmaci per l’osteoporosi servono 900 trattamenti per evitare una frattura. “Ecco come si alimenta un mercato in cui non si dice quale è la probabilità del beneficio” ha detto.

Un passaggio critico è stato quello sulla sperimentazione clinica: “I farmaci vengono testati principalmente su uomini tra i 20 e i 65 anni. Le donne, gli anziani e i bambini sono sottorappresentati negli studi, eppure anche a loro vengono prescritti gli stessi farmaci. Somministriamo farmaci a persone che non sono state nello studio”.

Il mercato, poi, “ci nasconde che la maggior parte delle malattie sono evitabili. In Italia abbiamo 4,5 milioni di persone con diabete di tipo 2, una malattia che dipende dalla sedentarietà, dall’alimentazione e dal peso corporeo. Se adottiamo altri comportamenti, si può evitare”. Secondo Garattini, la vera cura passa dalla prevenzione e da scelte consapevoli: “La medicina, rivolgendosi alle cure, ha dimenticato che il suo compito principale è quello di non avere malattie ovvero fare prevenzione. La prevenzione è l’unica che può controllare il mercato e qui c’è ancora molto lavoro: ad esempio abbiamo 12 milioni di fumatori (il fumo è un fattore di rischio per 27 malattie) e costoro non danneggiano solo se stessi ma anche il resto della popolazione. Lo stesso per l’alcol: gli studi dicono che il vino è cancerogeno, quindi la soglia dovrebbe essere zero”.

La prevenzione è quindi la rivoluzione culturale da attuare, secondo il professore. Questo significa praticare attività fisica dato che bastano 150-350 minuti a settimana per stimolare il cervello e proteggere la memoria: occorre poi curare l’alimentazione con una dieta sana secondo criteri di varietà, moderazione e riduzione delle calorie: “Uno dei fattori di longevità è mangiare poco. Se si mangia poco, il peso corporeo non bisogna controllarlo con i farmaci” ha precisato.

Anche il sonno è fondamentale per “ripulire” con maggiore velocità il cervello dalle scorie accumulate durante la giornata. Nel contesto di prevenzione e salute, risultano fondamentali le relazioni sociali, la coltivazione di hobby per mantenere vitalità e lucidità mentale ma anche l’istruzione.
A sinistra il sindaco Giuseppe Chiarella
L’invito del professor Garattini è chiaro: “Dobbiamo fare in modo che i nostri figli vadano il più possibile a scuola, facendoli studiare di più e più a lungo nel tempo. Siamo il paese che ha il 29% dei giovani al terzo livello di scuole liceali e professionali a fronte della media europea del 40% e abbiamo il minor numero di laureati. Una bassa scolarità significa bassi redditi: questo vuol dire povertà e maggiori malattie rispetto alle famiglie più abbienti”. Infine, il messaggio: “Abbiamo bisogno – ha proseguito Garattini - di una rivoluzione culturale portando la prevenzione nelle scuole. Basterebbe un’ora a settimana in classe a parlare di salute e, nel tempo, cambierebbe l’impostazione della società. Più salute significa aumentare la durata di vita sana, avere meno malattie, ricorrere meno ai farmaci e al SSN. Questo diventa anche una forma di solidarietà: con le nostre cattive abitudini di vita, impediamo al SSN di occuparsi di persone che ne hanno necessità”.

Tantissime le domande rivolte al professore al termine del suo intervento. La serata ha fornito un momento di presa di coscienza: la salute non va infatti intesa solo come assenza di malattia, ma come qualità della vita, cultura e responsabilità collettiva. Investire nella prevenzione equivale a investire in un futuro più equo e sano per tutti.
Presidente e fondatore dell’istituto di ricerche farmacologiche “Mario Negri” IRCCS, Garattini ha offerto una lucida analisi del sistema sanitario, evidenziando le criticità strutturali e culturali che frenano una reale promozione della salute, fondata a suo avviso sulla prevenzione.
L’evento è stato promosso dalla Fondazione Monsignor Ermanno Gerosa ETS, rappresentata da Matteo Bonacina, organizzatore dell’iniziativa che ha aperto la serata ricordando che ogni riflessione sulla salute deve partire dalla persona umana nella sua interezza, sottolineando come l’attuale sistema rischi di escludere i soggetti più fragili. A nome della Fondazione Gerosa, è intervenuto anche il presidente Mario Vismara che ha espresso emozione e gratitudine per la presenza di uno scienziato di fama internazionale.
Sono poi intervenuti i rappresentanti degli enti patrocinanti: il sindaco Giuseppe Chiarella ha sottolineato l’importanza dell’incontro per una piccola comunità come Molteno: “Avere un protagonista della ricerca come Garattini è per noi motivo di grande orgoglio: lo ringrazio per il suo contributo alla scienza, al benessere quotidiano e al progresso della nostra società”. Il parroco don Giandomenico Colombo ha richiamato il valore dell’ascolto, mentre il dirigente scolastico Marco Magni ha ricordato come la scuola non possa prescindere dal tema salute, esperienza resa evidente dalla pandemia. Daniela Invernizzi, presidente di Agatha in cammino, ha ribadito l’impegno dell’associazione nella promozione della salute, del benessere e nel sostegno alla ricerca. Infine, il dottor Marcello Tirani di ATS Brianza ha rimarcato la centralità del legame tra ricerca e prevenzione, tema chiave della serata.
È stato poi il momento del professor Garattini, il quale ha illustrato con chiarezza e con un linguaggio comprensibile a tutti come il nostro sistema sia oggi orientato principalmente alla cura, a scapito della prevenzione, che invece rappresenta l’unico strumento realmente efficace per ridurre le malattie e contenere i costi. “La salute è un aspetto molto importante a cui dobbiamo dedicare il nostro interesse” ha detto parlando della lunga attesa di vita alla nascita (la media è 83,6 anni) presente nella popolazione italiana. Non va però altrettanto bene la durata di vita sana perché ci sono venti anni di cattiva qualità della vita a causa delle malattie, spesso in comorbilità. “Dobbiamo chiederci come mai abbiamo tanti anni di malattia che, per fortuna, nel nostro sistema riusciamo a curare grazie al sistema sanitario nazionale (SSN) senza il quale la nostra durata di vita sarebbe molto inferiore”.
La situazione in cui ci troviamo, secondo il professore, dipende dal fatto che la medicina nell’ultimo secolo si è dedicata prevalentemente alle cure e, facendo questi progressi, si è creato un grande mercato della medicina che, in Italia, vale attorno ai 200 miliardi di euro ed è in aumento costante di 5-7% all’anno. Proprio qui si trova un primo contrasto: il mercato ha il monopolio dell’informazione, che non è indipendente, dato che “tutto quello che sappiamo deriva da chi vende”.
Il mercato inoltre condiziona la politica e dunque la legislazione che stabilisce le tre caratteristiche perché un farmaco venga approvato e messo in commercio: qualità, efficacia e sicurezza. La qualità significa conoscere il principio attivo, la quantità e la composizione presente nel farmaco, mentre l’efficacia consiste in un beneficio, in qualcosa di utile per l’ammalato: “L’informazione ci vuole convincere che l’efficacia è data dal migliorare i parametri, però va considerato che abbassare il colesterolo non significa abbattere una malattia ma il fattore di rischio”. Secondo il professore non deve esserci un’efficacia surrogata ma terapeutica: il beneficio deve incrementare la qualità di vita o migliorando i sintomi della malattia oppure aumentando la durata di vita. In ultimo, c’è la sicurezza: “Come per tutte le sostanze, non esistono farmaci innocui. Tutti hanno dei rischi, che non si conoscono quando un farmaco viene approvato perché viene calcolata sulla base del beneficio e non del rischio”.
Queste tre caratteristiche non includono un aspetto importante, ovvero il confronto tra farmaci: “Bisognerebbe cambiare la legislazione per cui andrebbe calcolato il valore terapeutico aggiunto, ovvero dimostrare com’è il nuovo farmaco rispetto a quelli già in commercio. Se emergesse che un farmaco è uguale a quello che già esiste verrebbe tolto e questo al mercato non piace. Come pubblico dobbiamo essere informati perché noi, come potenziali pazienti, vorremmo il farmaco migliore. Oggi nessuno sa, quando prescrive un farmaco antipertensivo, cosa sta somministrando perché c’è solo l’informazione dipendente”.
Garattini ha sostenuto che il mercato esagera i benefici dei farmaci senza dire quanto davvero siano efficaci né quanti pazienti devono essere trattati per ottenere un singolo beneficio. Tra gli esempi portati i farmaci per il colesterolo: per prevenire un infarto, vanno trattati 200 pazienti. “I 199 restanti assumono un farmaco inutilmente, con possibili effetti collaterali” ha rilevato. Con i farmaci per il diabete, in media, 125 pazienti devono assumere la terapia per 5 anni per prevenire una singola ospedalizzazione o, ancora, con i farmaci per l’osteoporosi servono 900 trattamenti per evitare una frattura. “Ecco come si alimenta un mercato in cui non si dice quale è la probabilità del beneficio” ha detto.
Un passaggio critico è stato quello sulla sperimentazione clinica: “I farmaci vengono testati principalmente su uomini tra i 20 e i 65 anni. Le donne, gli anziani e i bambini sono sottorappresentati negli studi, eppure anche a loro vengono prescritti gli stessi farmaci. Somministriamo farmaci a persone che non sono state nello studio”.
Il mercato, poi, “ci nasconde che la maggior parte delle malattie sono evitabili. In Italia abbiamo 4,5 milioni di persone con diabete di tipo 2, una malattia che dipende dalla sedentarietà, dall’alimentazione e dal peso corporeo. Se adottiamo altri comportamenti, si può evitare”. Secondo Garattini, la vera cura passa dalla prevenzione e da scelte consapevoli: “La medicina, rivolgendosi alle cure, ha dimenticato che il suo compito principale è quello di non avere malattie ovvero fare prevenzione. La prevenzione è l’unica che può controllare il mercato e qui c’è ancora molto lavoro: ad esempio abbiamo 12 milioni di fumatori (il fumo è un fattore di rischio per 27 malattie) e costoro non danneggiano solo se stessi ma anche il resto della popolazione. Lo stesso per l’alcol: gli studi dicono che il vino è cancerogeno, quindi la soglia dovrebbe essere zero”.
La prevenzione è quindi la rivoluzione culturale da attuare, secondo il professore. Questo significa praticare attività fisica dato che bastano 150-350 minuti a settimana per stimolare il cervello e proteggere la memoria: occorre poi curare l’alimentazione con una dieta sana secondo criteri di varietà, moderazione e riduzione delle calorie: “Uno dei fattori di longevità è mangiare poco. Se si mangia poco, il peso corporeo non bisogna controllarlo con i farmaci” ha precisato.
Anche il sonno è fondamentale per “ripulire” con maggiore velocità il cervello dalle scorie accumulate durante la giornata. Nel contesto di prevenzione e salute, risultano fondamentali le relazioni sociali, la coltivazione di hobby per mantenere vitalità e lucidità mentale ma anche l’istruzione.
L’invito del professor Garattini è chiaro: “Dobbiamo fare in modo che i nostri figli vadano il più possibile a scuola, facendoli studiare di più e più a lungo nel tempo. Siamo il paese che ha il 29% dei giovani al terzo livello di scuole liceali e professionali a fronte della media europea del 40% e abbiamo il minor numero di laureati. Una bassa scolarità significa bassi redditi: questo vuol dire povertà e maggiori malattie rispetto alle famiglie più abbienti”. Infine, il messaggio: “Abbiamo bisogno – ha proseguito Garattini - di una rivoluzione culturale portando la prevenzione nelle scuole. Basterebbe un’ora a settimana in classe a parlare di salute e, nel tempo, cambierebbe l’impostazione della società. Più salute significa aumentare la durata di vita sana, avere meno malattie, ricorrere meno ai farmaci e al SSN. Questo diventa anche una forma di solidarietà: con le nostre cattive abitudini di vita, impediamo al SSN di occuparsi di persone che ne hanno necessità”.
Tantissime le domande rivolte al professore al termine del suo intervento. La serata ha fornito un momento di presa di coscienza: la salute non va infatti intesa solo come assenza di malattia, ma come qualità della vita, cultura e responsabilità collettiva. Investire nella prevenzione equivale a investire in un futuro più equo e sano per tutti.
M.Mau.